LAMORICIÈRE, Leonide
Generale francese, nato a Nantes il 15 febbraio 1806, morto a Prouzel il 10 settembre 1865. Datosi alla carriera delle armi e inviato in Africa durante la spedizione d'Algeri (1830), partecipò a tutte le operazioni di guerra, giungendo nel 1837 al grado di colonnello, nel 1843 a quello di tenente generale. Nel 1854 fu governatore ad interim dell'Algeria. Diede sempre prove di grande valore, e a lui fu dovuta la cattura del temuto Abd el-Kader (1847). Intanto, già nel 1846 era stato eletto deputato; e, tornato in Francia, fu designato come ministro della Guerra in una combinazione parlamentare (Thiers-Molé-O. Barrot), che tentò inutilmente di salvare dalla rovina la monarchia orleanese. Il 24 febbraio 1848 partecipò alla rivolta contro Luigi Filippo. Durante il governo provvisorio rifiutò il ministero della Guerra e il comando militare di Parigi; ma poi, eletto rappresentante alla Costituente, e schieratosi col Cavaignac, accettò la prima di quelle due cariche, tenuta fino al 10 dicembre 1848. Fu contrario all'elezione del principe Luigi Napoleone a presidente della repubblica; pur tuttavia, fu eletto alla Legislativa, e accettò una missione diplomatica in Russia (luglio 1849). Avverso al colpo di stato del 2 dicembre, fu arrestato e internato a Ham, poi condotto alla frontiera. Nell'esilio del Belgio tenne sempre un contegno ostile all'impero, e anzi nel 1853 firmò col Mazzini e con lo Charras un proclama all'esercito eccitandolo alla ribellione. Gli fu concesso di tornare in patria nel 1857 e tre anni dopo, accettando l'invito del De Mérode, prefetto delle armi, assunse il comando dell'esercito pontificio. Riordinò l'esercito, nel quale militavano legittimisti francesi, irlandesi, svizzeri, ecc. e fece fortificare Ancona. Prese anche aspre misure contro i liberali e gli esuli per cause politiche. Il 18 settembre 1860 fu sconfitto a Castelfidardo dall'esercito italiano del Cialdini (v. castelfidardo). Ritiratosi su Ancona, sostenne per alcuni giorni l'assedio di terra e di mare e il 28 settembre si arrese, imbarcandosi il giorno dopo sul Cavour che lo recò a Genova (7 ottobre). Per la via di Marsiglia andò a Roma, ed ebbe buone accoglienze dal De Mérode e da Pio IX. Conservò il titolo di generale in capo dell'esercito pontificio, ma, ottenuto un congedo, si recò in Francia, dove strinse relazioni col partito legittimista e con quello clericale. Negli ultimi anni di vita si dedicò a opere di pietà.
Bibl.: E. Keller, Le général L., sa vie militaire, politique et religieuse, Parigi 1880 (assai partigiano, ma ricco di notizie).