COBELLI, Leone
Nacque a Forlì da Battista di antica famiglia guelfa, che sin dal sec. XIV e ancora per tutto il secolo XVI aveva la propria abitazione "in contrata sancti Thome de conturberio". Poche e non tutte sicure le notizie sulla sua vita: oltre a qualche atto notarile, due sono le fonti a tramandarle: le sue stesse Cronache forlivesi e quelle del suo contemporaneo e amico Andrea Bernardi, detto il Novacula.
Un primo problema riguarda già la data di nascita. Il Novacula annota che il C., quando morì nel 1500 "die decimaquarta maii", "potea aver per sova natura cercha anni 60". In base a questa affermazione i primi studiosi che si sono occupati di lui fissarono l'anno di nascita al 1440. Ma il Fabretti basandosi su alcuni passi del proemio delle Cronache del C. relativi all'anno 1488, in cui l'autore si dichiara pieno di tristezza e "vecchio, povero e mendico", cercò di dimostrare l'inesattezza dell'affermazione del Novacula: era infatti improbabile che il C. a soli quarantotto anni potesse considerarsi già così vecchio. Con il sostegno di questa e di altre argomentazioni, lo studioso spostò a un più verosimile 1425 l'anno di nascita.
Sempre il Novacula informa che il C. "erase inela sova infancia al molte tenpo notrito nela provencia de Francia". Il Mazzatinti (L. C. ela sua cronaca, in Atti e mem. d. R. Dep. di st. patr. per le prov. di Romagna, s. 3, XVI [1898], pp. 235 s.) ne dedusse che era stato alla corte di Carlo VII fino al 1455, anno del suo ritorno in patria. Ma di un suo soggiorno in Francia il C. stesso non fa mai menzione, neppure quando parla del sovrano francese. Se il C. trascorse veramente oltralpe la sua fanciullezza è quindi difficile dire. Non ci sono motivi che costringano ad accettare o a rifiutare questa notizia. Di certo era a Forlì, di ritorno forse da una corte, nell'aprile 1455, dal momento che nell'ultimo giorno di questo mese vide e descrisse nelle sue Cronache la celebrazione del tredicesimo centenario della morte del vescovo Mercuriale.
Dal 1455 fino al 1461 non si hanno sue notizie e non si sa quindi se durante questo periodo egli si trattenesse nella città natale. Sicuramente vi fu dal 1461 al 1469: loprovano le sue stesse Cronache e una serie di documenti.
Il C. è ricordato, per lo più come testimone, in cinque atti stipulati in Forlì il 24 ott. 1461 il 30 luglio 1467, il 7 genn. 1468, il 30 ag. 1468, il 31 genn. 1469. Questi ultimi tre documenti fanno in parte cadere l'ipotesi del Mazzatinti il quale, notato come dal 1467 al 1471 la narrazione del cronista fosse stranamente sbrigativa e come i fatti di questi anni fossero appena accennati, aveva immaginato, anche sulla base di un'informazione del Novacula, che il C. durante questo periodo fosse presso il papa Paolo II. La partenza per Roma deve pertanto essere spostata a dopo il 31 genn. 1469. Che alla morte del pontefice avvenuta nel luglio 1471 il C. lasciasse Roma e tornasse a Forlì lo possiamo dedurre da un passo delle sue Cronache, in cui afferma di aver assistito personalmente, il 9 marzo 1472, a certi avvenimenti cittadini.
Dal 1478 fino al 1498 il C. è ricordato in vari atti notarili. Èprobabile dunque che egli sia vissuto a Forlì fino alla morte. Il 26 febbr. 1500 risulta ancora in vita, ma da un altro atto notarile si apprende che l'8 luglio era già morto. La data di morte fornita dal Novacula, il 14 maggio 1500, è quindi pienamente confortata dalle fonti archivistiche. Fu sepolto nella cattedrale di S. Croce.
Il C. aveva sposato una certa Antonia di Cecchino di Padrino. Il nome della moglie risulta dal testamento di un fratello di lei datato 8 nov. 1466. Dal matrimonio nacquero due figli maschi, Ippolito che fu pittore e Nicola frate agostiniano, e una femmina di cui non è tramandato il nome, sposa di Bernardino figlio di maestro Iacobo Zughi pittore.
Sin dal 1488 il C., che era stato amico di Cecco e Pino (III) Ordelaffi e del celebre pittore Melozzo da Forlì e poi familiare di Girolamo Riario, si dedicò alla compilazione delle sue Cronache forlivesi.
Come fonti per la sua opera il C. utilizzò, come ha individuato il Mazzatinti, per il periodo che va dalle origini fino al 914 un rifacimento di antiche cronache italiane compilato da un maestro Geremia Gotto di Ravenna; per il periodo dal 915 al 1040 circa, le Storie di Giovanni Pansecco da Forlì, dal 1169 al 1236 gli Annales Caesenates pubblicati dal Muratori; per il 1275, gli Annales Forolivienses noti con il nome di Cronaca Moratina, anch'essi pubblicati dal Muratori; dal 1276 al 1282, le Cronache di maestro Antonio Gotto da Ravenna; dal 1283 al 1358, di nuovo gli Annales Caesenates; dal 1397 al 1422, il Chronicon fratris Hieronymi de Forlivio, pubblicato sempre dal Muratori; ed infine dal 1423 al 1460 la Cronaca di Giovanni di maestro Pedrino il Dipintore. Dal 1461 il C. fu quasi sempre testimone dei fatti avvenuti a Forlì; solo da questo anno comincia dunque la sua cronaca originale.
Il manoscritto autografo presenta numerose e talvolta ampie lacune. Una di queste interessa il proemio e in essa era probabilmente indicato il nome della "sacra maestà" a cui è dedicata l'opera e alla cui corte il C. potrebbe essere stato fra il 1454 ed i primi del 1455. Sulla identificazione di questa "sacra maestà" sono state formulate alcune ipotesi. Per il Guarini, che curò il commento delle Cronache nell'edizione Carducci-Frati, era possibile pensare a Girolamo Riario. Ma più tardi il Mazzatinti osservò giustamente che la "sacra maestà" era già tale nel 1455 - come dice lo stesso C. -; mentre in quell'anno il Riario era appena dodicenne. Fatta dunque cadere l'ipotesi del Guarini, il Mazzatinti propose di identificare questa "maestà" con il re di Francia Carlo VII, alla corte del quale il C., secondo lui, sarebbe stato come paggio fino ai primi del 1455. Sull'argomento tornò qualche tempo dopo il Fabbretti, il quale dimostrò l'improbabilità anche di questa seconda congettura, rinunciando, tra l'altro, a proporre ulteriori identificazioni; e ancora oggi non sembra possibile dire di più.
Il Novacula, oltre alle notizie già riferite, scrive anche che il C. "era stato al più copiose home de sonare baldosa che hogie se ritrovase in questa nostra provencia de Italia", che "era home bene proporcionato, bianco e colorito, et molto amabele infra hogne persona", e "bom depintore" e che nel 1489 per dar maggior credito alla voce di un possibile matrimonio tra Caterina Sforza e Antonio Ordelaffi dipinse "le multe bastune come li sove arme in suso", attirandosi, per questo, le ire di Caterina che lo fece subito imprigionare; fu poi liberato grazie all'intervento del castellano Tommaso Feo suo amico.
Che fosse pittore è attestato anche da vari documenti; la prima volta che è indicato con tale qualifica è in un atto notarile del 30 luglio 1467. Di questa attività egli parla nelle Cronache: nel 1485 dipinse e "conciò uno paro de casse de misser Lodovico de l'Urso in la camora sua"; nel 1488 "le camari niegri" nella stessa casa e nel 1497 un "horilogio" con un marzocco sulla torre del palazzo comunale di Castrocaro. Il Novacula racconta che "neli molte loco de dita sova arte della pittura gram esperiencia si n'era viste; e masime nela corte de papa Paule seconde nela ciptà de Rome, per esser stato lui alquante tenpo so familiare". A quanto pare non solo a Forlì, non solo alla corte di Paolo II, ma anche in molti altri luoghi, forse in corti principesche, il C. avrebbe dato prova della sua abilità di pittore. In realtà non si sa quale fu la sua vera statura in questo campo. Il Mazzatinti lo ritenne più che pittore, semplicemente decoratore. Dunque importante cronista il C.; ma pittore di cui è impossibile giudicare il valore, non essendo rimasta alcuna sua opera certa. (Per le opere che gli sono state erroneamente attribuite si veda U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 130).
Le Cronache forlivesi di Leone Cobelli dalla fondazione della città sino all'anno 1498, conservate autografe a Forlì, Bibl. com., ms. 111 (790), sono state edite a cura di G. Carducci e E. Frati nei Mon. ist. pertinenti alle provincie della Romagna, s. 3, I, Bologna 1874.
Fonti e Bibl.: Le Cronache forlivesi dal 1476 al 1517 di Andrea Bernardi(Novacula), a c. di G. Mazzatinti, in Mon. ist. pertinenti alle prov. d. Romagna, s. 3, III, 1-3, Forlì 1895-1897. Cfr. inoltre: C. Albicini, I miti e le leggende intorno alle origini della città di Forlì secondo le cronache di L. C., in Atti e mem. d. R. Dep. di storia patria per le province di Romagna, n. s., III (1878), pp. 301-20; P. D. Pasolini, Caterina Sforza, III, Roma 1893, pp. 482 s.; C. Grigioni, La fam. Cobelli, in Bull. della Società fra gli amici dell'arte per la prov. di Forlì, I (1895), pp. 58 s.; G. Mazzatinti, Il principato di Pino III Ordelaffi,secondo un frammento inedito della cronaca di L. C., in Atti e mem. d. R. Dep. di storia patria per le province di Romagna, s. 3, XIII (1895), pp. 1-22; Id., L. C. e la sua cronaca,ibid., s. 3, XVI (1898), pp. 213-38; C. Grigioni, La famiglia di L. C., pittore e cronista, in Rass. bibl. dell'arte ital., III (1900), pp. 128-37 (dove sono elencati i documenti d'archivio); G. Mazzatinti, I mss. delle cronache forlivesi…, in Arch. murat., I (1906), pp. 129-41; O. Fabbretti, Dell'anno di nasc. … L.C. …, Forlì 1913; A. Pasini, Due note ai cron. forliv. del sec. XV-XVI, in Atti e mem. d. R. Dep. distoria patria per le prov. di Romagna, s. 4, XVI (1924-25), pp. 237-52; A. Mambelli, Uomini e famiglie illustri forlivesi, Forlì 1976, pp. 61 s.; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, III, pp. 494 s.