ROSINO, Leonida
– Nacque a Treviso il 19 settembre 1915, secondogenito di tre fratelli, da Antonio, commerciante, e da Jone Dall’Armi, casalinga.
Trascorse gli anni giovanili a Treviso dove frequentò il liceo Antonio Canova, per poi trasferirsi a Padova dove completò gli studi liceali conseguendo la maturità classica al liceo Tito Livio. Fin da giovane rivelò il suo interesse per l’astronomia, dedicandosi alla lettura dei più noti testi di divulgazione e alla costruzione di un piccolo cannocchiale. Frequentò l’Università di Padova dove si laureò in fisica nel 1938, discutendo una tesi sulla natura delle atmosfere stellari con Giovanni Silva e Bruno Rossi.
Nel gennaio del 1939 venne assunto in qualità di assistente alla cattedra di astronomia dell’Università di Bologna tenuta da Francesco Zagar, andando a occupare il posto di Luigi Jacchia, allontanato a causa delle leggi razziali. Nel 1948 conseguì la libera docenza in astronomia. Di notevole rilievo per la sua formazione scientifica fu il lungo soggiorno effettuato nel 1949 presso l’osservatorio di Yerkes dell’Università di Chicago, che gli permise, tra l’altro, l’accesso al grande telescopio McDonald in Texas.
Restò a Bologna per quattordici anni, fino al 1953, quando fu ternato in un concorso a cattedra e andò a occupare quella di astronomia all’Università di Cagliari, dove insegnò per un anno. Successivamente tornò a Bologna e finalmente nel 1956 fu chiamato a Padova, dove rimase fino al suo collocamento a riposo, nel 1990. Già dal 1953 gli era stata affidata la direzione dell’osservatorio astrofisico di Asiago, molto ambito per il suo telescopio, il più potente d’Italia.
Fu durante il periodo bolognese che conobbe e sposò Rosalia Tampellini, che accanto a lui svolse un ruolo di grande rilievo, sensibile alle esigenze di un uomo completamente dedicato alla scienza. Il matrimonio non fu allietato da prole. Morì il 31 luglio 1997 a Padova, a causa di una complicazione seguita a un intervento chirurgico praticatogli il giorno precedente.
Rosino fu una delle figure più influenti dell’astronomia italiana della seconda metà del Novecento. A lui si deve, unitamente ai colleghi Livio Gratton e Gugliemo Righini, l’introduzione in Italia di quel nuovo ramo dell’astronomia che è l’astrofisica, cioè lo studio degli astri tramite le loro proprietà fisico-chimiche. Grazie a questi pionieri l’Italia occupa oggi una posizione di grande prestigio a livello internazionale in un settore di studi iniziati nella prima metà del secolo negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei.
La produzione scientifica di Rosino è molto vasta e ha dato luogo a più di 250 pubblicazioni apparse per la maggior parte in prestigiose riviste internazionali. I suoi principali interessi riguardarono lo studio degli ammassi globulari, delle stelle variabili, delle stelle novae e supernovae, che egli osservò con il telescopio di 60 cm di Loiano (Bologna) e con i due telescopi padovani di 122 cm e 182 cm.
Gli ammassi globulari sono oggetti celesti contenenti ciascuno più di centomila stelle localizzati negli aloni attorno alle galassie. Tra le stelle che li costituiscono ve ne sono alcune, quelle di tipo RR Lyrae, il cui splendore varia periodicamente e da queste variazioni è possibile dedurre la loro distanza da noi. Rosino fu in grado così di costruire un’importante mappa galattica.
La sua ultima pubblicazione sugli ammassi globulari è datata lo stesso anno della sua morte. Vale la pena di ricordare che proprio la sera prima di entrare in clinica dettò ai tecnici operanti ai telescopi di Asiago il suo programma di osservazione: era già in pensione da sette anni e aveva quasi ottantadue anni.
Altro argomento delle sue ricerche furono le stelle variabili cataclismiche, che sono stelle doppie molto vicine l’una all’altra, dove una stella di tipo solare trasferisce materia sulla superficie di una compagna collassata, che può essere una nana bianca o una stella di neutroni.
Negli anni padovani Rosino si dedicò allo studio sistematico delle novae, stelle che improvvisamente esplodono eiettando gas nello spazio interstellare. Ben 18 novae furono seguite quasi giorno per giorno dal 1960 al 1994 e fu così determinata la relazione che permette di dedurre la distanza delle novae dalla velocità di declino del loro splendore.
Uno dei campi in cui l’eredità scientifica di Rosino si prolunga nel tempo è quello della ricerca e dello studio delle supernovae. Per la ricerca di supernovae utilizzò i telescopi a largo campo di tipo Schmidt che egli volle istallati ad Asiago accanto al riflettore di 122 cm.
In oltre due decenni di utilizzo, negli anni Sessanta e Settanta, ne furono scoperte una trentina. Le stelle formavano poi l’oggetto di osservazione del telescopio più grande, che permetteva uno studio spettroscopico dettagliato. Questi lavori sono stati un punto di riferimento insostituibile nei successivi studi che utilizzavano le supernovae come indicatori di distanza cosmologici e che hanno portato a ipotizzare l’esistenza dell’energia oscura quale componente preponderante dell’universo.
Quelle fin qui descritte si potrebbero chiamare le ricerche personali di Rosino, ma è da sottolineare che egli diede anche notevole impulso all’attività scientifica dell’osservatorio di Padova e di quello di Asiago, rendendo possibile la formazione di un centro di ricerche astronomiche di eccellenza, non solo a livello europeo ma a livello mondiale. Nel giro di quindici anni, a partire dal 1958, Asiago si arricchì di tre nuovi strumenti: il telescopio Schmidt di 40-50 cm, un altro telescopio di questo tipo con ottiche di 65-90 cm e infine il grande riflettore intitolato a Copernico, con specchio di 182 cm. I telescopi vennero a mano a mano dotati delle più sofisticate attrezzature ausiliarie e dei più raffinati strumenti di riduzione e di calcolo, cosicché Asiago, nel volgere di qualche lustro, diventò il maggior centro italiano di astrofisica osservativa dove convergevano ricercatori da tutte le parti del mondo.
È da ricordare l’opera di Rosino per ottenere all’Università di Padova il corso di laurea in astronomia, che per la prima volta in Italia veniva istituito per decreto del presidente della Repubblica nel 1968.
L’attenzione di Rosino non fu rivolta solo allo sviluppo degli osservatori di Padova e di Asiago ma anche a quello dell’astronomia italiana. Fu uno dei più fervidi promotori dell’Osservatorio nazionale italiano con specchio di quattro di diametro, che a causa di lentezze burocratiche iniziò a funzionare sulle Isole Canarie alla fine del Novecento, dopo quarant’anni di gestazione.
Va ricordato infine il suo interesse per la storia dell’astronomia e in particolare per l’opera di Galileo. I suoi contributi furono raccolti in un volume, Spigolature galileiane pubblicato a Padova nel 1995, in occasione del suo ottantesimo compleanno.
Fu membro dell’Accademia nazionale dei Lincei, dell’Istituto veneto di scienze lettere ed arti, dell’Accademia patavina di scienze lettere ed arti, dell’Olimpica di Vicenza e dell’Ateneo di Treviso. Gli vennero conferite lauree honoris causa a Basilea (1970) e Innsbruck (1989); ottenne la medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte (1973) e il premio linceo del ministero della Pubblica Istruzione (1989).
Opere. Un elenco pressoché completo delle pubblicazioni scientifiche di Rosino si trova nel sito The SAO/NASA Astrophysics Data System (ADS), all’indirizzo: www.adsabs.harvard.edu/abstract_service.html (20 gennaio 2017). Alla sua produzione sono da aggiungere i seguenti volumi: Fisica delle stelle, Milano 1956; Lezioni di astronomia, Padova 1979; Le stelle variabili, Bologna 1979, Roma 1988; Gli astri, Torino 1985.
Fonti e Bibl.: F. Bertola, L. R. (19 September 1915 - 31 July 1997), in Atti della Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche matematiche e naturali. Suppl., s. 9, 1997, vol. 8, pp.127-134; M. Capaccioli, L. R., in Giornale di astronomia, 1997, vol. 23, n. 3, p. 2; L. Pigatto, L. R. astronomo: in occasione della dedica alla sua memoria della Stazione astronomica di Cima Ekar, 15 novembre 1997, Padova 1997; M. Capaccioli, In memory of L. R. (1915 - 31 July 1997), in Memorie della Società astronomica italiana, 1998, vol. 69, n. 1, pp. 11-14; F. Bertola, Obituary: L. R., 1915-1997, in Bulletin of the American astronomical society, 1999, vol. 31, n. 5, p. 1610.