BELLINI, Leonardo
Nipote di Iacopo, come risulta dall'atto notarile del 18 ag. 1443 (Paoletti), in cui questi si impegnava a retribuire il B., che da dodici anni teneva presso di sé come figlio.
Il B. è detto in quel documento e nei successivi "quondam ser Pauli"; ma non è noto che lacopo avesse un fratello di nome Paolo: così si chiamava invece il marito di sua sorella Elena, ricordato in vita nel 1424; tuttavia, nelle carte d'archivio questo pittore e miniatore appare spesso col cognome Bellini.
Altri documenti ricordano il B. a Venezia nel 1448 (Moretti) - quando compare come teste insieme col veneziano Antonio di Giacomo, noto per due mosaici firmati a S. Marco nel 1458 - e ancora nel 1463 (Ludwig), nel 1469 (Ludwig) e nel 1480 (Cecchetti), quando il B. si dice abitante a Padova..
Del B., quasi completamente ignorato fino a pochi anni or sono, si conosce lo stile da quando è stata individuata (Moretti) al British Museurn (Add.ms. 15816) la Promissione dogale di Cristoforo Moro, che da un documento risulta pagata al miniatore quattro ducati d'oro il 7 dic. 1463. Tale stile, inconfondibile nella produzione veneziana del Quattrocento, permette di attribuire al B. la decorazione di altri codici, tra i quali possiamo ricordare un salterio (Oxford, Bodieian Library, ms. Can. Lit.8), la Commissione di Cristoforo Moro a Domenico Diedo, del 1464 (Boston, I. Stewart Gardner Museum, 2, b/5. 2), la Promissione dogale di Niccolò Marcello, del 1473 (Venezia, Bibl. Correr, ms. III, 322), la Commissione di Niccolò Marcello ad Andrea Lion, dello stesso anno (Venezia, Bibl. Marciana, ms. Lat.X, 358), la Commissione di N. Marcello a Giovanni Molin, del 1474 (ibid., ms. Lat.X, 272), il Giuramento del procuratore Leonardo Contarini, del 1483 (Venezia, Bibl. Correr, ms. III, 314), la Summa de Ecclesiastica Potestate di Agostino Trionfo (ms. Phillipps 3618, ora a New Haven, Yale Law Library), un Uffizio della Beata Vergine (Udine, Bibl. Arcivescovile).
Il B. rivela dapprima una certa curiosità per le novità artistiche introdotte dai Fiorentini a Padova e a Venezia: la sua posizione culturale è per certi aspetti affine a quella dei mosaicisti Silvestro e Antonio, con l'ultimo dei quali l'abbiamo visto in relazione nel 1448. Egli desume i suoi modelli da v rie fonti: donatelliane, mantegnesche (per esempio, il S. Marco nella Commissione ad Andrea Lion è ispirato al S. Marco giovanile dei Mantegna nell'Istituto Staedel di Francoforte), giambelliniane, pur permanendo in lui la morbidezza pittorica propria dello zio Iacopo. Come miniatore, pare essere stato lui a introdurre a Venezia il fregio marginale di tipo ferrarese, costituito da filigrana raggiata che nei suoi intrecci rinserra fiori, animali e medaglioni che sono come finestre aperte sulla natura: il repertorio naturalistico tardogotico assume aspetto "umanistico", mentre lo schema delle iniziali resta legato alla tradizione.
Con l'andar del tempo la maniera del B. si fa più greve: il miniatore pare ripetersi stancamente, come disorientato dal nuovo indirizzo che la pittura veneziana ha preso ad opera del cugino Giovanni.
Proprio per la maggiore vivacità del suo tempo giovanile, si è fatta l'ipotesi che spetti al B. la Passio sancti Mauritii, donata da Iacopo-Antonio Marcello a Renato d'Angiò nel 1453 (Parigi, Bibl. de l'Arsenal, ms. 940), per la. quale sono stati fatti anche i nomi del Mantegna (M. Meiss, Andrea Mantegna as illuminator, Hamburg 1957) e del tuttora incognito Lauro Padovano (G. Robertson, The carlier work of Giovanni Bellini, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXIII [1960], p. 48).
Bibl.: B. Cecchetti, Saggio di cognomi..., in Arch. veneto, n. s., XVII (1887), t. XXXIV, I, p. 408; P. Paoletti, Raccolta di docum. inediti... della pittura venez. nei secc.XV e XVI...: I B., Padova 1894, p. 7; G. Ludwig, Archivalische Beiträge zur desch. der venezianischen Kunst, in Italien. Forschungen, IV(1911), r. 168; L, Moretti, Di L. B., pittore e miniatore, in Paragone (1958), n. 99, pp. 58-66.