ARRIVABENE, Leonardo
Nacque a Mantova da Giovanni Francesco, forse sul finire dei '400 o nei primi anni del '500. Sposò Paola Cattabeni dalla quale ebbe tre figli, Giovanni Francesco e Ludovico, entrambi letterati e un Geronimo non meglio identificato. Apparteneva a una famiglia legata per tradizione alla corte di Mantova; molti Arrivabene avevano occupato di padre in figlio l'ufficio di segretari dei Gonzaga dagli inizi del sec. XV. Anche l'A. doveva godere della piena fiducia dei duchi, se nel 1549 il cardinale Ercole gli affidò l'incarico di accompagnare in Francia Ludovico, terzogenito del duca Federico e di Margherita Paleologo. L'A. era già avanzato negli anni e afflitto dalla gotta, ma non si rifiutò di adempiere la delicata missione, per la quale avrebbe dovuto non solo assumersi la responsabilità dell'educazione di Ludovico, che aveva appena dieci anni, ma anche il non facile compito di accattivarsi le simpatie della corte francese, in modo da equilibrare la dipendenza dei Gonzaga dalla Spagna e procurare un brillante avvenire al suo allievo Ludovico, che, cadetto, non possedeva beni ereditari.
L'A. fu nominato governatore della casa del giovane Gonzaga e ritenuto responsabile del comportamento delle venti persone che formavano il seguito; tra queste era anche suo figlio Giovanni Francesco. Lo stipendio assegnatogli fu di appena 15-20 scudi mensili. La comitiva giunse a Parigi alla fine di agosto del 1549 e la permanenza si prolungò fino al 1559.
Durante questi dieci anni l'A. tenne informati i Gonzaga su tutto quanto avveniva a Parigi, con continui dispacci, riguardanti sia personalmente Ludovico, sia, più in generale, gli umori della corte francese nei confronti dei duchi di Mantova, e, sotto ogni riguardo, l'opera dell'A. si dimostrò preziosa. A loro volta, il cardinale Ercole e Margherita Paleologo diressero dall'Italia ogni passo del governatore e dei familiari di Ludovico.
Passato però appena un anno dalla sua andata in Francia, l'A. fu vittima di un incidente che rese ancora più precarie le sue condizioni di salute: cadendo da cavallo si ruppe una gamba, che, nonostante l'intervento dei migliori medici francesi, gli fu rimessa a posto così male da "rimaner tutta torta". Ricordo indiretto di questa circostanza è la satira che il figlio dell'A., Ludovico, scrisse contro i medici francesei, satira che intitolò Sylvius Ocreatus,apparsa a Parigi nel 1555.
Il 1557 fu un anno di preoccupazioni per l'A.: Enrico II volle che Ludovico Gonzaga partecipasse alla spedizione in soccorso di San Quintino, ma durante la battaglia del 10 agosto il giovane fu fatto prigioniero. L'A. nell'ottobre partì per Bruxelles per pagare il riscatto al conte di Eginont (che aveva avuto in consegna Ludovico) e risolvere così la delicata situazione creatasi con il re di Francia, il quale temeva che Ferrante Gonzaga, alleato degli Spagnoli e zio di Ludovico, distogliesse il giovane dalla fedeltà alla causa francese. L'A. e il Gonzaga rimasero prigionieri, sulla semplice parola d'onore, del conte di Egmont, fino all'aprile del 1558; poi, pagato il riscatto e riacquistata la libertà, visitarono numerose città dei Paesi Bassi e della Francia.
Nell'agosto del 1559 l'A. fu richiamato in Italia, dato che ormai Ludovico, ventenne, era in grado di provvedere a sé stesso. Al suo ritorno i Gonzaga gli conferirono il titolo di governatore di Casale a ricompensa della sua opera di educatore e soprattutto della sua attività di agente diplomatico: a lui infatti era stato affidato il compito di spianare i contrasti tra i Famese e i Gonzaga, di guadagnare l'appoggio dei Francesi al cardinale Ercole, nell'eventualità dell'elezione di un nuovo pontefice, di sollecitare la restituzione del Monferrato, occupato dai Francesi, secondo i patti stabiliti a Cateau-Cambrésis.
L'A. scrisse personalmente o fece scrivere lunghe relazioni sugli eventi ai quali assistette nell'ultiino anno trascorso a Parigi, come i festeggiamenti per la pace, le nozze di Isabella e di Margherita di Francia con Filippo II d'Asburgo ed Emanuele Filiberto di Savoia, la tragica fine di Enrico II.
Si ignora la data della sua morte.
Bibl..: A. Luzio, L. A. alla corte di Caterina de' Medici, Bergamo 1902.