BIANCHI, Leonardo
Nacque a Sannita di San Bartolomeo in Galdo (Benevento) il 5 apr. 1848 da Vincenzo, chimico farmacista, e da Alessia Longo. Compiuti gli studi classici a Benevento, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Napoli, ove frequentò gli istituti di anatomia patologica di O. von Schrön e di L. Armanni. Laureatosi nel 1871, fu nominato medico dell'ospedale del R. Albergo dei poveri, dove poté approfondire lo studio della neuropsichiatria. Dopo aver conseguito la docenza in elettroterapia nel 1876, quella in patologia medica nel 1877 e quella in clinica medica nel 1878, il B. divenne nel 1881 aiuto di G. Buonomo, direttore del manicomio provinciale di Napoli e incaricato di psichiatria in quella università; nel 1882 organizzò, come coadiutore, l'Istituto psichiatrico di Napoli. Alla morte del Buonomo, nel 1890 venne chiamato presso l'università di Napoli, ove fuse insieme le due cattedre di neuropatologia e di psichiatria. Da allora in poi il B. dedicò tutta la sua attività scientifica alla neurologia e, in modo particolare, alla psichiatria.
Nel clima delle allora fiorenti ricerche neuropsichiatriche, egli impose la propria personalità di clinico e di scienziato. Affrontando il problema della eventuale localizzazione a livello corticale dei processi psichici, pensò di condurre le sue osservazioni sul piano sperimentale. Nel comportamento di alcune scimmie cui aveva asportato i lobi frontali, osservò che gli animali, mentre non mostravano alcuna variazione della motilità volontaria e della sensibilità, presentavano invece un notevole decadimento delle facoltà psichiche, caratterizzato da difetti della percezione, della memoria, della condotta. Nel congresso internazionale di Roma del 1894 non pochi furono gli oppositori della teoria del B., ma già nella stessa sede A. Tamburini dimostrò che il substrato anatomo-patologico della paralisi progressiva, nella quale si registrano appunto gravi alterazioni psichiche, è rappresentato da lesioni cerebrali diffuse, notevolmente più accentuate nei lobi frontali. Successivamente, il B. concentrò le sue osservazioni sui cerebrolesi, soprattutto durante il periodo della prima guerra mondiale, dimostrando che il mutilato dei lobi frontali è incapace di sforzi mentali e perde la capacità di risolvere i problemi più semplici. Era in tal modo delineata la dottrina del B., secondo la quale la fusione fisiologica dei prodotti forniti dalle zone sensoriali è operata dai lobi frontali, sede quindi delle superiori attività intellettive, affettive, psichiche.
Il B. fu autore di altre importanti ricerche di neuropsichiatria: individuò le zone di associazione ai confini di ciascuna area sensoriale e percettiva, dimostrò che la demenza afasica è effetto della sordità verbale, illustrò tre fasci associativi nella compagine cerebrale, il fronto-occipitale, l'arcuato, il temporo-frontale, come vie di comunicazione tra le zone sensoriali di Wernicke e l'opercolo rolandico frontale. Un cenno particolare merita quella particolare alterazione, da lui descritta e quindi legata al suo nome, conosciuta come "sindrome profonda del lobo temporale di Bianchi", caratterizzata da emiplegia transitoria, emianestesia e astereognosia, alessia, agrafia, sordità verbale transitoria, emianopsia, disorientamento e decadimento mentale (per i disturbi delle simbolie, e solo nei letterati).A questa attività di scienziato e di medico il B. aggiunse quella, certo più modesta, di uomo politico, esplicata in diversi periodi. Deputato (1892 e 1897-1919) nei collegi di San Bartolomeo in Galdo e di Montesarchio, inizialmente si era unito ai gruppi democratici di opposizione, cui appartenevano anche F. Cavallotti e M. R. Imbriani; nelle successive vicende della vita parlamentare italiana ebbe una posizione più autonoma, pur facendo parte della sinistra democratica. Si interessò per lo più di problemi sociali: riforma del sistema penitenziario, istituzione di sanatori criminali, riforma del regolamento sulla prostituzione, lotta antimalarica, lotta antitubercolare, emigrazione.
Nel ministero, chiaramente di transizione, presieduto da A. Fortis, al B. fu affidato il dicastero della Pubblica Istruzione che resse dal 28 marzo al 24 dic. 1905.
In quel brevissimo periodo di governo il B. intervenne nella polemica per la riforma della scuola con la nomina di una commissione reale, di cui fece parte tra gli altri anche G. Salvemini, alla quale venne affidato il compito di esaminare l'ordinamento degli studi secondari in Italia, attraverso indagini di carattere didattico ed amministrativo. Il progetto elaborato dalla commissione, largamente influenzato dal B. e bloccato per l'opposizione della Federazione insegnanti, prevedeva una scuola media unica senza latino, da cui si sarebbero diramati la scuola normale e l'istituto tecnico da una parte e il liceo classico e moderno dall'altra.
Fra le altre iniziative del B. in questo settore sono da ricordare l'istituzione della cattedra di psicologia sperimentale nelle facoltà di lettere e filosofia delle università di Roma, Napoli e Torino, e della cattedra di antropologia criminale a Torino. A Milano fondò la clinica delle malattie del lavoro.
Il conflitto mondiale vide il B. allineato con gli interventisti: fece parte della commissione parlamentare incaricata di esaminare il progetto di legge per il conferimento dei pieni poteri, nominata dopo il rigetto delle dimissioni del presidente del consiglio, Salandra, e di cui facevano parte Barzilai, Bettolo, Bissolati, Boselli, Credaro, Luzzatti ed altri. Un vero e proprio incarico di governo venne affidato al B. nel ministero Boselli, costituitosi nel giugno 1916 e durato fino al 30 ottobre 1917.
Divenuto ministro senza portafogli, il B. ebbe mansioni esclusivamente e puramente tecniche: si occupò dell'organizzazione e del coordinamento dei servizi sanitari di guerra; con un'indagine minuziosa ed attenta sulle condizioni degli istituti sanitari nelle zone di guerra e nelle retrovie riuscì - entro certi limiti - a migliorarne le condizioni. Particolare attenzione fu dedicata ai feriti ai nervi ed ai centri nervosi, ed ai soldati psicopatici.
Divenuto senatore nel 1919, il B. venne chiamato a far parte della Commissione del dopoguerra, ove riferì sulla profilassi delle malattie nervose e mentali.
Autore di numerose pubblicazioni scientifiche, egli fondò nel 1883 e diresse la rivista La psichiatria,la neuropatologia,e le scienze affini, che divenne poi Annali di neurologia.
Il B. morì a Napoli il 13 febbr. 1927.
Fra i suoi numerosi scritti si ricordano: La emiplegia,saggio di fisiopatologia del cervello con speciale riguardo alle localizzazioni cerebrali, Napoli 1886; Semeiotica delle malattie del sistema nervoso, Milano 1889; Sulle localizzazioni cerebrali, Napoli 1893; La frenesi sensoria e la paralisi progressiva, Milano 1897; Malattie del cervello, in Trattato italiano di patologia e terapia medica, a cura di A. Cantani e E. Maragliano, II, 2, Milano 1899; Trattato di psichiatria, Napoli 1905; La meccanica del cervello, Torino 1921; Eugenica, Napoli 1925. Si menzionano, ancora, i saggi: Sulle degenerazioni sperimentali discendenti nel cervello e nel midollo spinale, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XII(1886), p. 225; Un caso di sordità verbale,metodo pedagogico nella cura della stessa,ibid., pp. 57-71; La fatica nel cervello, in Nuova Antologia, 16 giugno 1908, pp. 565-585; L'opera di C. Lombroso. La delinquenza e la nostra legislazione,ibid., 1º apr. 1910, pp. 403-416; L'alcolismo in Italia. La questione dell'alimentazione,ibid., 1º ag. 1916, pp. 258-279; L'Università,ibid., 16 nov. 1922, pp. 155-170; È necessario coordinare la riforma del nostro sistema penitenziario con quella del codice penale,ibid., 1ºfebbr. 1925, pp. 270-187.
Fonti e Bibl.: Archivio centrale dello Stato,Carte L. Bianchi (1915-1917); A. Tamburini, L. B., in Nuova Antologia, 1ºdic. 1913, pp. 515-517; G. Felsani,Onoranze a L. B. nel giubileo del suo insegnamento, Napoli 1923; E. Rossi,L. B. e l'opera sua, in Nuova Antologia, 1ºgiugno 1923, pp. 243-252; B. De Camillis, L. B., Napoli 1924; L. B., in Riv. sanitaria sicil., XV(1927), pp. 233 s.; C. Colucci, In morte di L. B., in Atti della R. Acc. delle Scienze medico-chirurgiche di Napoli, LXXXI (1927), pp. 47-60; M. Sciuti,In mem. del maestro, in Riv. sanitaria sicil., XV(1927), pp. 234-237; F. Meda, I cattolici italiani nella guerra, Milano 1928, p. 28; N. Tirone,Alla memoria di L. B., Benevento 1928; A. Pazzini,Storia della medicina, IIMilano 1947, pp. 451, 454, 461 s.; F. Saporito, L. B., in L'Osped. psichiatr., XVI-XVII (1948-1949), pp. 229-252; G. Deffenu,L. B. a cento anni dalla nascita, in Castalia, V(1949), pp. 39 s.; E. B., L. B., in Gazzetta sanitaria, XXI (1950), pp. 283 s.; O. Fragnito,L. B. e la dottrina delle localizzazioni cerebrali, in Rass. clinico-scientifica, XXVI(1950), pp. 291-296; A. Pazzini,La neuropsychiatrie en Italie à travers les siècles, in Scientia medica italica, I(1950), pp. 625-641; D. Bertoni Jovine,La scuola ital. dal 1870 ai giorni nostri, Roma 1958, pp. 139, 141, 145; G. Salvemini,Scritti sulla scuola, a cura di L. Borghi e B. Finocchiaro, Milano 1967, p. 238; I. Fischer,Biographisches Lexikon der hervorragenden Aerzte..., I, München-Berlin 1962, p. 112; Enciclopedia Italiana, VI, p. 866; Enciclopedia medica italiana, II, col. 1209,sub voce Cervello.