DALLE CARCERI, Leone
Nato a Verona alla fine del sec. XII, appartenne a una famiglia della nobiltà cittadina, legata alle istituzioni comunali, poiché nel 1173 il consanguineo Giberto ricoprì la carica di podestà del Comune. La sua casata aveva ottenuto durante la IV crociata il possesso di gran parte dell'isola greca di Eubea (Negroponte) confermato in seguito nel 1210 e mantenuto sino alla conquista dei Turchi nel 1490.
La posizione politica del gruppo familiare aderiva alle idee e alle iniziative del conte Rizzardo di Sambonifacio; nel 1217 Rotondello Dalle Carceri, parente del D., era considerato tra i maggiori esponenti del partito del conte. Lo stesso D. ricoprì la carica di podestà di Mantova nel 1222, in un momento in cui la città si era avvicinata alle posizioni politiche del Sambonifacio. La sua podesteria durò sino al 25 dicembre, giorno d'inizio del nuovo anno. L'alleanza politica tra la famiglia del D. e quella di Rizzardo si interruppe clamorosamente tre anni dopo, il 24 dic. 1225, al momento in cui i Veronesi avrebbero dovuto eleggere il nuovo podestà per il 1226. Il conte impose il milanese Guifredo da Pirovano, ma la scelta non fu condivisa da un gruppo di suoi sostenitori, detti Quattuorviginti, che facevano capo al Dalle Carceri. Costoro aderirono apertamente al partito dei Monticoli, pure presente in città e da anni tradizionalmente avverso alle posizioni del conte; i Monticoli avevano, infatti, legami con Ezzelino da Romano e con la sua famiglia.
La scissione in seno al gruppo dominante a Verona si manifestò in modo violento alcuni giorni dopo, il 29 dicembre, quando i Monticoli e i Quattuorviginti scesero in piazza armati contro Rizzardo e contro il nuovo podestà. Gli scontri si conclusero con la vittoria del D., che guidava la nuova coalizione contro gli uomini del Sambonifacio; i Monticoli e i Quattuorviginti s'impadronirono del potere e cacciarono il conte da Verona. Lo stesso podestà, Guifredo da Pirovano, fu preso prigioniero e rinchiuso nelle case di Guglielmo degli Zerli. Il D. fu immediatamente proclamato capitaneus del partito, in attesa che fossero raggiunti accordi tra i due gruppi per la spartizione delle cariche e del potere. Comunque a partire dal febbraio 1226 egli risulta podestà di Verona, carica che mantenne sino al 3 giugno del medesimo anno.
L'alleanza tra Monticoli e Quattuorviginti, realizzatasi per ragioni di politica interna, cioè per limitare l'eccessivo potere del conte Rizzardo, fu, però, ben presto incrinata dai problemi connessi con avvenimenti esterni. Il nuovo imperatore Federico II aveva convocato una Dieta a Cremona e la decisione provocò la ricostituzione di una lega antifedericiana tra le città di Mantova e di Vicenza le quali estesero l'invito alla partecipazione anche alla vicina Verona. La coalizione al governo si divise subito proprio sul problema dei rapporti da tenere con la lega e con l'imperatore. I Monticoli erano favorevoli alle proposte delle due città, mentre il D. ed i Quattuorviginti erano inclini ad aderire a Federico II. Le discussioni si prolungarono per settimane e solo l'11 apr. 1226 il Comune di Verona aderì ufficialmente alla lega; la vittoria della tesi dei Monticoli allargò la scissione nel gruppo 41 governo. Intanto il conte Rizzardo agiva per trovare un nuovo accordo con i Quattuorviginti e con il loro capo.
È difficile dire che cosa sia avvenuto: alcune fonti affermano che i Veronesi catturarono il Sambonifacio, mentre agiva militarmente contro i da Romano nella campagna veneta. Sembra, infatti, che Ezzelino, già presente in città all'inizio dell'anno, avesse intensificato la propria attività politica passando da una posizione di calcolato distacco ad un più serio impegno. Le medesime fonti sostengono che il D. prese la decisione di liberare dalla prigione il conte Rizzardo, decisione che avrebbe provocato la sua decadenza dalla carica podestarile e la sua cacciata dalla città. Fu sostituito, probabilmente senza spargimento di sangue, dallo stesso Enelino da Romano. Ma alcuni storici moderni, tra cui il Simeoni, hanno messo in dubbio la validità della testimonianza delle fonti: a loro avviso non vi fu tradimento esplicito del D., ma il passaggio dalla sua podesteria a quella di Ezzelino, iniziata il 4 giugno, rappresenta semplicemente la decadenza di prestigio del primo capo e il concomitante avvio di una più pesante e scoperta gestione politica di parte. Lo stesso Simeoni ha notato che il gruppo dei Monticoli e dei da Romano fu certamente appoggiato, proprio per ragioni di politica estera, da Salinguerra di Turello, desideroso di dare maggiore stabilità alla lega antifedericiana.
La conquista del potere ad opera di Ezzelino provocò lo scoppio delle violenze ed è certo che i suoi partigiani atterrarono le case del gruppo avverso, in particolare quelle dei più stretti collaboratori del Sambonifacio. Inoltre riavvicinò il D. ed una parte del gruppo dei Quattuorviginti al conte. La podesteria del da Romano durò sino al giugno del 1227, quando a Nogara la lega impose la pace generale tra le fazioni veronesi, obbligando Ezzelino ad abbandonare la città. Non sappiamo quale fosse in questo momento la posizione politica del D., giacché egli non compare tra i personaggi dei vari partiti durante gli accordi per la pacificazione: in ogni caso prima dell'aprile 1231 egli era nuovamente schierato entro la fazione del conte Rizzardo. Partecipò, infatti, agli scontri annati durante il tumulto veronese del 7 aprile e per decisione del podestà fu esiliato con il Sambonifacio, i Monticoli e i Quattuorviginti a Venezia. Nonostante questa disposizione, durante la festività di S. Pietro, a Verona si assistette a nuovi scontri tra il conte Rizzardo, coadiuvato dal D., e i gruppi alleati dei Quattuorviginti e dei Monticoli. Lo stesso Sambonifacio ed il D. furono catturati e trasferiti in catene nelle case dei Bùonaccorsi e dei Carli; in seguito furono sistemati entro gabbie di ferro (in gabiis) nel palazzo comunale veronese. La prigionia, però, non durò a lungo, giacché accorsero in aiuto dei due uomini politici i rappresentanti delle città di Mantova e Padova, che imposero la loro liberazione e riuscirono a pacificare le fazioni. Il 15 luglio fu solennemente sottoscritta la pace, ma il D. aveva avuto le propie case completamente distrutte.
Non sappiamo sino a quando durò l'alleanza tra il D. e Rizzardo, né quando il primo si sia ritirato dalla vita politica: di certo suo figlio Cossi occupava nell'aprile 1243 il castello di Gazo a nome di Ezzelino da Romano. Durante lo stesso mese il conte Rizzardo occupò la fortezza, provocando Nntervento armato del da Romano, che a Nogara fece uccidere Cossi dopo averlo accusato di tradimento. Il 6 luglio delmedesimo anno i partigiani di Ezzelino completarono la vendetta e distrussero le case e le torri, appartenenti al D. e al consanguineo Puncinella, site nel castello di Verona. Dopo quest'ultima data non si hanno più notizie del D., la cui famiglia continuò, peraltro, a primeggiare nella vita politica ed ecclesiastica della città padana.
Fonti e Bibl.: Gerardi Maurisii Cronica dominorum Eccelini et Alberici fratrum de Romano (1183-1237), in Rer. Ital. Script., 2 ed., VIII, 4, a cura di G. Soranzo, pp. 21 s.; Parisii de Cereta Annales Veronenses, in Monum. Germ. Hist., Scriptores, XIX, a cura di G. H. Pertz, Hannoverae 1866, pp. 7. 12-13; Annales Mantuani,ibid., p. 21; C. Cipolla, Annales Veronenses antiqui…, in Bull. dell'Istit. storico italiano per il Medio Evo, XXIX (1908), p. 57; I. Gitterman, Ezzelin III. von Romano, I, Die Grundung der Signorie (1194-1244), Stuttgart 1890, p. 147; L. Simeoni, Il Comune veronese sino ad Ezzelino e il suo primo statuto, in Miscell. di storia veneta, s. 3, XV (Venezia 1920), pp. 47-55; C. Cipolla, La storia politica di Verona, Verona 1954, pp. 88 s.; G. Arnaldi, Studi sui cronisti della Marca Trevigiana nell'età di Ezzelino da Romano, Roma 1963, pp. 18-20; R. Manselli, Ezzelino da Romano nella politica ital. del sec. XIII, in Studi ezzeliniani, Roma 1963, p. 39; L. Simeoni, Il Comune, in Verona e il suo territorio, II, Verona 1964, pp. 285, 288 s.