LEONE Africano
Geografo arabo del sec. XVI convertito al cattolicismo, il cui nome originario era al-Ḥasan ibn Muḥammad al-Wazzān. Assai poco ci è noto della sua vita. Nacque verso il 1485 a Granata, città che abbandonò dopo che fu presa dai cristiani (1492) e con i suoi passò a Fez nel Marocco, dove studiò diritto e altre scienze musulmane. Dal 1508 in poi si dedicò a viaggi per affari di commercio o per incarichi ricevuti da sovrani maghrebini, percorrendo ripetutamente e ampiamente l'Africa di nord-ovest e specialmente il Marocco. Quando il sultano ottomano Selīm I abbatté la sovranità mamelucca in Egitto, Siria, Palestina e Arabia, il re di Fez mandò al-Ḥasan come ambasciatore al sovrano turco per felicitarlo in una circostanza di così alta importanza politica per il mondo musulmano; ma di ritorno dall'Egitto, che visitò nel 1516-17, l'ambasciatore fu catturato dal corsaro cristiano Pietro Bovadiglia e donato al pontefice Leone X. Il papa lo fece mettere in Castel S. Angelo dove rimase prigioniero per un anno intero, finché, dopo essere stato catechizzato da tre vescovi, ne uscì per essere battezzato il 6 gennaio 1520 in S. Pietro da Leone X stesso, che gli diede il nome di Johannis Leo de Medicis. Giovanni Leone rimase per qualche anno in Italia; nel 1524 era a Bologna, ma, non dopo il 1529, ritornò in Africa e all'islamismo; nel 1554 era ancora in vita a Tunisi. Dopo questa data nulla più sappiamo di lui. Non abbiamo prove che veramente abbia fatto anche viaggi in Arabia, Persia, Armenia, Tartaria e Africa centrale, come fu più volte affermato.
L'attività di L. come scrittore fu varia. Nel periodo anteriore al 1523 aveva composto: Della legge e fede maomettana; Istorie moderne d'Africa; Abbreviazione della cronaca dei maomettani; Retorica araba; Grammatica araba, e aveva fatto una raccolta di Epitaffi di Sella, di Fez e di tutta la Barberia; tutte opere delle quali conosciamo solamente il titolo. Giunse a noi un Vocabolario (cod. arabo 598 escurialense), scritto a Bologna nel gennaio del 1524, in 117 fogli, che è una raccolta di vocaboli arabi, accompagnati nei primi fogli dalla traduzione in ebraico e latino, poi da quella in latino, poi in spagnolo; il tutto inframmezzato da molti vocaboli non tradotti. Ma a L. compete solo la parte araba e forse la traduzione ebraica; le versioni latine e spagnole appaiono opera di varie persone susseguitesi a non meno di un secolo di distanza, forse i successivi possessori del ms. A L. si attribuisce anche l'operetta De viris quibusdam illustribus apud Arabes... apud Hebraeos, pubblicata dapprima dall'Hottinger nel 1664 e poi dal Fabricius nel 1726; contiene, con errori gravi, la vita di 25 dotti musulmani e 5 ebrei; ma la sua attribuzione a L. non è sicura per la discordanza che nei giudizî e nei fatti si nota fra essa e la Descrizione dell'Africa e delle cose notabili che ivi sono, il libro che fece noto L. e ne garantì la fama fra gli occidentali dal sec. XVI in poi. La Descrizione, redatta in italiano, fu pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1550 da G. B. Ramusio nel vol. I della raccolta delle Navigazioni e viaggi (pp. 1r-103v) e ripubblicata nel 1554, 1563, 1580, 1606, 1613, 1837 sempre in Venezia; fu tradotta in francese nel 1556 dal Temporal, e pessimamente in latino dal Florianus pure nel 1556; dalla traduzione latina derivarono l'inglese del Pory nel 1600, l'olandese del Leers nel 1665; invece deriva dall'italiano la tedesca del Lorsbach del 1805. (Delle versioni francese e inglese furono curate edizioni moderne, come la francese dallo Schefer, 1896, e l'inglese dal Brown, 1896). È divisa in 9 libri, dei quali il primo contiene nozioni generali sull'Africa e i suoi popoli, quelli dal II al VI descrivono l'Africa di NO. dal Marocco alla regione sirtica, il VII tratta della "Terra negra" (cioè del Sudan), l'VIII descrive l'Egitto dal mare ad Assuan, il IX parla degli animali, delle piante, dei fiumi nei territorî descritti. L'opera descrive anche le vicende storiche, gli usi, i costumi, i prodotti delle singole località. Essa fu composta in Italia su quanto il suo autore ricordava delle regioni viste, aiutandosi al più con appunti che poteva avere con sé; fu scritta per Italiani e in italiano, senza dubbio con l'assistenza di qualche redattore nostro. È da escludersi l'ipotesi tradizionale - nata alla metà del sec. XVII - che L. avesse già redatto il libro in arabo prima della sua cattura e l'avesse poi tradotto nella nostra lingua. Della Descrizione esiste un manoscritto acquistato nel 1932 dalla Vittorio Emanuele di Roma, il quale presenta divarî dall'edizione ramusiana, dalla quale derivano tutte le altre stampe e traduzioni. Sebbene l'explicit dell'edizione ramusiana e del ms. romano porti la data del 1526, l'esame dell'opera consente di ritenerla già compiuta non più tardi del 1523. Già prima d'essere stampata nel 1550 fu conosciuta da alcuni dotti: il geografo bavarese J. Ziegler la lesse a Venezia nel 1529, in un testo che pare alquanto diverso dall'edizione ramusiana e se ne servì per l'illustrazione dell'Egitto che pubblicò nel 1532; il celebre cartografo piemontese Gastaldi se ne valse per la sua edizione di Tolomeo preparata nel 1547 e pubblicata a Venezia nel 1548; se ne servì pure una anonima Descriptio alcahirae urbis uscita a Venezia nel 1549 Dopo la stampa del 1550, la ricchezza di materiali nuovi contenuti nella Descrizione, che enormemente allargavano le conoscenze sull'Africa specialmente interna, quasi ancora del tutto sconosciuta alla metà del secolo XVI, fece sì che la Descrizione divenisse la più sicura fonte di informazioni e fosse usata e saccheggiata ampiamente da geografi e cartografi fino al secolo scorso.
Bibl.: L. Massignon, Le Maroc . . . . . d'après Léon l'Africain, Algeri 1906 (la parte biografica è ora da completare e ritoccare).