LEONARDO DE ARGENSOLA, Lupercio
Scrittore spagnolo, nato il 14 dicembre 1559 a Barbastro, da famiglia d'origine italiana, i Leonardo di Ravenna; morto a Napoli il 28 febbraio 1613. Studiò insieme col fratello Bartolomé (v.); passò poi a Madrid, dove fu gentiluomo di camera del cardinale Alberto d'Austria, arcivescovo di Toledo, e fu segretario di Maria d'Austria. Nominato cronista del re e della Corona d'Aragona, si assunse l'incarico di narrare la storia di Carlo V, in continuazione degli Anales di J. Zurita; ma ne fu distolto dal conte di Lemos, che, nominato viceré di Napoli, gli offrì l'alto ufficio di soprintendente della segreteria di stato e guerra del suo vicereame. Nel giugno del 1610 si recava a Napoli con la moglie, il figlio Gabriele, il fratello Bartolomé e molti letterati e poeti spagnoli. Fondatasi l'Accademia degli Oziosi (1611), che, sotto gli auspici del conte di Lemos, riuniva i letterati delle due nazioni, Lupercio vi fu socio col fratello; fu in relazione col Basile, con G. Cesare Capaccio e altri letterati italiani.
Assorbito dalle cariche politiche, egli non poté consacrare che i ritagli di tempo alla poesia, e la maggior parte dei suoi versi volle dare alle fiamme perché gli pareva che non si avvicinassero a quella perfezione cui mirava. Ma le poesie rimaste (Rimas, Saragozza 1634, insieme con quelle del fratello) gli dànno diritto a un posto notevole fra i poeti castigliani del principio del Seicento. È stato detto e ripetuto che i due fratelli L. de A. si somigliano, in poesia, come due gocce d'acqua, e che basta leggere le rime dell'uno per poter giudicare anche l'altro. L. è senza dubbio più fine e più elegante, Bartolomé ha maggior forza e profondità; entrambi manifestano una seria avversione alle innovazioni cultiste e s'ispirano ai poeti latini. A Lupercio dobbiamo alcuni dei più perfetti sonetti della lirica spagnola. Aveva scritto, all'inizio della sua attività letteraria, tre commedie (Filis, che è andata perduta; Isabela, e La Alejandra, intorno al 1581), ben presto dimenticate. I suoi lavori storici rimasero per la maggior parte inediti.
Ediz. e bibl.: cfr. voce precedente. Inoltre: O. H. Green, The Life and Works of L. L. de A., Filadelfia 1927.