COVIELLO, Leonardo
Nacque a Tolve in provincia di Potenza il 15 luglio 1869 da Domenico, magistrato e da Rosa Maria Summa.
Compiuti gli studi inferiori, raggiunse il fratello Nicola a Napoli per frequentare anch'egli la facoltà giuridica. Laureatosi a soli vent'anni con una dissertazione dal titolo Della usucapione delle servitù prediali, particolarmente attenta all'evoluzione storico-giuridica dell'istituto e agli apporti dottrinali della scuola di Bologna e dei commentatori, poi pubblicata a Roma nel 1891, si diede subito alla pratica forense.
Iniziò l'esercizio della libera professione nello studio di E. Gianturco, di cui divenne il più stretto collaboratore. Nel contempo, seguendo l'esempio del fratello Nicola, si dedicò agli studi, mostrando, fin dai primi lavori, una spiccata inclinazione verso tematiche concrete. Difatti già nell'annata 1892-93 della Critica forense sono inserite ben venticinque note a sentenza del C., che denotano la particolare attenzione dell'autore per il diritto vigente.
Invero anche negli articoli pubblicati nell'ultimo decennio del secolo sulla Giurisprudenza italiana (L'insolvibilità del coerede accollatario dei rifacimenti, XXXIV [1893], 4, pp. 203-213; Il patto di riscatto nella vendita, XXXVI [1895], 1, pp. 593-606; La responsabilità dell'offerente per la revoca della proposta, ibid., pp. 820-832) e in quello apparso sul Filangieri (La vendita a prova e la sua indole giuridica, XXI [1896], pp. 561-581, 641-654), nonché nell'importante saggio monografico sui Contratti preliminari (apparso nel terzo volume, parte terza dell'Enciclopedia giuridica italiana, Milano 1902, pp. 68-136), affiorava immediatamente l'orientamento del C. a trattare le questioni tenendo "sempre affisso lo sguardo alle esigenze pratiche, dando sostanza di regolamento ai temi studiati" (Ferrara).
Abilitato alla libera docenza in diritto civile presso l'ateneo napoletano nel 1897, vincitore di concorso della cattedra nella facoltà di giurisprudenza di Perugia nel 1899, chiese e ottenne - per vivere vicino al fratello Nicola, ordinario a Catania, a quel tempo già gravemente infermo - la cattedra di diritto civile dell'università di Messina. La "nota dominante" (Riccobono) nella vita del C. fu appunto l'affetto per il fratello. Ne condivise le battaglie nel mondo accademico sostenendone, con vigore e gusto polemico, le ragioni. Quando nel 1902 a Nicola fu contesa l'apertura del concorso per la cattedra di diritto civile nell'università di Napoli, pubblicò, una Lettera aperta con la quale denunciò l'ingiustizia compiuta nei confronti del fratello.
A Nicola, morto a soli 46 anni nel 1911, dedicò buona parte della sua attività, rielaborando ed aggiornando le sue opere maggiori, assumendosi altresì "la responsabilità del mantenimento e dell'educazione" (Riccobono) dei suoi otto figli. Tuttavia non trascurò né la propria ricerca scientifica né la carriera accademica.
Svolgendo anche un'intensa attività di avvocato, pubblicò un gran numero di scritti teorici e pratici, disseminati in opere collettive (Studi Scialoja, Studi Lilla, Studi Simoncelli), in riviste di dottrina e di giurisprudenza (la Rivista di diritto commerciale, la Rivista di diritto civile, Diritto e giurisprudenza, Il Filangieri, Giurisprudenza italiana).Appartengono a questo periodo: Della cosidetta "culpa in contrahendo", in Filangieri, XXV (1900), pp. 721-746; Indole giuridica delle decime ex feudali, in Giurispr. ital., XLI (1900), 1, pp. 961-998; La trascrizione del precetto immobiliare ed i suoi effetti in sede di fallimento, in Onoranze al prof. V. Lilla..., Messina 1904, pp. 66-78; Natura giuridica del possesso dell'alienante prima della consegna, in Studi di diritto... in on. di V. Scialoia..., Milano 1905, 11, pp. 35-49; L'incapacità naturale di contrarre, in Riv. del dir. comm., VI (1908), 2, pp. 237-240; La clausola di revoca ed arbitrio del concedente sulla enfireusi perpetua, in Riv. di diritto civile, IV (1912), pp. 513-537; Beneficio di inventario ed azione di riduzione, in Studi giuridici in on. di V. Simoncelli, Napoli 1917, pp. 125-40; La riforma della trascrizione secondo il decreto-legge 5 nov. 1916, in Riv. di dir. civ., VIII(1916), pp. 740-747; La dichiarazione di presunzione di morte per gli scomparsi in guerra, ibid., XI (1919), pp. 547-551. Di particolare interesse per i suoi risvolti metodologici, orientati al recupero dell'esegesi, anche se in una prospettiva sistematica non rigidamente influenzata dalla dottrina tedesca, è la prolusione letta il 14 genn. 1908 nell'università di Palermo: Dei moderni metodi di interpretazione della legge, in La Corte di appello, VI(1908), pp. 119-132. In questa prolusione, distinguendo le questioni giuridiche da quelle sociali, egli sostenne con rigido formalismo che "se proprio la legge consacra quella che nel caso concreto sembra un'iniquità, bisogna piegare il capo e tollerare questo come male minore di fronte al male maggiore dell'arbitrio sconfinato".
Il C. precisò poi ulteriormente la sua ostilità nei confronti delle formule del socialismo giuridico e della pandettistica tedesca nella prolusione napoletana del 1918 intitolata: Gli errori della giurisprudenza e i suoi trionfi (in Giurispr. ital., IV [1918], pp. 33-49).
Il suo contributo alla moderna scienza civilistica italiana ebbe, in realtà, carattere di estrema concretezza. Egli fu soprattutto "un osservatore critico dei dibattiti dottrinali"; non vi fu infatti "questione nuova che si agitasse", o nella Cassazione o tra i giovani giuristi, in cui egli non intervenisse (Ferrara) e alla quale non fosse in grado di offrire delle soluzioni lontane dalle astrattezze dogmatiche e dalle valutazioni a sfondo solidaristico. "L'aderenza al diritto positivo" (Santoro Passarelli) e il più "assoluto dominio della giurisprudenza" (Riccobono) sono evidenti anche nelle sue opere di maggior respiro (Le semitù prediali, Parte generale, Napoli 1926; Delle ipoteche, ibid. 1928; 2 ed., Roma 1936) e lo distinguono nettamente dal fratello Nicola il quale manifestò sempre spiccate tendenze dommatiche e speculative. Questa diversità, che contribuì invero a completarli a vicenda, appare evidente nelle riedizioni postume delle opere del fratello Nicola, alle quali il C. assicurò una straordinaria longevità editoriale.
Nelle ristampe, del Manuale di diritto privato, dei due volumi sulla Trascrizione e soprattutto del trattato sulle Successioni, ilcontributo del C., volto ad aggiornare le opere del fratello in rapporto ai nuovi approfondimenti dottrinali, si precisa appunto nell'analisi delle norme e della relativa giurisprudenza.
In particolare con riguardo alla monografia del fratello Nicola sulle successioni il C., con la ristampa dei 1937, provvide a rielaborare completamente la materia tenendo conto del progetto sulle "Successioni e donazioni" presentato nel 1936 alla Commissione reale per la riforma del codice, sicché può senz'altro ascriversi a lui il volume pubblicato con il suo nome presso l'editore Giuffré con il titolo Successione legittima e necessaria nel 1937 e ristampato nel 1938. Per la carriera accademica "la fortuna" - come ebbe a sottolineare Santoro Passarelli - fu con lui "più benevola che col fratello Nicola", infatti "dopo sette anni d'insegnamento a Messina e dieci a Palermo" ritornò come ordinario di diritto civile nella facoltà di giurisprudenza dell'università di Napoli (1918).
Del C. merita di essere ricordato il ruolo assolto nell'elaborazione del nuovo codice civile. Egli infatti, negli anni successivi alla prima guerra mondiale, non solo intervenne nel dibattito sulla riforma della normativa civilistica del 1865 dalle pagine delle maggiori riviste con saggi brevi e incisivi - spogli "del peso dei luoghi traslatizi e delle inutili divagazioni" (Santoro-Passarelli), - ma partecipò anche, insieme a V. Scialoja ed A. Rocco, ai lavori legislativi.
Si devono a lui la Relazione al progetto di legge sulla trascrizione della sotto-commissione reale per la riforma del Codice civile (Roma 1925) e l'elaborazione del progetto sulle ipoteche che fu interamente recepito nel codice del 1942.
Sono legati a questi temi: Le azioni di nullità e la trascrizione, in Foro italiano, LII (1929), 1, pp. 1233-1238; Proposte di riforma al Cod. civile in tema d'ipoteche, ibid., LVII (1934) pp. 210-239; L'ipoteca è un diritto reale?, in Rivista di diritto civile, XXX (1936), pp. 1-14; Sul patto di frazionamento dell'ipoteca solidale, ibid., XXXI (1937), pp. 31-43; La trascrizione ordinata della legge sulle tasse ipotecarie in relazione al Codice civile vigente e al progetto di riforma, in Foro italiano, LXI (1938), 4, pp. 1-15.
Negli scritti del C. notevole fu la varietà dei temi che affrontarono in diverse direzioni il campo del diritto civile, tuttavia il settore in cui la sua opera risulta più importante e duratura è senz'altro quella dedicata alla trascrizione ed alle ipoteche.
Il suo contributo soprattutto nel campo dei diritti reali di garanzia, pur attingendo all'esperienza didattica, ha esercitato, tra le due guerre mondiali, un'influenza profonda sulla dottrina civilistica italiana.
L'ultimo suo scritto sulla trascrizione apparve postumo nel 1939 sul Nuovo Digesto italiano.
Il C. morì a Napoli il 17 sett. 1939. Negli ultimi anni poté vedere uno dei suoi nipoti, Leonardo iunior, seguire la tradizione intellettuale di famiglia e divenire professore ordinario di diritto civile.
Bibl.: Notizie biogr. sul C. si possono attingere da F. Ferrara, L. C., in Diritto e giurisprudenza, LIV (1939), pp. 223 ss.; S. Riccobono, L. C. Commemor., in Annuario della R. Accad. d'Italia, X-XII (1937-40), pp. 287-93, che contiene anche una bibliografia dei suoi principali scritti. Altre scarne notizie in F. Santoro Passarelli, L. C. (1869-1939), in Annuario dell'Univ. degli studi di Napoli per gli anni accad. 1941-42 / 1946-47, Napoli 1947, pp. 405 ss.; F. Ferrara, Un secolo di vita del diritto civile (1839-1939), in Scritti giuridici, III, Milano 1954, pp. 241 s.; F. P. Gabrieli, C. L. (senior), in Noviss. Digesto Ital., IV, 1964, p. 1077.