BRANCALEONI, Leone
Appartenente a una famiglia patrizia romana, il B. nacque in data imprecisata nella seconda metà del sec. XII. Canonico regolare di S. Frediano di Lucca, nel 1200 fu nominato cardinale diacono di S. Lucia in Septisolio e nel marzo del 1202 vescovo titolare di S. Croce in Gerusalemme. La sua partecipazione agli affari della Curia è attestata da numerosi documenti che vanno dal 19 marzo 1202 fino al 23 maggio 1224. Il suo primo incarico di cui si ha notizia risale al febbraio del 1201, quando Innocenzo III gli affidò la composizione della vertenza insorta tra il vescovo Benedetto di Spoleto e il monastero di S. Gregorio della stessa città. La sua attività diplomatica ebbe inizio con la nomina, avvenuta il 25 febbr. 1204, a legato pontificio a latere in Ungheria, Serbia e Bulgaria.
Egli doveva portare a conclusione la trattativa inaugurata cinque anni prima, per desiderio del giovane sovrano dei Bulgari Joannitza (alias Kalojan), al fine di preparare l'unione della Chiesa bulgara con quella romana. Kalojan intendeva sottrarre la sua Chiesa alla dipendenza dei patriarchi di Costantinopoli e degli arcivescovi di Ochrida, e appoggiarsi alla Chiesa di Roma per rafforzare la sua posizione nei confronti di Bisanzio. Nell'ambito degli ambiziosi progetti pontifici di accerchiare Bisanzio con una politica di contatti con gli Armeni all'Est, con la Bulgaria, la Bosnia e la Serbia a Nord, la missione del B. ebbe dunque un ruolo di grande rilievo. Egli ricevette l'incarico di incoronare il sovrano bulgaro, di consegnargli le insegne regali - corona, scettro, vessillo - e di ricevere da lui il giuramento di fedeltà verso la Chiesa romana. Munito anche di privilegi straordinari per l'arcivescovo di Tirnovo che avrebbero conferito alla sua Chiesa piena autonomia, verso la fine di febbraio 1204 si mise in viaggio.
Restava però da guadagnare l'approvazione del re ungherese Emerico a tali progetti. In questo periodo i re d'Ungheria si erano mantenuti fedeli alla S. Sede, rivendicando come contropartita l'attribuzione esclusiva alla loro giurisdizione della lotta contro gli eretici (i Bogomili) e gli scismatici ai confini meridionali del loro regno. Si trattava cioè della sovranità incontestata su tutti i territori che avrebbero sottratto all'impero d'Oriente. Tuttavia nel 1201 il re Emerico, d'Ungheria aveva impedito l'incoronazione del re dei Serbi predisposta a Roma con l'invio di una legazione pontificia, e questa circostanza in particolare spiega la visita che il B. fece in via preliminare alla corte ungherese. In un primo tempo il re, il quale contava sull'appoggio pontificio nella lotta contro il fratello ribelle Andrea, non sembra avere opposto alcuna resistenza; successivamente però fece fermare il legato, che aveva proseguito il suo viaggio, ai confini meridionali del regno e lo fece trattenere, insieme al suo seguito, nella fortezza di Keve. L'atteggiamento contradditorio di re Emerico doveva essere in connessione con gli avvenimenti della quarta crociata. Egli addusse comunque come giustificazione l'occupazione bulgara di territori ungheresi in Serbia e di possedimenti dell'imperatrice Margherita, sorella di Emerico, ma evidentemente temeva un pericoloso rafforzarsi della potenza bulgara ai confini del suo regno. Cedette però subito alle rimostranze di Innocenzo III, che gli promise l'incoronazione dell'erede al trono d'Ungheria da lui tanto desiderata. La morte di Emerico, sopraggiunta di lì a poco (28 sett. 1204), appianò tuttavia per il momento ogni difficoltà.
Il 7 nov. 1204 il B. elevò a Tirnovo l'arcivescovo Basilio al rango di patriarca, e lo consacrò ungendolo con il crisma sacro in conformità con il fondamentale decreto di Innocenzo III (inserito poi nel Codex Iuris Canonici,Decr. Lib., I, tit. XV, cap. 1, De sacra unctione), che prevedeva questa unzione come complemento della consacrazione sacerdotale. Il giorno seguente assistette alla incoronazione di Kalojan, dal quale ricevette il giuramento di fedeltà alla S. Sede. Le fonti bulgare parlano di imperium e di imperator, ma l'incarico pontificio si riferiva solo a una incoronazione reale. Kalojan e Basilio si conservarono fedeli a Roma fino alla morte, ma il successivo attacco dell'Impero latino contro la Bulgaria distrusse l'unione tanto faticosamente raggiunta. Il B. restò così fino al sec. XIX l'ultimo legato pontificio in Bulgaria. Rientrò a Roma nell'inverno del 1204, insieme con due giovani bulgari, il figlio del re e quello di un chierico, che vi dovevano imparare il latino.
Dopo il suo ritorno dai Balcani il B. riprese la sua attività di Curia. Nella primavera del 1205 fu inviato come legato ad Assisi, riconquistata poco prima al Patrimonio della Chiesa, per ricevere il giuramento di fedeltà dal nuovo podestà e citare i ribelli responsabili della rivolta davanti al tribunale pontificio. In riconoscimento dei suoi meriti diplomatici, tre anni dopo la missione in Bulgaria gli fu affidata un'altra legazione di grande responsabilità: insieme con il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e Velletri, egli doveva recarsi in Germania, dove, dopo la morte di Enrico VI, Filippo di Svevia, fratello del defunto imperatore, e Ottone di Brunswick, terzo figlio di Enrico il Leone, lottavano per la successione.
Ambedue erano stati eletti re nel 1198 e la doppia elezione aveva riaperto il vecchio conflitto tra Svevi e Guelfi. Innocenzo III in un primo momento aveva riconosciuto Ottone, ma visto che la sua posizione in Germania era troppo debole, aveva intavolato trattative con Filippo. Queste trattative dovevano già essere arrivate a buon punto quando il B. e il cardinale Ugolino furono incaricati della loro missione. Ricevettero pieni poteri per sciogliere Filippo dalla scomunica nella quale era incorso, a condizione che egli rimettesse in libertà l'arcivescovo di Colonia Bruno, uno degli ultimi seguaci di Ottone IV, tenuto in prigionia sin dalla primavera del 1206. La seconda condizione era che Filippo togliesse ogni appoggio al vescovo di Worms Luipoldo, anch'egli scomunicato, che si era impadronito dell'arcivescovato di Magonza, cacciandone l'arcivescovo Sigfrido di Eppstein notoriamente di sentimenti guelfi.
I legati si misero in viaggio per la Germania, a quanto pare, nel maggio del 1207 in compagnia del marchese Azzo VI d'Este. Li raggiunsero in cammino il patriarca di Aquileia Wolfger, che era stato in precedenza largamente implicato nella questione tedesca come mediatore, e l'arcivescovo Eberardo di Salisburgo nominato pare anch'egli legato pontificio con l'occasione di questo viaggio. Furono ricevuti da Filippo a Spira e l'accompagnarono alla dieta di Worms dove lo assolsero dalla scomunica. Dato che Filippo si rifiutò di eliminare lo scisma a Colonia e a Magonza prima che il Guelfo avesse rinunciato alla corona reale, i legati si trasferirono a Brunswick, seguiti dallo stesso Filippo che si trattenne nelle vicinanze per seguire da vicino l'andamento della trattativa. Ottone ricevette i legati con sdegno e li accusò di essersi lasciati corrompere dallo Svevo. Il B. e Ugolino, con l'appoggio del patriarca, fecero la spola tra il castello guelfo di Harlingsburg e la città di Quedlinburg, ove si era acquartierato lo Svevo, senza conseguire altro che una tregua fino al giorno di s. Giovanni, il 24 giugno, dell'anno successivo. Da Filippo ottennero la promessa di un'imposta imperiale per la durata di cinque anni in favore della crociata, la grande ambizione di Innocenzo III. L'irrigidimento di Ottone costrinse i legati a chiedere nuove istruzioni a Roma, con la conseguenza di dover sospendere le trattative fino a novembre. Alla dieta di Augusta del 30 novembre Filippo sembrò accettare l'arbitrato pontificio, dopo che era stato raggiunto un compromesso sulla questione dei vescovati: il deposto arcivescovo Adolfo di Colonia fu assolto dalla scomunica mentre Filippo consegnava l'arcivescovo Bruno ai legati. Luipoldo rinunciò a Magonza e ai diritti temporali annessi, mentre a Sigfrido fu concesso di mandarvi un amministratore munito di poteri relativi alla sola sfera spirituale. La decisione definitiva sui due arcivescovati fu rimessa alla Curia, presso la quale furono citati tutti i vescovi coinvolti. Alla dieta fu anche deciso di inviare ambasciatori a Roma per concludere la pace con il papa. Non è noto se il B. e l'altro legato abbiano partecipato alle trattative che si svolsero in seguito a Roma; la loro presenza in Curia è attestata però per i mesi di maggio e giugno del 1208. Erano già partiti per una nuova missione in Germania, quando furono raggiunti il 30 giugno a Mantova, dove si erano trattenuti per una malattia del B., dalla notizia dell'assassinio di Filippo. In conseguenza rientrarono a Roma, dove il B. giunse il 23 luglio 1208.
L'ultimo viaggio del B. in Germania, sempre in compagnia del cardinale Ugolino, ebbe luogo nell'inverno del 1209: dovevano trattare questa volta con Ottone IV ormai generalmente riconosciuto come re dei Romani. È difficile stabilire se il papa, inviando le stesse persone che l'anno prima avevano tentato di indurre Ottone alla rinuncia, intendesse dare, soddisfazione al re, o se li avesse scelti solo in ragione della loro indubbia competenza nella questione tedesca. Il B. e Ugolino si misero in viaggio verso la Germania alla fine di gennaio del 1209 (le lettere credenziali per il re e i principi dell'Impero portano la data del 16 gennaio) e furono ricevuti da Ottone alla fine di marzo in Hagenau o Spira. Il Guelfa si aspettava consistenti richieste da parte del papa, che non mancò di accennare alla minaccia proveniente dal Regno di Sicilia, dove lo Svevo Federico II aveva raggiunto la maggiore età. I legati in effetti non ebbero difficoltà ad ottenere il 22 marzo 1209 a Spira un importante diploma di Ottone munito del sigillo aureo e redatto dallo stesso vescovo Corrado di Spira, il quale nove anni prima aveva collaborato alla stesura della famosa dichiarazione dei principi dell'Impero che rivendicavano i loro diritti contro Roma. In questo diploma il re rinunciava, come già nel 1201, al diritto di spoglio, riconosceva lo Stato della Chiesa nelle condizioni in cui era tenuto da Innocenzo III e l'alta sovranità pontificia sul Regno di Sicilia. Si obbligava inoltre a sostenere la Chiesa nella difesa di questi diritti, ad adoperarsi per la persecuzione dell'eresia, ad accettare l'appellazione a Roma, ad evitare ogni interferenza nelle elezioni ecclesiastiche. I legati si trasferirono quindi da Spira verso il Nord, visitarono la Sassonia e all'inizio di maggio si trattennero a Colonia. Il loro viaggio verteva su questioni ecclesiastiche, delle quali erano stati investiti insieme con i compiti politici. Così per esempio si occuparono del processo pendente contro il vescovo Ecberto di Bamberga, coinvolto nell'assassinio di Filippo di Svevia. Il 24 maggio fecero il loro ingresso a Würzburg, dove si teneva la dieta per stabilire le modalità della prossima discesa di Ottone per l'incoronazione imperiale a Roma. A Würzburg i legati concessero, in virtù dei pieni poteri di cui erano stati muniti, la dispensa pontificia per il matrimonio di Ottone con Beatrice di Svevia, che il re fece registrare insieme con il consenso dei numerosi testimoni presenti. Dopo la conclusione della dieta, verso l'inizio di giugno, i legati intrapresero il viaggio di ritorno. Gli ultimi documenti di questa legazione sono datati l'11 giugno 1209.
Negli anni successivi il nome del B. compare di frequente fra i testimoni dei privilegi pontifici. Egli è ricordato come uno dei primi cardinali che sostennero la causa di s. Francesco d'Assisi: sicuramente fu interessato alla questione dal suo antico compagno di legazione, il cardinale Ugolino, noto protettore dei francescani. San Francesco sembra avere avuto rapporti di amicizia con lui, visto che la Vita secunda riferisce di una visita del santo ai cardinali, interrotta però dopo pochi giorni da Francesco, che trovò la magnificenza romana poco compatibile coi suoi voti. Secondo una tradizione, il B. avrebbe collaborato, per incarico di Gregorio IX, il suo antico compagno di legazione in Germania, alla redazione delle Decretali.
Il B. morì a Roma nel 1228 o, secondo altre indicazioni, nel 1230.
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