LEONIDA di Alessandria
Poeta epigrammatico, la cui produzione fu per molto tempo confusa con quella dell'omonimo poeta di Taranto. A lui sono da attribuire una quarantina di epigrammi, i quali si contraddistinguono per un curioso artificio tecnico (di cui L. è considerato inventore o principale rappresentante) consistente in questo: che essi sono in generale, isopsefici, ossia risultano di due distici che hanno il medesimo numero di sillabe. Dagli epigrammi - conservati nell'Antologia Palatina - si deduce che L. fu in origine astrologo e visse in Roma ai tempi di Nerone e di Vespasiano. Celebrò Agrippina e Poppea; giustificò il matricidio di Nerone espresse il suo giubilo per la "salvezza" dell'imperatore.
Bibl.: E. Piccolomini, Di L. Alessandrino, in Rendiconti della R. Accad. dei Lincei, Serie V, 3, 1894, pp. 257-81; G. Setti, L. Alessandrino, in Rivista di filologia classica, 1894, pp. 321-47; C. Radinger, in Rheinisches Museum, LVIII (1903), p. 294 seguenti; J. Geffcken, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, coll. 2031-34.