Leone VIII
VIII Papa (che è più esatto includere tra gli antipapi), imposto al clero romano dall'imperatore Ottone I con un atto che viene additato da D. quale ‛ usurpatio iuris ' equivalente e da contrapporre a quella esercitata dal papa che imponendo la propria autorità al potere temporale operò la " traslatio imperii a Graecis in Francos " (v. ADRIANO I). Del travagliato pontificato di L., D. prende in considerazione non tanto la nomina illegittima quanto il successivo insediamento con la violenza: Octo imperator Leonem papam restituit et Benedictum deposuit (Mn III X 20). Per D. quindi usurpatio è senz'altro quella compiuta da Ottone col deporre e sostituire un papa indegno, ma è soprattutto l'aver violato la libertà della Chiesa che si era manifestata nel rifiuto opposto dal clero e dal popolo romano nei confronti del papa imperiale.
La vicenda di L. s'inquadra nella politica di restaurazione dell'autorità imperiale perseguita da Ottone I il quale, accordatosi in un primo momento col papa Giovanni XII e ottenuta l'incoronazione, accortosi che il pontefice non sarebbe stato un facile strumento delle sue mire politiche, e prendendo a motivo l'indegnità della sua condotta, lo fece deporre da un sinodo che elesse, su ispirazione dello stesso Ottone, il protoscriniario L., laico, cui furono rapidamente conferiti gli ordini sacri (6 dicembre 963). La reazione romana non si fece attendere: una sollevazione scoppiò infatti nel gennaio successivo contro l'imperatore e il suo papa, ma fu rapidamente domata e proprio l'intervento di L. ottenne al popolo l'amnistia da parte dell'imperatore. Appena però Ottone partì da Roma, Giovanni rientrò in città costringendo il rivale a rifugiarsi presso l'imperatore a Camerino; fu convocato quindi un concilio in cui fu dichiarata nulla l'elezione di L. e fu fatta vendetta sui suoi sostenitori. Alla morte di Giovanni (14 maggio 964) il clero romano, non curandosi affatto dell'esistenza di un papa già eletto, procedette a una nuova elezione nella persona di Benedetto V, onde la violenta reazione dell'imperatore che, stretta d'assedio Roma, non depose le armi fin quando la città non capitolò per fame; imprigionò quindi Benedetto e pose stabilmente sul trono L. la cui legittimità era stata confermata da un nuovo concilio che contemporaneamente depose Benedetto V (è questa l'usurpatio additata da Dante). Il pontificato di L. proseguì fino alla primavera successiva, allorché il papa venne a morte (965). Per le molte irregolarità della sua elezione L. non è annoverato nell'elenco ufficiale dei pontefici; il ‛ privilegium maius ' da lui conferito all'imperatore è stato riconosciuto come un falso del tempo di Enrico IV.
Bibl. - Oltre le opere citate alla voce BENEDETTO V, si veda: P. Brezzi, Roma e l'Impero medioevale, Rocca S. Casciano 1947, 129-145.