GIACCHINI (Giachini, Iachini), Leonardo
Nacque a Empoli da Andrea, figlio di Leonardo, di famiglia fiorentina, e fu battezzato nella chiesa di S. Andrea l'11 ott. 1501.
Dai documenti dell'Archivio dell'Università di Pisa si apprende che il G. fu ordinario di medicina teorica negli anni 1543-47; le notizie attorno alla sua giovinezza e formazione sono invece piuttosto vaghe e a volte discordanti. A. Fabroni sostiene che fu istruito presso lo zio paterno Pietro - canonico di Volterra e dal 1532 vescovo titolare di Ippona, residente a Pistoia - nelle discipline afferenti alla medicina e negli studi classici, acquistando una notevole conoscenza della lingua greca. Lo stesso Fabroni sostiene che il G. esercitò medicina a Lucca, prima del trasferimento a Pisa nel 1543. Altre fonti, tacendo l'esperienza lucchese, ricordano soltanto il suo soggiorno a Firenze, attorno al 1530, durante il quale egli fondò - con Jacopo Mini, Pier Francesco Paoli e un non meglio identificato Atanagi - la Nuova Accademia medica fiorentina.
L'accademia - i cui membri erano soliti riunirsi nella bottega di uno speziale presso la chiesa ora soppressa di S. Apollinare, nelle vicinanze delle carceri delle Stinche - fu denominata "galenica" per sottolineare la continuità della medicina promossa dai suoi membri con quella greca, ormai corrotta dalla contaminazione con la tradizione araba e dalle non sempre corrette traduzioni dei testi di Ippocrate e di Galeno. L'attività dell'accademia contro gli "arabisti" è documentata dalla raccolta di scritti intitolati Opuscula adversus Avicennam et medicos neotericos, qui Galeni disciplina neglecta barbaros colunt, pubblicati a Venezia nel 1533 e di nuovo a Lione nel 1540; tra gli opuscula si trova il libello attribuito al G. e a P.F. Paoli dal titolo Barbaromastix, nel quale si accusano i medici arabi di aver corrotto la medicina greca a causa della mancanza di senso critico, che impediva loro di anteporre i dati dell'osservazione e dell'esperienza all'autorità dei maestri.
L'attività dell'accademia fiorentina ebbe comunque alcuni avversari e oppositori; tra di essi Antonio Galfredo Condriceo, autore di un breve, ma pungente opuscolo intitolato In librum Novae Academiae Hetruscorum apologia (in S. Champier, Cribratio medicamentorum fere omnium…, Lugduni 1534, pp. 103-109), al quale rispose Guglielmo Guidubaldo di Beauvais con un brevissimo scritto inviato ai quattro membri dell'accademia e intitolato Contra Condriceum Etruscae Academiae obtrectatorem.
L'avversione che il G. nutriva contro i medici arabi è inoltre documentata nella dedica che Simone Giacchini prepose alla Lettera apologetica in difesa et lode del popone, scritta dal G. a Roma il 25 ag. 1527 e indirizzata a Filippo Valori (la lettera venne poi stampata a Firenze nel 1600 in appendice al Trattato della coltivazione delle viti di G.V. Soderini). In essa il G. ricorda la discussione, nata qualche anno prima in casa del Valori, quando - portato in tavola il melone - egli fu interrogato in qualità di medico circa la sua salubrità. Un non identificato medico lombardo aveva infatti indicato il frutto come causa di dolori di stomaco, febbri maligne e altri spiacevoli disturbi. La lettera del G., in cui si esaltano le qualità del melone, negandone la tossicità, si apre con la domanda "Cur pepon vinum gustu suave reddat?", già posta dal G. nelle Naturales quaestiones, pubblicate postume nella raccolta degli Opuscula elegantissima (Basileae, apud Petrum Pernam, 1563); sul tema il G. si soffermerà ancora nella Methodus curandarum febrium, anch'essa pubblicata postuma da Roderico Fonseca, a Pisa nel 1615 (pp. 106-108). L'abbozzo di una Lettera medica sulla natura, le varietà e la cultura dei poponi si trova inoltre nel ms. autografo Palatino 978 della Biblioteca nazionale di Firenze (cc. 7r-12r). Redatto - come anche il Palatino 982 - durante gli anni dell'insegnamento pisano, esso conserva pure, oltre agli appunti delle lezioni, i discorsi per il conferimento di lauree, per l'apertura e la chiusura dei corsi, annotazioni di vario genere, rifluite, in parte, nelle opere mediche a stampa, soprattutto nelle edizioni postume degli Opuscula elegantissima e dei Commentaria al nono libro di Rhazes (ar-Rāzī), pubblicate a Basilea da G. Donzellini rispettivamente nel 1563 e nel 1564.
Si tratta nel primo caso di una silloge di scritti di argomento vario, comprendente due opuscoli di carattere metodologico: Methodus praecognoscendi e De rationali curandi arte; un trattato De acutorum morborum curatione e il Libellus naturalium quaestionum dedicato ad argomenti vari e curiosità, non solo attinenti alla medicina. I Commentaria all'opera di Rhazes - tra i più illustri medici del mondo islamico, insieme filosofo, matematico, alchimista e cultore di scienze fisiche e naturali - sono invece per l'autore occasione per esporre le proprie opinioni, spesso mutuate dalla tradizione classica greca, nelle più disparate questioni relative alla medicina.
Il G. morì a Firenze il 13 ag. 1547 e fu sepolto il 16 dello stesso mese nella cappella di famiglia nella collegiata di S. Andrea in Empoli.
Fonti e Bibl.: Empoli, Arch. della collegiata di S. Andrea, Registro battesimale (1482-1504), Rapporti, I, c. 79v; Arch. di Stato di Pisa, Università di Pisa, 2° deposito, G.77 (Zibaldone Fabroni, I, cc. 74v, 83r); E.V. Figlinesi, Vecchie famiglie empolesi nell'inedito zibaldone d'un capitolare, a cura di M. Bini, in Bull. stor. empolese, VII (1963), 2, pp. 107, 143 n. 547; VIII (1964), 1, pp. 172 n. 768, 174 n. 790, 202 n. 1093; G.A. Mercklin, Lindenius renovatus, Norimbergae 1686, pp. 744 s.; D.M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli de' secoli bassi, XVIII, Firenze 1749, pp. 29, 31; H. Boerhaave, Methodus studii medici emaculata, et accessionibus locupletata ab Alberto ab Haller, II, Venetiis 1753, pp. 323, 335, 337, 368, 467; N.F.J. Eloy, Dictionnaire historique de la médecine, II, Liège-Francfort 1755, p. 76; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, II, Pisis 1792, pp. 258 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 2, Firenze 1810, p. 694; I codici Palatini della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, II, 1, Roma 1890, pp. 463, 465 s.; S. De Renzi, Storia della medicina, III, Napoli 1845, pp. 412, 462, 702, 708.