CATTANI, Leone
Nacque a Rieti il 5 genn. 1906 da Antonio e da Maria Costantini. Nel 1925 si laureò in scienze sociali e due anni dopo anche in giurisprudenza. Da studente aveva iniziato la propria milizia politica nelle fila delle organizzazioni cattoliche; fu militante e poi dirigente della Federazione universitaria cattolica italiana, allorché questa esprimeva un orientamento ostile al fascismo. Fu altresì tra i promotori dell'Unione goliardica per la libertà, un raggruppamento di universitari cattolici, liberali e socialisti, fondato il 23 marzo 1924, che il C. stesso rappresentò presso il comitato centrale dell'Aventino.
In quel periodo i rapporti tra la FUCI ed il fascismo, in particolare con i Gruppi universitari fascisti all'interno degli atenei, si facevano sempre più tesi, mentre già si delineava da parte dei Vaticano un atteggiamento di collaborazione con il regime. All'estendersi di questo atteggiamento all'Azione cattolica, cui la FUCI era collegata, il C., alla fine del 1926, abbandonò la federazione.
Avvicinatosi alle posizioni liberali, si unì al gruppo dei giovani seguaci di Giovanni Amendola, tra i quali erano U. La Malfa e Giorgio Amendola. Nel 1928, insieme con altri giovani antifascisti, venne arrestato e deferito alla commissione per il confino con l'accusa di aver costituito l'associazione clandestina Giovane Italia. Liberato poco dopo, perse tuttavia il posto di funzionario all'Istituto nazionale per l'esportazione.
Si dedicò quindi alla professione di avvocato, senza peraltro ces sare di svolgere l'attività antifascista nel movimento dei giovani liberali che s'ispiravano a B. Croce. Negli anni immediatamente precedenti alla caduta del fascismo, in seno al movimento liberale maturarono posizioni diverse; e fu soprattutto la pregiudiziale repubblicana a determinare la rottura politica tra La Malfa, A. Tino ed il gruppo, che proveniva dall'esperienza di Giustizia e Libertà, e quanti, come il C., esprimevano l'adesione alla monarchia ed ai principi del liberalismo prefascista. I due filoni avrebbero dato vita a forze politiche radicalmente diverse: il Partito d'azione ed il Partito liberale italiano.
Tra il 1942 ed il 1943 il C. fu attivo nei diversi gruppi che poi confluirono nel Partito liberale italiano. Tra il maggio ed il settembre 1943 militò nel Movimento liberale italiano, impegnandosi nella stampa e diffusione di opuscoli clandestini, in cui venivano esposti i principi del neoliberalismo. Insieme con altri esponenti liberali, cattolici e socialisti, tra cui A. Casati, A. De Gasperi, M. Ruini e G. Romita, il C. fu animatore del Fronte unico della libertà, che pubblicava- a Roma il foglio clandestino Ricostruzione.
Il 9 sett. 1943, allorché si costituì a Roma il Comitato di liberazione nazionale, il C. entrò a farne parte in rappresentanza dei liberali, trovandosi subito a fronteggiare la pregiudiziale repubblicana degli azionisti e battendosi, al fianco di De Gasperi, contro la proposta di La Malfa di dichiarare decaduta la monarchia. Fondò quindi il giornale clandestino Risorgimento liberale e nel dicembre 1944 venne nominato segretario generale del partito liberale, carica che ricopri fino al 14 dic. 1945.
Ai vertici dei PLI fu tra i protagonisti della vita politica italiana nell'intenso periodo che va dalla Liberazione all'avvento della Repubblica. All'indomani della conclusione della lotta di liberazione, la posizione liberale era caratterizzata, oltre che dalla difesa della monarchia, dall'avversione al mantenimento dei poteri dei comitati di liberazione. La questione venne posta in modo risoluto proprio dal C. in una lettera, inviata il 29 maggio 1945 ai segretari degli altri partiti dei CLN, con la quale si denunciava la tendenza a diffondere dappertutto i comitati di liberazione ponendo "le basi di un secondo Stato accanto, e forse contro, lo Stato democratico unitario" (Piscitelli, Da Parri a De Gasperi, p. 52).
La dura polemica dei liberali, che infliggeva un colpo all'unità antifascista, recepiva le preoccupazioni degli ambienti più conservatori nei confronti dello stesso governo Parri, considerato troppo sbilanciato a sinistra. Tutta la politica liberale sulle diverse questioni che venivano allora ponendosi, come quella dell'epurazione dei fascisti, si muoveva del resto in senso contrario alla spinta al rinnovamento radicale dello Stato e della società italiana. Maturava così la dissociazione dei liberali dal governo Parri e si realizzava la convergenza con la Democrazia cristiana.
Il C., che di tale politica fu convinto sostenitore ed'interprete, si attivò ad abbreviare i tempi per la caduta dei governo Parri e la creazione delle condizioni per un nuovo esecutivo, espressione di equilibri politici più moderati. A metà novembre 1945, dopo aver comunicato a Parri la decisione di promuovere la crisi, il C. s'incontrò con De Gasperi per sollecitarne l'assenso a tale operazione, guardando egli in quel frangente al segretario democratico cristiano come alla personalità più indicata per reggere le sorti della nuova coalizione governativa. La caduta del governo Parri e la formazione del primo governo De Gasperi rappresentarono quindi un indubbio successo politico della segreteria Cattani. Da segretario del PLI il C. si dimise per entrare, come ministro dei Lavori Pubblici, a capo della delegazione liberale nel nuovo governo. Membro della Consulta nazionale, ricoprì l'incarico ministeriale per tutta la durata del gabinetto De Gasperi, dal 10 dic. 1945 al 1° luglio 1946. Subito dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 il C. - che in seno al PLI aveva sostenuto, a proposito della scelta tra monarchia e repubblica, la posizione agnostica - su sollecitazione dei suo partito sollevò in sede di governo il problema della corretta lettura dei risultati della consultazione.
Poiché il testo della legge parlava di "maggioranza degli elettori votanti", i liberali contestavano che si potesse assegnare la vittoria alla Repubblica sulla base dei voti validi, mentre non era ancora noto il totale dei voti non espressi. Il C. fu il solo in Consiglio dei ministri a sostenere questa tesi, anche dopo la proclamazione dei risultati non definitivi da parte della Corte di cassazione, fino a che Umberto di Savoia non ebbe lasciato l'Italia. Non eletto all'Assemblea costituente, il C. tornò a dedicarsi all'attività di partito.
Nel dibattito interno al PLI il C. si spostò su posizioni di sinistra, mentre il partito andava accentuando il proprio orientamento conservatore. Al IV congresso liberale (dicembre 1947), intervenne per contestare tale indirizzo, che tuttavia uscì confermato. La vittoria della destra liberale favorì la convergenza fra il PLI e il movimento dell'Uomo qualunque ed il conseguente distacco dal partito dei maggiori esponenti della sinistra.
Uscito dal PLI nel 1948 il C. si impegnò, l'anno successivo, al fianco di Mario Pannunzio con i fondatori del settimanale Il Mondo dalle cui pagine intervenne contro le posizioni angustamente classiste del PLI sostenendo la validità dei valori della Resistenza e la necessità di un'opposizione intransigente al confessionalismo (Bonetti, p. 59). Dal 1948 al 1950, fu presidente dell'Istituto nazionale di urbanistica.
Dopo le aspre polemiche giornalistiche, il nuovo segretario del partito Bruno Villabruna si adoperò in una lunga e paziente mediazione volta a far rientrare i dissidenti della sinistra nel partito. A tali aperture il C. rispose sostenendo che il PLI doveva ormai decidere se essere un partito conservatore o progressista (Il Mondo, 4 ag. 1951). Sulla base della comune affermazione della funzione del PLI come partito di centro, l'8 dic. 1951 venne infine sancita la riunificazione delle forze liberali.
Nel 1952 fu eletto al Consigli. comunale di Roma e, fino al giugno 1953, ricoprì la carica di assessore all'Urbanistica, distinguendosi nella lotta alla speculazione edilizia con la denuncia dell'illiceità di molte operazioni immobiliari sostenute politicamente sulla base degli interessi economici del Vaticano.
Nel gennaio 1953 fu eletto nella direzione dei PLI ma dall'anno successivo, con l'inizio della segreteria di G. Malagodi, il partito liberale si avviò progressivamente ad abbandonare la linea centrista per assumere posizioni moderate. Tra l'estate del 1954 e la fine del 1955, il PLI fu nuovamente investito da aspre polemiche interne, che portarono ad una nuova scissione.
Il C. condivise ancora la scelta della sinistra liberale che, uscita dal partito, il 10 dic. 1955 costituì il Partito radicale dei liberali democratici italiani. Questa formazione, che assunse poi il nome di Partito radicale, perseguì una politica di sinistra laica in dura polemica con la DC e per un progetto di "terza forza". Nel maggio 1956 il C. fu rieletto, nelle liste radicali, consigliere comunale a Roma.
Sul finire degli anni Cinquanta maturarono in seno al PR contrasti tra un'ala filosocialista ed un'ala, facente capo al C., sostenitrice dell'autonomia. Nel gennaio 1962, allorché fu nominato segretario del partito, il C. si trovò a dover dirimere i contrasti interni, acuiti. poi dal caso Piccardi (l'esponente radicale cui venivano rimproverati trascorsi fascisti). Data l'inconciliabilità delle posizioni, le tensioni interne al partito giunsero a determinarne, nel 1962, una crisi irreversibile. L'amara conclusione di questa vicenda segnò anche il distacco dei C. dalla politica attiva.
Il C. morì a Roma il 29 ott. 1980.
Opere: Lezioni sull'antifascismo, Bari 1962; Testimonianze su Alcide De Gasperi, in Concretezza, X (1964), n. 16, pp. 30-33; ibid., XX (1974), n. 10, pp. 15 s.; Il 25 luglio: gli aspetti politici, in Dal 25 luglio alla Repubblica (1943-1946), Torino 1966, pp. 71-82; Dalla caduta del fascismo al primo governo De Gasperi, in Storia contemporanea, V (1974), pp. 737-785; L'Italia postfascista vista da Parigi e da Londra. Pagine di diario di L. C.: febbraiomarzo 1947, a cura di R. De Felice, ibid., XV (1984), pp. 973-1014.
Fonti e Bibl.: E. Piscitelli, Storia della Resistenza romana, Bari 1965, ad Indicem; F. Etnasi, 2 giugno 1946 repubblica o monarchia?, Roma 1966, ad Indicem; A. Ciani, Il Partito liberale italiano da Croce a Malagodi, Napoli 1968, pp. 12, 15, 17, 28, 31 s., 51, 61, 64, 77, 94, 108; G. Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano 1968, ad Indicem; L. Valiani-G. Bianchi-E. Ragionieri, Azionisti, cattolici e comunisti nella Resistenza, Milano 1971, pp. 40, 73; F. Catalano, L'Italia dalla dittatura alla democrazia 1919/1948, I-II, Milano 1972, ad Indicem; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, IV-V, Torino 1973-1975, ad Indices; S. Zavoli, Nascita di una dittatura, Torino 1973, ad Indicem; M. Salvadori, Breve storia della Resistenza italiana, Firenze 1974, pp-44, 64; S. Setta, L'Uomo qualunque 1944-1948, Bari 1975, pp. 99, 301; E. Piscitelli, Da Parri a De Gasperi, Milano 1975, ad Indicem; F. Catalano, La "nuova" democrazia italiana dopo il 1945, in Italia 1943-50. La ricostruzione, a cura di S. J. Woolf, Roma-Bari 1975, pp. 96-97, 100, 102, 122; F. Bonetti, "Il Mondo" 1949/66. Ragione e illusione borghese, Roma-Bari 1975, ad Indicem; G. Amendola, Intervista sull'antifascismo, a cura di P. Melograni, Roma-Bari 1976, ad Indicem; U. La Malfa, Intervista sul non governo, a cura di A. Ronchey, Roma-Bari 1977, ad Indicem; L'Italia dalla Liberazione alla Repubblica, Milano [1977], ad Indicem; U. Alfassio Grimaldi-F. Lanchester, Principi senza scettro, Milano 1978, pp. 47 s., 76; C. Bomba-F. Bevilacqua, Partito liberale, in La ricostruzione dei partiti democratici 1943-48, a cura di C. Vallauri. Roma 1978, pp. 469 s., 472; A. Gambino, Storia del dopoguerra, Bari 1978, ad Indicem; R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979, ad Indicem; S. Setta, Croce il liberalismo e l'Italia postfascista, Roma 1979, ad Indicem; D. De Napoli, Il movimento monarchico in Italia dal 1946 al 1954, Napoli 1980, pp. 71, 136 s.; S. Marelli, Storia dei liberali da Cavour a Zanone, Pesaro 1981, pp. 116, 118, 120, 144, 146, 148, 159; Storia del movimento cattolico in Italia, IV, I cattolici dal fascismo alla Resistenza, Roma 1981, pp. 145 s., 148; F. Bevilacqua, L'organizzazione del Partito liberale italiano, e A. Zanuttini, L'organizzazione del Partito radicale (1955-1962), in L'arcipelago democratico, a cura di C. Vallauri, Roma 1981, ad Indicem; L. Valiani, L'Italia di De Gasperi (1945-1954), Firenze 1982, pp. 16, 23, 53; G. Spadolini, Italia di minoranza, Firenze 1983, pp. 188, 203, 359. Vedi inoltre; Chi è? Dizionario biografico degli Italiani d'oggi, Roma 1961, ad vocem; Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, I, Milano 1968, ad vocem; Lessico universale italiano, IV, Roma 1970, ad vocem; F. Bartolotta, Parlamenti e governi d'Italia dal 1848 al 1970, Roma 1971, II, ad Indicem.