PEROSA, Leonardo
PEROSA, Leonardo. – Nacque a Portogruaro (Venezia) il 16 maggio 1834, figlio di Giacomo e di Paola Marostica e fratello di Marco, pretore, e Laura. Gli scritti commemorativi ne sottolineano soprattutto la pietà religiosa (Zaniol, 1905, p. 12) e l’amore per la poesia, ma i contributi più significativi in ambito culturale Perosa li diede nel campo della critica letteraria e, ancor più, come bibliotecario.
Frequentò le scuole elementari a Portogruaro ed entrò nel ginnasio del seminario vescovile della medesima città nel 1843-44. Nel 1845 fu allievo del liceo veneziano di S. Caterina (dopo il 1867, liceo Foscarini). In seguito ai moti del 1848 fu costretto a interrompere il soggiorno di studi veneziano (di qui probabilmente le lacune nella lingua greca e tedesca che la commissione esaminatrice rilevò in sede di esame per la docenza in storia e geografia) e a proseguire la formazione ginnasiale nel seminario di Portogruaro, dove in seguito intraprese e completò gli studi filosofici (1851) e teologici (1855). Nel medesimo seminario, nel 1854 fu assunto come docente per poi essere ordinato sacerdote nel 1857. Nel 1860 fu nominato professore supplente presso il ginnasio del liceo di S. Caterina. Tra il 1862 e il 1863 sostenne l’esame di abilitazione presso l’Università di Padova per l’insegnamento della storia e della geografia nel ginnasio superiore. Per la prima prova (la cosiddetta domestica) presentò tre saggi: Origine del culto prestato dagli antichi pagani alla loro divinità e cenni pertinenti alla influenza che coteste superiori potenze esercitarono sulla vita morale dei popoli; Della Costituzione politica di Venezia nella sua origine e ne’ suoi progressivi svolgimenti sino alla istituzione degli Inquisitori di Stato; Si descrivono i massimi avvallamenti d’Europa e la loro varia natura ed importanza. Nel 1864 Perosa si abilitò per l’insegnamento della letteratura italiana con un saggio storico-critico dal titolo Della origine, dei progressi e degli effetti del drama per musica in Italia (Venezia 1864). Sempre nel 1864, a Venezia, pubblicò un volumetto sullo stesso tema articolato in tre sezioni e intitolato Della origine, dei progressi e degli effetti del melodrama in Italia.
Fin qui Perosa non si distinse come specialista di antichità classica: i riferimenti su cui poggiava la sua tesi principale sull’origine del melodramma – il melodramma nasce principalmente dal gusto archeologico per comprendere alcuni dubbi sorti in relazione al passato e, nello specifico, «quale fosse […] il modo […] con cui i Greci di un tempo appropriavano alla poesia […] le note musicali» (Della origine, dei progressi e degli effetti del melodramma, cit., 1864, p. 7) – rimandavano infatti a studi manualistici quali quelli di Gottfried E. Müller e di Girolamo Tiraboschi, autore che egli stesso considerava tra i capisaldi della sua formazione, così come emerge dalle notizie biografiche allegate alla domanda di abilitazione all’insegnamento della lingua italiana. Nella medesima autodichiarazione Perosa del resto affermò di conoscere «tutti gli autori classici» pur ammettendo esplicitamente di aver prediletto «quelli che più influirono sullo svolgimento della lingua e dell’arte letteraria […], più particolarmente [...] quelli del trecento e del cinquecento» (Padova, Archivio generale dell’Ateneo, Archivio dell’Ottocento della Facoltà Filosofico-matematica, Patenti, 1864, allegato A).
Dal 1866 al 1868 Perosa insegnò al liceo Marco Polo di Venezia e nel 1868 al liceo Virgilio di Mantova; tornato a Venezia, dal 1869 al 1889 fu professore di lettere alla scuola Frà Paolo Sarpi e, poi, dal 1890 al 1895 presso il seminario patriarcale. Nel 1880 gli fu affidato l’incarico di catalogare i manoscritti della Fondazione Querini Stampalia, dove a partire dal febbraio dell’anno successivo fu assunto in qualità di bibliotecario, succedendo all’ormai malato Gustavo Adolfo Unger e operando sotto la responsabilità di Roberto Boldù e Angelo Barbaro, curatori della Fondazione, e dell’allora prefetto della Biblioteca nazionale Marciana, Giovanni Veludo.
L’attività di Perosa quale catalogatore di manoscritti va intesa come l’opera di un bibliotecario non professionista. Ciò si traduce, nello specifico, nella sua estraneità all’allora già paradigmatico Decimal classification and relative index (1876) di Melvil Dewey, che peraltro nel 1895 aveva subito degli aggiornamenti a opera dell’Institut international de bibliographie di Bruxelles e dal 23 al 25 settembre 1897 era stato oggetto di un convegno a Milano. Non stupisce pertanto che la classificazione di Perosa non fosse decimale come quella di Dewey, ma prevedesse in tutto nove classi ordinate secondo un criterio assai diverso da quello ideato dallo statunitense. La prima classe era quella di Religione, Teologia, Culto ecc. (il sistema Dewey, invece, parte con una classe 0 comprendente opere di carattere generale); la seconda riguardava gli scritti di Ius canonico, civile, politico ecc. (nel sistema Dewey la seconda classe, la numero 1, riguarda esclusivamente la filosofia); la terza era riservata alle opere di Storia sacra e civile, Geografia ecc. (secondo la classificazione di Dewey, invece, qui si trovano gli scritti di religione, teologia e culto; storia e geografia sono classificate al decimo posto, in classe 9); la quarta era dedicata alla Storia veneta in particolare (e non alle scienze sociali e agli scritti di diritto e amministrazione come nel Dewey); la quinta era la classe delle Scienze naturali ed esatte ecc. (e non della filologia e della linguistica come nel Dewey); la sesta concerneva Poesia, Letteratura, Bibliografia (nel sistema Dewey corrispondeva invece alla classe delle scienze pure, ossia le scienze matematiche, fisiche e naturali); la settima raccoglieva le opere di Eloquenza, Epistole, Filologia (mentre nel Dewey vi compaiono le scienze applicate e la tecnologia, l’agricoltura, le industrie, il commercio, arti e mestieri); l’ottava classe era dedicata alle Arti belle, manuali ecc. (analogamente alla classificazione di Dewey) e, infine, la nona classe conteneva Miscellanea, Curiosità, Memorie (Dewey vi aveva collocato invece la letteratura). Non è nota la ragione di tale gerarchia delle classi. Non sembra infatti corrispondere né ai personali interessi di Perosa (che, si è detto, privilegiavano soprattutto la letteratura), né tantomeno alla consistenza dei manoscritti custoditi nella biblioteca Querini Stampalia, giacché Giovanni Querini (1799-1869) – istitutore dell’omonima Fondazione e ultimo membro della famiglia – e i curatori Giacinto Namias e Giovanni Zanardini (entrambi medici) aumentarono notevolmente il numero dei testi scientifici, anche a stampa.
Accanto all’opera di classificazione, Perosa si preoccupò di attribuire ai manoscritti un periodo di composizione (anche se non riuscì a individuare una precisa datazione del primo nucleo di essi), articolò i documenti per contenuto e numerò i fogli all’interno di filze, ciascuna corredata di una descrizione, numerò e indicizzò i fogli. Riconobbe infine il probabile trasloco di testi avvenuto nel corso del XVIII secolo alla Biblioteca vaticana e alla Biblioteca Queriniana di Brescia per volontà del cardinale benedettino Angelo Maria Querini (1680-1755), e individuò i codici acquistati nel tempo da vari membri della famiglia Querini Stampalia come il senatore Andrea (1710-1784), l’ambasciatore Alvise (1758-1834) e, infine, il sopracitato giurista e letterato Giovanni (Dei dodici manoscritti dell Biblioteca..., 1883, p. 5).
Non è chiaro come Perosa – senza particolari competenze in materia di paleografia o di biblioteconomia e per di più con alcune difficoltà nella padronanza della lingua greca – fosse stato scelto come bibliotecario presso la Fondazione Querini Stampalia. Probabilmente giocò in suo favore l’attività di precettore al servizio di alcune famiglie patrizie veneziane (come suppose De Gubernatis, 1874, p. 814), oppure, ipotesi più plausibile, una personale amicizia con l’allora curatore della Fondazione, Giovanni Veludo, letterato e collega docente.
Di fatto Perosa era attivamente partecipe alla vita intellettuale veneziana: fu presidente dell’Accademia pio-letteraria di Maria Immacolata (editrice della rivista Il Serto dei fiori che negli anni ospitò varie sue composizioni poetiche) e fu direttore della rivista letteraria La Scintilla (1887-98). La sua produzione, non cospicua, spazia dalla trattatistica (si vedano i due citati saggi del 1864 sulle origini e la storia del melodramma) al romanzo (I primi Orseoli: scene storiche del secolo X narrate al popolo, 1876) e alla poesia (come l’erudito carme La poesia dei linguaggi, 1865, e la silloge Armonie poetiche domestiche e civili, 1875) includendo anche la storia locale (Piccolo florilegio di storia veneta, 1887). È verosimile ritenere che questa sua attività e produzione potesse avere guadagnato a Perosa una certa fama in loco e una rete di conoscenze e di estimatori in grado di renderlo un interlocutore privilegiato per incarichi di un certo rilievo anche in campi che non erano di sua stretta competenza, come la biblioteconomia e l’archivistica.
Morì a Venezia il 31 luglio 1904.
Opere. Della origine, dei progressi e degli effetti del melodrama in Italia, Venezia 1864; I primi Orseoli: scene storiche del secolo X narrate al popolo, Padova 1876; Dei codici manoscritti della Biblioteca recentemente ordinati e registrati: relazione presentata al Consiglio dei curatori della Pia Fondazione, in Relazione economico-morale della Pia Fondazione Querini Stampalia: dal 1 gennaio 1878 a tutto l’anno 1882, Venezia 1883.
Fonti e Bibl.: Padova, Archivio generale di Ateneo, Archivio dell’Ottocento della Facoltà Filosofico-matematica, Patenti, 1862.23/3.5.279; 1864.26/1.2.282.
A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1874, p. 814; R. Barbiera, Verso l’ideale. Profili di letteratura e d’arte, Milano 1905; A. Zaniol, Commemorazione di mons. Leonardo prof. Perosa, Venezia 1905; A.-F. Valcanover, L. P. e i manoscritti della biblioteca Querini Stampalia, Venezia 1990.