DEL TASSO, Leonardo
Nato a Firenze nel 1465, fu verosimilmente avviato all'arte dal padre, Chimenti di Francesco, con cui lavorò in S. Pancrazio opere importanti oggi perdute (cfr. voce Del Tasso, famiglia e Milanesi, 1873, p. 253). Nel 1497 era a Pistoia, chiamato con Benedetto da Maiano "a dare e fare il disegnio delle nuove fonti s'anno a fare in Duomo" (Bacci, 1912). In seguito alla morte di Benedetto da Maiano, avvenuta nello stesso 1497, ne rilevò la bottega (Baroni, 1875, pp.LXVII, LXXXII). Mentre la commissione pistoiese passava ad Andrea Ferrucci, il D. è menzionato a Firenze per alcuni lavori non più conservati. Così nel 1498 scolpiva la perduta tomba marmorea di Francesco Della Torre in S. Ambrogio e nel 1499 riceveva con il frattello Zanobi l'incarico di restaurare nove teste antiche in possesso della Signoria (cfr. Del Tasso, famiglia). Secondo la scritta letta dal Francioni e dal Milanesi sotto il S. Sebastiano tuttora visibile in S. Ambrogio, nel 1500 doveva già riposare nella tomba di famiglia.
Oltre alla statua testé menzionata, il Vasari (IV, p. 523) riferisce al D. "la tavola di marmo delle monache di Santa Chiara" oggi nel Victoria and Albert Museum di Londra (nnº 770-1861: cfr. per tutti Pope Hennessy, 1964).
Essa non è datata, ma un sicuro terminus post quem è rappresentato dall'anno d'inizio dei lavori di ristrutturazione della chiesa cui era destinata, che è il 1493. In quella occasione si dovette pensare di rinnovare anche l'altare, incastonando un preesistente tabemacolo della bottega di Antonio Rossellino in una struttura che fungesse pure da pala. Da qui l'aspetto non comune dell'opera del D., nella quale una ricca incorniciatura di marmo bianco ingloba, stagliate contro un fondo di marmo nero, le figure, ancora in marmo bianco, di quattro angeli volanti in alto e quelle stanti dei Ss. Chiara e Francesco in basso.
Il referente stilistico più vicino, sia per le forme architettonico-decorative sia per le figurazioni, è ravvisabile nei modi tardi di Benedetto da Maiano, sviluppati però, come ha osservato il Middeldorf (1938, p. 461), in senso classicistico. Questa tendenza risulta ulteriormente accentuata e singolarmente documentabile nel S. Sebastiano in legno dipinto, di S. Ambrogio, assai danneggiato durante l'alluvione del 1966 ed in seguito restaurato (Plahter, 1975).
Il disegno preparatorio che se ne conserva a Parigi nel Museo del Louvre (no 1365: cfr. Gamba, 1909) mostra ancora una certa vitalità alla Filippino Lippi, non lontana nello spirito dalle pitture variamente attribuite che tuttora adornano la nicchia della piccola statua. La versione finale, invece, è tutta improntata ad una compostezza e quasi rigidità di volumi che sembra far dimenticare il debito della figura nei confronti di prototipi illustri come il S. Sebastiano di Antonio Rossellino ad Empoli.È probabile che si debba solo ad un simile, voluto sforzo di distacco dalla tradizione stilistica quattrocentesca la notizia del Vasari (IV, p. 523) secondo cui il D. sarebbe stato discepolo di Andrea Sansovino.
Al S. Sebastiano di S. Ambrogio alcuni studiosi avvicinano la statua di egual soggetto conservata in S. Maria Maddalena de' Pazzi, sostenendone l'identità di mano (Medici, 1880, p. 245;Fabriczy, 1906, p. 262 n. 27; 1909, p. 36 n. 120). L'attribuzione non è sembrata né sembra convincente, mentre la proposta del Middeldorf di riconoscere nel D. l'autore delle parti in marmo dell'altare di S. Maria delle Grazie ad Arezzo è condivisa dal Pope Hennessy che la riferisce (1979, p. 194 n. 15). IlVasari descrive il portico della chiesa aretina come opera di Benedetto da Maiano e ciò rende possibile, dal punto di vista biografico, l'intervento del giovane Del Tasso. Un giudizio sullo stile è più difficile in quanto l'altare, se si prescinde da alcuni particolari architettonici disegnati forse da Benedetto da Maiano, traduce modelli precisi di Andrea Della Robbia, al quale il Vasari (II, p. 179) riferisce direttamente l'opera.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibliografia citata nella voce Del Tasso, famiglia, si veda G. Vasari, Le vite ... [1568], a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, p. 179; IV, ibid. 1879, p. 523; P. A. Orlandi, Abecedaro pittorico, Bologna 1704, p. 255;G. Milanesi, I Del Tasso intagliatori fiorentini dei secc. XV e XVI, in Storia dell'arte toscana: scritti vari, Siena 1873, pp. 245, 253;G. Baroni, La parrocchia di S. Martino a Majano, Firenze 1875, pp. 90, LXVII, LXXXII; U. de' Medici, Dell'antica chiesa dei cistercensi oggi S. Maria Maddalena de' Pazzi di Firenze, in Riv. europea, XXI (1880), p. 245; P. Franceschini, La chiesa di S. Maria Maddalena dei Pazzi, in Il Nuovo Osservatore fiorentino, XIII, 21 giugno 1885, pp. 102 s.; W. Bode, Denkmäler der Renaissance - Sculptur Toscanas, XI, München 1904, tav. 540a; Notizie, in Arte e storia, XIX (1900), p. 126; O. Orzalesi, Della chiesa di S. Ambrogio in Firenze e dei suoi restauri, Firenze 1900, p. 11;E. Mauceri, Andrea Sansovino e i suoi scolari in Roma, in L'Arte, III (1900), p. 254; C. von Fabriczy, Mem. sulla chiesa di S. Maria Maddalena de' Pazzi a Firenze e sulla badia di S. Salvatore a Settimo, ibid., IX (1906), p. 262, n. 27;Id., Kritisches Verzeichniss toskanischer Holz- und Tonstatuen bis zum Beginn des Cinquecento, in Jahrbuch der K. Preussischen Kunstsammlungen, XXX (1909), pp. 31, 36; C. Gamba, A proposito di alcuni disegni del Louvre, in Rass. d'arte, IX (1909), p. 37;G. Poggi, Un S. Sebastiano di Baccio da Montelupo nella badia di S. Godenzo, in Riv. d'arte, VI (1909), p. 135; P. Bacci, Documenti toscani per la storia dell'arte, II, Firenze, 1912, p. 138; A. Venturi, Storia dell'arte ital., X, 1, Milano 1935, pp. 260-64; U. Middeldorf, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon..., XXXII, Leipzig 1938, pp. 460 s.; W.-E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt am Main 1940, pp. 31, 35, 458; IV, ibid. 1952, pp.112, 573; V, ibid. 1954, p. 93;J- Pope Hennessy, Catal. of Italian sculpture in the Victoria and Albert Museum, I, London 1964, pp. 177 ss. (con bibl.); L. E. Plahtdr-U. Plahter, The St. Sebastian tabernacle ... in St. Ambrogio in Florence..., in Institutum Romanum Norvegiae. Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia, VI (11975), pp. 151-162;J. Pope Hennessy, Thoughts on Andrea della Robbia, in Apollo, CIX (1979), 205, pp. 186, 194 n. 15.