MARINI, Leonardo
– Nacque a Torino il 15 ag. 1737 da Giuseppe Stefano e da Teresa Borbonese.
Il padre, vestiarista e disegnatore di abiti del teatro Regio (m. 1785), era figlio a sua volta del sarto di origini siciliane Leonardo, documentato presso la corte sabauda intorno al 1720.
Formatosi probabilmente nell’ambiente familiare, il M. era attivo almeno dal 1760, quando firmò e datò la tela con la Battaglia di Rethel, commissionatagli dal principe Luigi Vittorio di Savoia Carignano e conservata nel palazzo omonimo. La sua presenza come disegnatore di abiti per opere e balli del teatro Regio, in sostituzione del padre, si estese, ininterrottamente, dalla stagione 1767-68 a quella del 1798-99, in stretta collaborazione con due generazioni di esponenti della famiglia Galliari, impegnati come scenografi. Solo dal 1771 il M. ottenne dalla direzione del teatro regolari capitolazioni. Nel 1775 fu nominato «regio disegnatore per le militari occorrenze» (Blanchetti, p. 463; Schede Vesme, p. 654), ovvero, delle divise dell’esercito sabaudo, attività svolta parallelamente a quella teatrale. Nel 1778 entrò a far parte del corpo di insegnanti della Regia Accademia di pittura e scultura.
Con il M. il ruolo dell’inventore di abiti a teatro fu equiparato a quello dello scenografo e si pose come elemento qualificante dello spettacolo. Il suo nome venne citato nelle Vicende della letteratura, a fianco dei Galli Bibiena e dei Galliari, da Carlo Denina il quale lo definì «inventore erudito e critico» e con il quale ebbe ripetuti contatti epistolari. Nel Ragionamento intorno alla foggia degli abiti teatrali, pubblicato all’interno del volume autografo Abiti antichi di diverse nazioni d’Europa e d’Asia (Torino 1771), il M. propose un vero e proprio manifesto programmatico per una riforma del melodramma, basato su un’estetica dell’opera in musica fondata sul rifiuto del capriccio e della pompa barocca, in favore della «bella semplicità, appoggiata primieramente all’erudizione». Un particolare accento veniva posto sulla conoscenza storico-geografica, al fine di eliminare gli abusi e rimanere entro i limiti di una «ragionata invenzione», rispettosa del verosimile (Blanchetti, p. 463).
La produzione teatrale del M. è documentata da sedici volumi di disegni conservati nella Biblioteca reale di Torino, datati tra il 1769 e il 1798, e da un album della torinese collezione Abegg, nonché da un corpus di disegni rintracciati in raccolte private, nel Museo civico d’arte antica di Torino, presso la Bibliothèque de l’Opéra di Parigi e al Metropolitan Museum di New York e da alcune tempere della Galleria Sabauda di Torino, firmate e datate tra il 1778 e il 1784 (Astrua, 2003).
Nel 1779 il M. curò la riedizione di dieci incisioni di Georges Tasnière per i ritratti equestri della Venaria (Di Macco, 1981).
L’operazione ribadiva una volontà di studio filologico delle fogge degli abiti antichi, secondo una sensibilità che rifletteva istanze affini alla cultura dell’Encyclopédie. L’interesse per il mondo editoriale torinese è documentato dalla ripetuta collaborazione con l’incisore Angelo Gizzardi (Canavesio, p. 13), non solo per la pubblicazione dei propri lavori, ma anche per la Raccolta di diverse antiche inscrizioni dell’erudito Eugenio de Levis (1781), La scienza e un filosofo «Degno studio dell’Uomo è l’Uomo stesso», nonché per un sonetto di Carlo Giuseppe Pico.
Nel 1782 il M. venne nominato «disegnatore ordinario della camera e del gabinetto del Re». Come attestato dall’album Studi diversi di decorazione inventati, disegnati ed in parte eseguiti da Leonardo Marini, disegnatore del Gabinetto del re di Sardegna, pittore professore della Reale Accademia delle belle arti (Torino, Biblioteca reale, Varia, 218), l’attività di ornatista e progettista d’interni fu richiesta, non solo dalla dinastia regnante e dai principi cadetti, quali Benedetto di Savoia duca del Chiablese e Giuseppina di Lorena Armagnac principessa di Carignano, ma anche dalla nobiltà più strettamente legata alla corte, come i Turinetti di Priero o i Ferrero d’Ormea, dagli ambienti della Società dei Cavalieri, tra cui si annoverano le committenze del marchese Tana e del marchese Graneri, e dal ceto altoborghese, rappresentato dal banchiere Vinay e dal gioielliere Colla (Viale Ferrero, 1974). Assumono particolare rilievo i lavori per le residenze della nobiltà casalese, dai Gozzani di Treville ai Mossi di Morano, e il ruolo di ideatore e direttore dei lavori di riallestimento di alcuni appartamenti in palazzo Barolo, su committenza di Ottavio Alessandro Falletti (1780-82) il quale, negli stessi anni, gli aveva affidato la perduta decorazione delle sale del casino Barolo alla Venaria, di cui rimane memoria nei numerosi disegni progettuali, tra cui appare di grande suggestione, per i rimandi alla cultura piranesiana, quello per la sala Egizia (Ghisotti).
Le soluzioni adottate dal M. in qualità di progettista d’interni, si inseriscono pienamente nelle tendenze della cultura figurativa internazionale dell’ultimo quarto del Settecento, caratterizzata da ripetuti rimandi agli autori antichi e alla cultura raffaellesca, nel confronto con le corti di Parma e di Milano e guardando ai repertori romani, parigini o inglesi, né manca l’interesse per l’esotismo, ove il M. affianca alle più note cineserie spunti decorativi dal mondo turco e arabo (Colle, 2002).
La diffusione della produzione del M. a livello europeo è attestata dalla richiesta di disegni per il palazzo di San Pietroburgo, in occasione della visita a Torino dello zarevič Paolo Petrovič di Russia e della consorte Maria Fëdorovna (1782) di cui è, forse, testimonianza il progetto di decorazione per una «sala russa» (Torino, Biblioteca reale, Varia, 218, c. 57, n. 389). Per gli stessi, il M. disegnò i costumi dell’opera Il trionfo della Pace, allestita nel teatro Regio di Torino (Di Macco, 1991, pp. 418, 420). L’apprezzamento da parte della corte di Russia è testimoniato anche da un disegno per una cornice (Torino, Biblioteca reale, Varia, 218, c. 19v, n. 42), realizzato su committenza dell’ambasciatore russo a Torino, Nikolaj Borisovič Jusupov.
Nello stesso 1782 il M. sposò Anna Francesca Dalmazzo, dalla quale non ebbe eredi (Arch. di Stato di Torino, Ufficio di insinuazione di Torino, 9, cc. 933 e 301). Nel 1784, a seguito della tardiva emancipazione dalla patria potestà, acquistò una villa con vigna e terreni sulla collina torinese, che certifica la piena affermazione professionale dell’artista (ibid., 5, c. 163; 10, c. 729). Dal 1801 il M. risulta sostituito, come costumista, da Giacomo Pregliasco e nello stesso anno, forse in difficoltà economiche, vendette la residenza suburbana (ibid., 8, c. 1477). Nel 1806 il governo francese gli riconobbe una pensione come ex dipendente della Real Casa (Manchinu, p. 342).
Il M. morì a Torino tra il 1806, anno in cui è registrato nel censimento della popolazione torinese, e il 1819, data di edizione della guida di Paroletti, in cui è indicato come deceduto da qualche tempo (p. 394).
Fonti e Bibl.: Torino, Biblioteca reale, Misc., 97/41: I. Nepote, Canto sdrucciolo… per l’Acc. di pittura e scultura stabilita nella real città di Torino da… Vittorio Amedeo III nell’anno 1778; F. Durando di Villa, Ragionamento pronunciato il 18 apr. 1778…, Torino 1778, p. 7v; Torino, Biblioteca nazionale, q.VII.1, Suite de dix tableaux contenants vingt portraits tant de la Maison Royale de Savoje que des differentes dames de la cour du temps de Charles Emanuel II, Torino 1779; C. Denina, Vicende della letteratura, III, Torino 1793, p. 94; G. De Conti, Ritratto della città di Casale. Ossia descrizione… a tutto l’anno corrente 1794, a cura di G. Serrafero - G. Mazza, Casale 1966, pp. n.n.; M.V. Paroletti, Turin et ses curiosités ou description historique de tout ce que cette capitale offre de remarquable dans ses monuments, ses édifices et ses environs, Torino 1819, pp. 63 s., 298, 305, 394; P. Zani, Enc. metodica critico-ragionata delle belle arti, XIII, Parma 1823, p. 54; G. Casalis, Diz. geografico, storico-statistico-commerciale degli Stati di s.m. il re di Sardegna, X, Torino 1842, p. 519; M. Viale Ferrero, Scenografia, in Mostra del Barocco piemontese (catal.), a cura di V. Viale, I, Torino 1963, nn. 129-144; Id., Scene e costumi dei Galliari e del M., in Antichità viva, II (1963), 9-10, pp. 31-44; Schede Vesme…, II, Torino 1966, pp. 654 s.; M. Viale Ferrero, Scenografia e costumi, in Il teatro Regio di Torino, Torino 1970, pp. 177-180; N. Gabrielli, Racconigi, Torino 1972, pp. 56, 58; M. Viale Ferrero, Disegni e progetti di L. M. per decorazioni eseguite in palazzi di Casale, in Atti del IV Congresso di antichità e d’arte, … 1969, Casale Monferrato 1974, pp. 486-504; E. Gribaudi Rossi, Ville e vigne della collina torinese. Personaggi e storia dal XVI al XIX secolo, Torino 1975, pp. 625 s.; Architectural and ornament drawings: Juvarra, Vanvitelli, the Bibiena family, and other Italian draughtsmen (catal.), a cura di M.L. Myers, New York 1975, p. 36; L. Levi Momigliano, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna: 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, Torino 1980, I, pp. 98-100; M. Viale Ferrero, ibid., II, pp. 791-793, 795-796 nn. 876, 878, 881, 882; Id., L. M., ibid., III, pp. 1460 s.; M. Di Macco, La Venaria Reale. Un libro e un’impresa decorativa, in I rami incisi dell’Arch. di corte: sovrani, battaglie, architetture, topografia (catal.), a cura di B. Bertini Casadio - I. Massabò Ricci, Torino 1981, pp. 328 s.; P. Astrua, Le scelte programmatiche di Vittorio Amedeo duca di Savoia e re di Sardegna, in Arte di corte a Torino da Carlo Emanuele III a Carlo Felice, a cura di S. Pinto, Torino 1987, pp. 81-90; E. Colle, L’elaborazione degli stili di corte, ibid., pp. 194-196; M. Di Macco, Il soggiorno dei Conti del Nord a Torino nel 1782. Sedi diplomatiche e collezioni di ambasciatori, in San Pietroburgo 1703-1825. Arte di corte dal Museo dell’Ermitage (catal., Stupinigi), a cura di S. Pettenati, Milano 1991, pp. 418-426 e passim; F. Blanchetti - I. Fragalà Data, in L’arcano incanto. Il teatro Regio di Torino: 1740-1990 (catal., Torino), a cura di A. Basso, Milano 1991, pp. 463 s., 528; G. Merlo et al., Gli artisti a Torino dai censimenti 1705-1806, Cavallermaggiore 1996, pp. 187, 237; S. Ghisotti, Le vicende dell’arredo e della decorazione di palazzo Falletti di Barolo attraverso gli inventari e i documenti d’archivio, in Palazzo Falletti di Barolo…, Cavallermaggiore 1999, pp. 48, 58-60; E. Colle, Il Regno di Sardegna: decorazioni d’interni e manifatture, in Il Neoclassicismo in Italia da Tiepolo a Canova (catal.), a cura di F. Mazzocca et al., Milano 2002, pp. 311 s.; Storia di Torino, V, Dalla città razionale alla crisi dello Stato d’Antico Regime (1730-1798), a cura di G. Ricuperati, Torino 2002 (si vedano in particolare i contributi di A. Basso, p. 875; F. Dalmasso, pp. 785, 787 s., 792, 795; F. Varallo, p. 835); P. Manchinu, in Pittori dell’Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1800-1830, a cura di P. Dragone, Torino 2002, pp. 341 s.; Vittorio Alfieri: aristocratico ribelle (1749-1803) (catal., Torino), a cura di R. Maggio Serra et al., Milano 2003 (si vedano in particolare i contributi di P. Astrua, pp. 127-133; E. Ballaira - A. Griseri, pp. 160 s.; L. Calzona, pp. 147 s.; A. Griseri, pp. 142 s.; C. Spantigati, p. 110); W. Canavesio, Il libro torinese del ’700 e la Stamperia reale, in La Stamperia reale di Torino e le tecniche di stampa del Settecento (catal.), a cura di E. Zanone Poma, Rivoli 2003, pp. 13 s.; E. Colle, Alle origini del gusto neoclassico, in Il trionfo dell’ornato: Giocondo Albertolli (1742-1839) (catal., Rancate), a cura di E. Colle - F. Mazzocca, Cinisello Balsamo 2005, pp. 31, 34 s. figg. 8a-8b; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 106; Diz. encicl. Bolaffi…, VII, pp. 206 s.