LEONATE
La data di nascita di L. può essere fatta risalire ai primi decenni del XII secolo. Apparteneva alla famiglia dei primi conti di Manoppello (nel Pescarese) titolo di cui, insieme con i feudi, nel 1140 Ruggero II re di Sicilia investì Boemondo di Tarsia.
L. fu oblato a S. Clemente a Casauria (vicino Pescara) durante l'abbaziato di Oldrio (od Oldrico, 1131-52). Sulla prima formazione di L., Fossi riporta la notizia di un soggiorno di otto anni nel monastero di S. Giovanni in Venere.
Non si hanno notizie del prosieguo della carriera di L., che perfezionò la sua formazione presso la Curia romana dove fu creato suddiacono da Eugenio III. La carriera romana di L., costituisce comunque un chiaro esempio del cursus di un alto dignitario ecclesiastico del suo tempo. Alla fine del 1152 o all'inizio dell'anno successivo risale la sua elezione all'abbaziato della comunità monastica dove era stato oblato.
L'elezione abbaziale di L. fu una complessa quanto delicata - e tutt'altro che casuale - operazione politica. Alla morte dell'abate Oldrio, nel 1152, L. era suddiacono. Il ChroniconCasauriense narra che furono i monaci stessi dell'abbazia a scegliere L. come loro abate. In realtà la scelta di L. fu il risultato di un'iniziativa della Sede romana volta al recupero e all'affermazione della sua presenza e influenza in una regione confinante con i territori sotto il controllo pontificio. L. era saldamente un "uomo del papa", secondo la definizione di Feller (1990, p. 218), e la sua elezione si poneva come uno strumento della politica pontificia nei confronti del Regno normanno in un periodo di grave tensione tra Papato e Normanni.
Il fatto che L. fosse un esponente di rilievo della Curia pontificia a capo di una potente abbazia - unito alla circostanza che egli era anche esponente di un'antica famiglia della regione che era stata a suo tempo spodestata - fece sì che la sua elezione al soglio abbaziale di S. Clemente fosse oggetto di una tenace opposizione da parte di Boemondo di Tarsia, che controllava il territorio nel quale sorgeva l'abbazia, e dello stesso re Ruggero II che ne aveva avallato le mire. L'elezione di L. si svolse dunque in un contesto tutt'altro che pacifico e in due occasioni il papa si rifiutò di convalidare la scelta operata dal conte di Manoppello e da Ruggero II consacrando abati proposti in opposizione a Leonate. La contesa si risolse solo nel 1155 allorché L. poté insediarsi nel seggio abbaziale al tempo della rivolta generale dei baroni dopo la morte di Ruggero II.
Nei primi anni del suo abbaziato L. dovette fare i conti con una situazione di grave turbamento, poiché anche gli uomini cui Guglielmo I concesse la contea proseguirono nei confronti dei possessi e dei castra dell'abbazia la sistematica politica di occupazione, al punto che in due occasioni i nuovi conti di Manoppello arrivarono a occuparla militarmente.
I contrasti militari e il clima di disordini andarono esaurendosi solo verso il 1160. A partire da questa data L. poté mettere in pratica le sue doti di amministratore esplicando la sua attività su molti fronti, a cominciare dal recupero e riconsolidamento del patrimonio fondiario dell'abbazia. I pontefici che si succedettero durante il suo abbaziato, in particolare Adriano IV e Alessandro III, sostennero l'azione di L. con privilegi che riconoscevano all'abbazia il possesso dei beni e dei castra perduti, anche se non costituirono un'arma giuridica in grado di farli recuperare. Più efficace si rivelò il sostegno pontificio a L. a proposito del ristabilimento della sua autorità sul clero a lui sottoposto e, in generale, in materia di disciplina e amministrazione religiosa; sono testimoniati suoi interventi sia contro il clero simoniaco sia contro i signori laici riguardo ai diritti abbaziali sull'amministrazione delle parrocchie. In questa prospettiva Casauria svolse un ruolo di primo piano come strumento dell'affermazione pontificia in materia di disciplina ecclesiastica.
Meno incisivo, per forza di cose, fu il ruolo avuto dall'abbazia dal punto di vista politico. Pur avendo rapporti con la monarchia normanna e sostegno da essa, l'abbazia non rappresentò un soggetto politico di primo piano per gli Altavilla, ed esercitò un ruolo politico di minore peso rispetto al rilievo istituzionale di cui aveva goduto nei secoli precedenti. Ciò nonostante l'abbaziato di L. rappresentò per Casauria un periodo di prosperità economica e stabilità politica.
L. fu l'ispiratore e l'artefice del periodo di massimo splendore di S. Clemente: intraprese una massiccia opera di costruzione edilizia, che vide tra l'altro l'edificazione del palazzo abbaziale e di una foresteria in legno; aumentò considerevolmente la dotazione dell'abbazia con l'acquisto di mobilio e vasi sacri; arricchì notevolmente la biblioteca abbaziale, facendo copiare codici o acquistandoli.
Durante l'abbaziato di L. si registra una netta ripresa dell'attività dell'abbazia che trova testimonianza nella documentazione rimastaci: se nel periodo precedente e nei primissimi travagliati anni dell'abbaziato di L. (1131-58) la documentazione diplomatica di Casauria si interrompe, tra il 1158 e il 1182, anno della morte di L., si registrano ottantanove documenti. Di pari passo L. promosse la ripresa dell'attività dello scriptorium abbaziale. I risultati più importanti della sua azione sono legati alla riflessione promossa da L. sulla storia dell'abbazia e la codificazione del rapporto tra identità monastica e memoria attraverso due monumenti complementari, entrambi di eccezionale livello: il ChroniconCasauriense e lo splendido progetto scultoreo relativo al portale della chiesa abbaziale che fu iniziato intorno al 1172.
Gli storici dell'arte hanno messo in evidenza gli stretti rapporti che legano le miniature del codice del Chronicon e le sculture del portale d'ingresso della chiesa abbaziale, che testimoniano eloquentemente il programma di L., efficacemente incarnato dal progetto iconografico realizzato nella chiesa abbaziale, che sul timpano e sull'architrave del portale fissa la memoria dell'antica fondazione del monastero presentando in forme plastiche l'identità peculiare dell'abbazia e rappresentando le due dimensioni della politica di L.: quella spirituale, impersonata dai santi dell'abbazia, primo fra tutti Clemente - di cui si conservavano nel monastero le reliquie - e quella temporale rappresentata da una teoria di papi, imperatori e nobili e dai possessi dell'abbazia, prima fra tutti l'"Insula Pescariensis". L. promosse l'avvio delle due iniziative nello stesso torno di tempo, a partire dall'inizio degli anni Settanta. Alla realizzazione di entrambe prese parte attiva il monaco Giovanni di Berardo, che si occupò della chiesa abbaziale e del suo restauro ed ebbe un ruolo nell'ideazione del programma scultoreo del portale e che dagli anni Sessanta svolse per conto di L. una serie di missioni di fiducia tra le quali quella a Roma nel 1166 per chiedere al papa Alessandro III una bolla in difesa dei beni dell'abbazia.
L. incaricò Giovanni di Berardo di curare - coadiuvato dal "magister Rusticus" per l'esecuzione materiale - la redazione del già menzionato Liber instrumentorum seu Chronicorum monasterii Casauriensis, più comunemente noto con il nome di Chronicon Casauriense, un'opera di grande rilievo sia per la conoscenza delle vicende e della storia dell'abbazia sia per quella più generale dell'Abruzzo medievale.
Il manoscritto originale - di 272 carte, conservato presso la Bibliothèque nationale di Parigi, Fonds lat., 5411 - si compone di una cronaca e di un cartulario che assembla documenti pubblici e privati concernenti la situazione giuridica e patrimoniale dell'abbazia, a partire dall'873 fino al 1182. L'illustrazione del codice è presente in 44 carte e inizia nella seconda parte dell'Instrumentarium. Le illustrazioni sono generalmente collegate al contenuto dei documenti e rispondono a un criterio di funzionalità rispetto agli obiettivi alla base della composizione del Chronicon, tra i quali spicca la volontà di fissare la versione della comunità monastica circa la fondazione dell'abbazia e il possesso delle reliquie di s. Clemente che costituisce un punto nevralgico per i monaci di Casauria e per il loro abate. Il Chronicon è edito, non integralmente, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., II, 2, Mediolani 1726, coll. 767-1018; per le altre edizioni, tutte parziali e non successive al XVIII secolo, cfr. Manaresi, pp. 32-36.
Tra i privilegi concessi dai pontefici a L. va ricordato quello di Alessandro III del 21 marzo 1170, con il quale si promuove L. al rango di cardinale diacono. Anche il Chronicon ricorda che L. dal "subdiaconatus officium in diaconum Apostolice Sedis est promotus" (ed. Muratori, col. 907); nei successivi documenti pontifici L. è chiamato però solo col titolo di abate casauriense. Con il titolo di cardinale diacono L. sottoscrive un documento da lui emanato del 23 nov. 1171 (Additamenta, coll. 1016 s.) e come tale è ricordato anche in un documento di donazione del 1177 a lui indirizzato da Goffredo, conte di Lesina (ibid., col. 1012).
Il racconto del Chronicon si interruppe alla morte di L., avvenuta il 25 marzo 1182.
Fonti e Bibl.: Chronicon Casauriense, in Rer. Ital. Script., cit., in partic. coll. 896-916; Additamenta ad Chronicon Casauriense, ibid., coll. 1012, 1016 s.; Italia pontificia, a cura di P.F. Kehr, IV, Berolini 1909, pp. 299 s., 302-306; C. Manaresi, Il Liber instrumentorum seu Chronicorum monasterii Casauriensis della Nazionale di Parigi, in Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, cl. di lett. e scienze morali e storiche, LXXX (1947), pp. 29-62; Catalogus baronum, II, Commentario, a cura di E. Cuozzo, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], CI, 2, Roma 1984, p. 336; H. Enzensberger, Beiträge zum Kanzlei- und Urkundenwesen der normannischen Herrscher Unteritaliens und Siziliens, Kallmünz 1971, p. 50; K. Ganzer, Die Entwicklung des auswärtigen Kardinalats im hohen Mittelalter, Tübingen 1963, pp. 119-121; A. Pratesi, Cronache e documenti, in Fonti medioevali e problematica storiografica. Atti del Congresso internazionale… 1973, Roma 1976, p. 338; G. Sartorelli, L., in Nuova Antologia, febbraio 1977, pp. 253-261; L. Gatto, L'abbazia di S. Clemente a Casauria attraverso il suo Chronicon, in Quaderni catanesi di studi classici e medievali, II (1980), pp. 601 s., 633; G. Fossi, L'abbazia di S. Clemente a Casauria. Il monumento dal IX al XII secolo. L. e la decorazione plastica dei portali, in Quaderni dell'Istituto di archeologia e storia antica (Università di Chieti), II (1981), pp. 169-173; L. Feller, La fondation de St-Clement de Casauria et sa représentation iconographique, in Mélanges de l'École française de Rome. Moyen Âge - Temps modernes, XCIV (1982), 2, pp. 712 s.; H. Bloch, Montecassino in the Middle Ages, Roma 1986, I, pp. 571-583; E. Cuozzo, Cavalieri e organizzazione militare nel Mezzogiorno normanno, in Civiltà medievale negli Abruzzi, a cura di S. Boesch Gajano - M.R. Berardi, L'Aquila 1990, pp. 154, 186; L. Feller, La fondazione di S. Clemente a Casauria e la sua rappresentazione iconografica, ibid., pp. 217-235; Id., Les Abruzzes médiévales. Territoire, économie et société en Italie centrale…, Rome 1998, pp. 64-69, 83, 455, 765 n. 111, 770, 780 n. 158, 849 s.; V. Leonardis, Le Chronicon Casauriense: problèmes d'illustration d'un texte historique et juridique, in Manuscrits et enluminures dans le monde normand (Xe-XVe siècles), Caen 1999, pp. 129-150; Rep. fontium historiae Medii Aevi, IV, p. 306.