PAOLONI, Leonello
– Nacque a Sassoferrato, in provincia di Ancona, il 21 novembre 1920 da Giuseppe e da Maria Chiavarini.
Il padre era un piccolo imprenditore e la famiglia era di tradizione socialista. Nel 1924 la famiglia si trasferì a Roma, e il giovane Leonello crebbe in un ambiente stimolante dal punto di vista culturale e tecnico.
Presa la maturità classica, nell’ottobre 1939, si iscrisse all’Università La Sapienza nel corso di laurea in chimica, ma poiché nell’agosto era morto il padre per un incidente di cantiere, egli, come figlio maggiore, si dovette impegnare in vari lavori per sostenere il tenore di vita della famiglia. Nel dicembre 1941 incontrò Giovanni Battista Marini Bettòlo, allora giovane assistente di chimica organica, e fra i due nacque un’intesa che nel tempo si trasformò in profonda amicizia.
Chiamato alle armi nell’agosto del 1942, seguì il corso di allievo ufficiale in artiglieria e fu assegnato a Roma, alla caserma della Cecchignola.
L’8 settembre 1943 era ufficiale di picchetto. Il giorno seguente, dopo tiri di artiglieria tedesca, tutti i suoi commilitoni fuggirono. Paoloni si nascose, assistette all’occupazione della caserma da parte dei nazisti e solo la notte del 10 riuscì a eludere la sorveglianza. Si ripresentò quindi al comando del proprio reggimento, ma alla fine di settembre, quando il reparto fu destinato a Firenze, decise di disertare. Successivamente, prese contatto con la Resistenza e, data la sua preparazione come chimico e ufficiale di artiglieria, fece parte del nucleo di artificieri dei Gruppi d’azione patriottica di Roma, comandato dal fisico Giulio Cortini.
Nel giugno del 1944, dopo la liberazione della capitale, Paoloni tornò alla vita civile, riprese gli studi e si laureò in chimica in dicembre, con una tesi assegnatagli da Marini Bettòlo. Nel 1945 sposò Gabriella Pietrosanti, da cui ebbe tre figli: Giuseppe (n. 1946), Paolo (n. 1948) e Giovanni (n. 1956), e da cui divorziò all’inizio degli anni Ottanta. Nel 1990 sposerà in seconde nozze Agata Scaduto.
Dopo la laurea, Paoloni fece lavori saltuari fino al gennaio 1950, quando fu assunto all’Istituto superiore di sanità (ISS). Affascinato dall’applicazione della meccanica quantistica alla chimica, prese contatto con l’italiano Giovanni Battista Bonino, con l’americano Robert S. Mulliken e con il giapponese Masao Kotani e si laureò in fisica nel 1953. L’Italia era allora ai margini delle ricerche in chimica teorica e Paoloni iniziò una serie di viaggi all’estero. Nel febbraio-aprile 1954 fu a Parigi, con Bernard e Alberte Pullman; dal giugno 1954 al marzo 1955, soggiornò a Londra collaborando con Michael James Steuart Dewar. A Parigi aveva incontrato l’americano Robert G. Parr con cui intesseva un fitto dialogo a distanza. Nacque così un progetto di ricerca tra i più importanti di quei tempi pionieristici (Coulomb repulsion integrals (pp/pp) and bonding power of an atom in a given valence state, in Nuovo Cimento, IV (1956), pp. 410-417). Parr lo invitò a lavorare con lui presso il Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh, dove giunse nel marzo 1957. Rimase negli Stati Uniti fino al maggio 1958. Sempre nel 1958 prese la libera docenza in chimica teorica (inclusa ad hoc da Bonino nell’elenco delle libere docenze). Nell’ottobre 1962 fondò con Giuseppe Del Re il Gruppo di chimica teorica del CNR.
Dato l’alto livello scientifico dell’attività svolta all’ISS, per molto tempo Paoloni non cercò di proseguire la carriera trasferendosi all’Università. Tuttavia, nel 1962 accettò l’incarico di insegnamento di chimica teorica all’Ateneo di Palermo. L’insegnamento rientrava nel progetto di rinnovamento degli studi scientifici palermitani perseguito da Alberto Monroy, biologo di fama internazionale, che nel 1961 aveva chiamato a ricoprire la cattedra di chimica fisica Filippo Accascina. Fu quest’ultimo a offrire il nuovo insegnamento a Paoloni, che iniziò le lezioni nel dicembre del 1962.
Nel 1964 avvenne un fatto violento e inaspettato, che incise profondamente sulla vita personale e scientifica di Paoloni. L’8 aprile Domenico Marotta, già Direttore dell’ISS, fu arrestato e tradotto in carcere (a 78 anni), accusato di violazioni delle norme della contabilità di Stato. Dopo una prima grave condanna, Marotta fu assolto in appello (luglio 1971), ma intanto Paoloni aveva deciso di lasciare l’ISS. Fu quindi ternato nel concorso per la cattedra di chimica teorica istituita nel 1967 a Palermo; nel gennaio 1968 prese servizio sulla cattedra di chimica quantistica dello stesso Ateneo, appositamente istituita, e in novembre passò sulla cattedra di chimica teorica, che tenne fino al collocamento a riposo nel novembre 1996.
Una feconda creatività teorica portò Paoloni a pubblicare articoli su un’ampia gamma di riviste, da quelle dedicate alla chimica organica (Journal of Heterocyclic Chemistry, Perkin Transactions, Tetrahedron, Organic Magnetic Resonance), a quelle di chimica fisica (Journal of Molecular Structure, Chemical Physics) e a quelle più ‘adatte’ per un chimico teorico (Theoretical Chemistry Accounts, Theoretica Chimica Acta). L’eccellenza dei suoi contributi in settori culturali diversi gli venne riconosciuta con il conferimento di due premi: il Premio Domenico Marotta (1986) dell’Accademia Nazionale delle Scienze per i contributi nel campo delle discipline coltivate all’ISS e nel 1994 l’Outstanding Paper Award, assegnatogli dall’American Chemical Society per la sua straordinaria cultura in storia della chimica. Paoloni era giunto alla storia della chimica a partire dai suoi interessi sui fondamenti e la didattica della disciplina, consolidati in una serie di contributi sull’European Journal of Science Education; nel 1981 era entrato come rappresentante del CNR nel Commettee on Teaching of Chemistry, un organo della International Union of Pure and Applied Chemistry. Consegnò i risultati di questo ambito di ricerca a un volume il cui titolo chiariva in quale ampio contesto l’autore collocasse la didattica disciplinare (Nuova didattica della chimica: un progetto culturale per la scuola secondaria, Bari 1982 e rist. 1985; seconda rist. Roma 2005).
L’impostazione data a queste ricerche lo aveva portato a interessarsi degli aspetti storici della chimica, ma due fattori ‘esterni’ sostennero nel tempo la scelta di un lavoro storiografico approfondito. Il primo fattore fu l’appoggio degli ambienti culturali palermitani, un sostegno a lungo animato da Pietro Nastasi e segnato da due eventi di carattere internazionale. Nel 1986 l’Istituto Gramsci Siciliano organizzò a Palermo un importante convegno internazionale su Evoluzione della dottrina chimica dal secolo XIX ad oggi. Al convegno, oltre a fisici e chimici italiani, partecipò il gruppo di punta degli scienziati impegnati sui fondamenti della fisica e della chimica quantistica: lo stesso Paoloni, Del Re, Guy Woolley, Christian Klixbüll Jørgensen, Hans Primas, André Julg, Stephen J. Weininger. Nel 2006, quasi a chiusura di un lungo ciclo di attività internazionale, si tenne ancora a Palermo un incontro a cui, oltre a Paoloni, parteciparono Alan J. Rocke della statunitense Case Western Reserve University e Luigi Cerruti, dell’Università di Torino, due storici che avevano partecipato anche al Convegno del 1986. Il secondo fattore che sostenne Paoloni nella sua dedizione agli studi storici fu la nascita del Gruppo nazionale di fondamenti e storia della chimica, un’associazione fondata a Roma il 12 maggio 1986 da un piccolo gruppo di cultori, fra cui lo stesso Paoloni e Marini Bettòlo, che divenne il primo presidente del Gruppo. Paoloni lo fu a sua volta nel triennio 1995-97.
Le opere di carattere storico di Paoloni costituiscono un vero monumento alle vicende della chimica italiana nella seconda metà dell’Ottocento. In particolare, egli pubblicò con cadenza annuale tre volumi dal titolo Lettere a Stanislao Cannizzaro, scritti e carteggi (1992, 1993, 1994) e nel 1995 un quarto volume, ancora dedicato a Cannizzaro, dal titolo Scritti di storia politica e chimica: corrispondenza varia. Fu un’impresa straordinaria per più ragioni: era avviata nell’ambito di una cultura chimica italiana impermeabile alla storia della scienza, il carteggio era disperso in un gran numero di sedi, italiane e straniere, e, infine, il curatore era intenzionato a non lasciare un solo documento senza un’adeguata collocazione in un preciso contesto storico. La difficoltà di trovare un editore per una simile copia di documenti fu superata dalla facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali dell’Università di Palermo, che fece stampare i quattro volumi. L’ultima importante fatica storiografica di Paoloni fu dedicata alla storia di quell’Ateneo. L’opera (Storia politica dell’Università di Palermo dal 1860 al 1943, Palermo 2005) fu subito salutata come fondamentale nella storia istituzionale delle Università italiane. Paoloni mantenne sempre una rete di rapporti internazionali. La sua ammirazione per il modo di operare meritocratico delle istituzioni culturali americane è testimoniata dalle costanti donazioni che, a partire dagli anni 1980, fece annualmente alla statunitense History of Science Society.
Morì a Palermo il 25 gennaio 2011, dopo una breve malattia.
Fonti e Bibl.: Nel 2001, P. donò all’Archivio Centrale dello Stato 42 scatole di documenti, inventariate come Carte relative all’attività scientifica e didattica nel campo della chimica, 1960-2000 (la notizia in Rassegna degli Archivi di Stato, LXIII (2003), 1, p. 352). La documentazione da lui raccolta per i lavori di carattere storiografico è ora custodita presso la Biblioteca storica del Dipartimento di fisica e chimica dell’Università di Palermo. P. ha lasciato due scritti autobiografici: I metodi della meccanica quantistica nello studio della chimica: una parte della vicenda italiana, in Atti del IX Convegno nazionale di Storia e fondamenti della chimica, a cura di P. Mirone, Roma 2001, pp. 15-48; Ricordi sugli eventi del marzo 1944. Dopo la lettura del libro di Alessandro Portelli, dattiloscritto conservato dal figlio Giovanni. Quest’ultimo scritto è citato in: A. Portelli, L’ordine è già stato eseguito: Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Roma 1999, p. 442. Un cenno autobiografico e una testimonianza dell’amicizia di P. con D. Marotta è in: L.P., Introduzione, in S. Cannizzaro, Sunto di un corso di filosofia chimica, a cura di L. Cerruti, Palermo 1991, pp. 11-17. Due opere sono state dedicate alla sua memoria: C.E. Wulfman, Dynamical Symmetry, Singapore 2011; Stanislao Cannizzaro Scienziato e politico all’alba dell’unità d’Italia. Raccolta di memorie nel centenario della morte, a cura di A.M. Maggio, R. Zingales, Roma 2011. Lo ricordano: A. Ballio, M. Cignitti, G. La Manna, R. Zingales in Rendiconti della Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL. Memorie di Scienze Fisiche e Naturali, s. 5, XXXVI (2012), parte II, t. I, pp. 51-66; P. Nastasi, Un ricordo di L. P., chimico e storico della chimica, URL: http://matematica. unibocconi.it/articoli/un-ricordo-di-leonello-paoloni-chimico-e-storico-della-chimica. È disponibile un notevole scritto biografico (con fotografia) in R. Zingales, In memoria di L. P., http://portale.unipa.it/facolta/ sc.mat.fis.natur./.content/documenti_attachments_paginememoria/memoria-Paoloni.pdf.