BUFALINI, Leonardo
Figlio di Giampietro, nacque probabilmente alla fine del sec. XV, dato che si presume sia giunto molto giovane a Roma - da Udine - insieme con Antonio Blado, del quale era collaboratore (Bertolotti, 1884, p. 40).Era misuratore e architetto apprezzato e consultato dai maestri urbinati di architettura militare (Guglielmotti): come si deduce da una lettera, datata 18 marzo 1548, di Mario Savorgnan a Giangiacomo Leonardi (Pesaro, Bibl. Oliveriana, cod. 218)anche questi due lo giudicavano degno di stare a loro confronto (v. Ehrle, p. 19). Il 15 luglio 1535s'immerse nel lago di Nemi insieme con Francesco de Marchi (Della Architettura militare del capitanio F. de' Marchi…, Brescia 1599, f. 42)per esplorare le famose navi romane.
Il 18 luglio 1552, già molto ammalato, dettava, a Roma, il suo testamento (pubbl. da Bertolotti, 1880, pp. 158-160;ma attualmente non reperibile); il 2 dicembre 1552 risulta già morto (Bertolotti, 1884, p. 41).
Dal testamento si ricava che il B. lavorava in proprio, coadiuvato probabilmente dal fratello Domenico e certamente da un operaio, Domenico di Natale da Visco. Aveva contratto alcuni debiti per stampare la sua Pianta di Roma alla quale deve la fama. Possedeva una discreta abitazione nel borgo S. Pietro e dei risparmi: lasciò erede universale la moglie, dato che il figlio Antonio era già morto. Le poche notizie sulla sua vita, oltre che dal testamento, si ricavano dalla breve prefazione alla sua Pianta dalla quale risulta che la professione che gli era più congeniale era quella di misuratore: infatti disegnò la città di Roma "non ad normam solum. et circinum, sed ad pyxidem etiam nauticam, coeli et solis situs et intervallorum ratione habita exactam"; così gli piaceva essere ricordato, con il compasso tra le mani, come appare nell'autoritratto sul bordo inferiore della pianta. Egli pose in effetti una cura meticolosa nel segnare tutte le misure, anche quelle di dettaglio, del circuito grandioso delle mura aureliane, e la sua fatica venne apprezzata anche da Onofrio Panvinio che nella prefazione del De Republica Romana del 1558 (cod. Vat. 6683, p. 202) dice la pianta frutto di venti anni di studio ("... incredibili labore et pertinaci XX annorum studio...").
La Pianta di Roma fu stampata, presso il tipografo Antonio Blado, il 26 maggio 1551 a Roma, e ivi ristampata da tale Antonio Trevisi da Lecce tra. il 1560 e il 1561, dopo il decennio stabilito dal privilegio. Si tratta di una xilografia in dodici fogli (ciascuno di mm 495 × 350) e quattro strisce (ciascuna di mm 495 × 132). È orientata con il lato est in alto e sui quattro margini appaiono le maschere di 24 venti. La scala è indicata sul margine superiore della carta. La toponomastica è scritta parte in latino, parte in italiano, ma si contano diversi errori in entrambe le lingue. In margine sono pure disegnati gli stemmi di Venezia, Carlo V, Giulio III, Roma, Enrico II di Francia e del "C[oúte] M[ichele] D[ella] T[orre] V[escovol D[i] C[èneda]", cioè delle città e dei sovrani che avevano concesso privilegi per la stampa, e di colui che, vescovo di Ceneda (Vittorio Veneto) dal 1547 al 1586, ma originario anch'egli di Udine, era stato probabilmente protettore del Bufalini. Inoltre sulla Pianta sono stampati l'avviso al lettore, il privilegio decennale, la dedica a Giulio III, l'autoritratto con la data 1551. Nella ristampa appaiono due lettere del 16 nov. 1560 sui danni prodotti dalle inondazioni del Tevere, indirizzate dal Trevisi ai Conservatori di Roma e al cardinale Carlo Borromeo. Non si conosce nessun esemplare della prima edizione. Si conoscono solo tre esemplari della Pianta, appartenenti alla ristampa del 1560; nella Bibl. Vaticana sono conservate una copia completa (Coll. 39[1] C.R.) e una parziale allegata al cod. Barb. lat. 4432;il terzo esemplare è nel British Museuin (Map room S.I.R. [1]). Esiste pure una copia ms. non datata, molto libera, che fino al 1874 si trovava nel convento francescano di S. Maria degli Angeli a Cuneo e ora nella Bibl. Nazionale di Roma (P.A. 1 ter).
Della carta, che costò al B. sette anni di lavoro, come dice il Trevisi, o addirittura venti, come afferma il Panvinio, non furono fatte molte copie per la ristrettezza dei mezzi del suo autore e forse anche per il motivo "militare" per cui fu fatta. D'altra parte la ristampa del Trevisi, ostacolata dalle cattive condizioni del legno, aveva lo scopo preciso di progettare la costruzione di argini, resisi necessari dopo l'inondazione del Tevere del 5 marzo 1559 come si legge in due lettere del Trevisi, oltre quelle citate, incollate sul lato inferiore dell'esemplare del British Museum.
La fonte prima della Pianta del B. è quella di Roma antica di Bartolomeo Marliano, inserita nella seconda edizione della sua Urbis Romae Topographia, pubblicata a Roma nel 1544 (dimensioni mm 306 × 464) e che ha lo stesso orientamento e la medesima precisione nei particolari di quella bufaliniana, anche se quest'ultima dimostra maggiori capacità geodetiche. Pur essendo rara, la Pianta di Roma del B. ebbe un grandissimo influsso sulle posteriori piante di Roma, che la ripresero in varia misura nei suoi contenuti essenziali. La più fedele copia è quella pubblicata da Francesco Paciotto a cura di Antonio Lafreri nel 1557. Nel 1621 l'abate Paolo De Angelis pubblicò a Roma un'incisione in rame, ridotta ai 2/3, della Pianta del B., nel volume Basilicae S. Mariae Maioris de Urbe descriptio et delineatio, e nel 1630 Giovanni Semeraro pubblicò, sempre a Roma, nelle Memorie Sacre delle Sette Chiese di Roma, la Pianta della Chiesa e del Palazzo Laterano, disegnata da Francesco Contini, di chiara ispirazione bufaliniana; meno supine dipendenze si osservano nella Pianta del 1552 di Pirro Ligorio. Alla fine del sec. XVI, con le grandi riforme edilizie di Gregorio XIII e di Sisto V, naturalmente si attenua l'influsso del B., ma non si spegne del tutto, perdurando fino ai secoli XVII e XVIII per opera del Cartaro e del Dupérac. Nel 1748 G. B. Nolli pubblicò la carta ridotta del B., e da questo momento essa prese un significato storico.
Bibl.: A. Bertolotti, La pianta di Roma di L. Buffalini, in Arch. stor.... di Roma, IV (1880), pp. 157-163; G. Beltrami, L. B. e la sua pianta topogr. di Roma, in Riv. europea. Riv. internaz., XII (1880), pp. 5-28, 361-387; [E. Stevenson], in Mostra della città di Roma alla Espos. di Torino nell'anno 1884(catal.), Roma 1884, pp. 61-63, n. 84; A. Bertolotti, Artisti veneti in Roma, Venezia 1884, pp. 39-41; A. Guglielmotti, Storia della marina pontificia, V, Roma 1887, pp. 34, 111, 310; F. EhrIe, Roma al tempo di Giulio III. La pianta di Roma di L. B...., Roma 1911; C. Hülsen, ... Bibliografia... delle piante... di Roma, in Arch. d. R. Società rom. di stor. Patria, XXXVIII(1915), pp. 12-19; Le Piante di Roma, a cura di A. P. Frutaz, Roma 1962, I, pp. 168-170; II, tavv.. 189-221; R. Lefevre, Note sulla pianta cinquecentina del B., in L'Urbe, XXVI (1963), 2, pp. 25-32; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 201.