Moussinac, Léon
Critico e teorico del cinema francese, nato a Laroche-Migennes (Yonne) il 19 gennaio 1890 e morto a Parigi il 10 marzo 1964. Uno dei padri della critica e della teoria del cinema, fu tra i protagonisti di quel movimento teorico di legittimazione della nuova forma espressiva come arte che si sviluppò in Francia negli anni Venti.
Di formazione umanistica, iniziò a occuparsi presto delle arti dello spettacolo. In particolare lo colpì la rivoluzione operata dal cinema che M. considerava, sulla scia dell'amico Ricciotto Canudo, un'arte sintetica (la 'settima arte') in grado di recuperare le peculiarità delle altre forme espressive in una prospettiva originale e legata alla contemporaneità. Nel 1921 fu tra i fondatori a Parigi, insieme a Canudo, del CASA (Club des Amis du septième art) e dal 1920 al 1927 tenne con regolarità la prima rubrica interamente dedicata al cinema sulla prestigiosa rivista letteraria "Mercure de France". Collaborò inoltre con Canudo dando il suo apporto alla rivista fondata da quest'ultimo nel 1922, "La Gazette des sept arts", e firmando la voce Cinégraphie per il famoso Manifeste des Sept Arts. In M. l'opera teorica e critica andò di pari passo con l'attività di promozione del cinema. Membro del partito comunista francese (dal 1922 al 1933 fu il critico del quotidiano del partito "L'humanité"), si può annoverare tra gli artefici della diffusione del cinema sovietico in Francia. Nel 1927, dopo un soggiorno in Unione Sovietica e dopo aver fatto conoscenza con Sergej M. Ejzenštejn, pubblicò Le cinéma soviétique (1928) e in seguito la raccolta di scritti e testimonianze Serge Eisenstein (1964). Nei suoi primi testi teorici, Naissance du cinéma (1925) e Cinéma: expression sociale (1926), M., influenzato dalle teorie di Louis Delluc e di Jean Epstein, individua nel cinema, inteso come tecnica e come forma che colpisce i sensi dello spettatore, la modalità espressiva in grado di rendere l'immagine della contemporaneità. A differenza di Canudo infatti, M. ritrova nel cinema una vocazione realista, tesa alla restituzione del reale e delle sue contraddizioni. In seguito al viaggio in URSS, la ricerca teorica di M. subì uno scarto rispetto al dibattito francese: in Panoramique du cinéma (1929) l'elemento distintivo del cinema è infatti individuato nel montaggio, sintesi di scienza e arte, elemento linguistico della realtà che il cinema porta al culmine delle sue potenzialità. Particolare fu l'influenza su M., dal punto di vista della ricerca sulle tecniche, dell'opera di Dziga Vertov, cui dedicò diversi scritti mettendo in evidenza proprio le potenzialità del cinema come tecnica in grado di ricostruire la realtà in modo creativo. Subito dopo la Seconda guerra mondiale, durante la quale combatté nella Resistenza, M. ricoprì diversi incarichi prestigiosi: dal 1946 al 1959 fu direttore dell'école nationale supérieure des arts décoratifs, mentre dal 1947 al 1949 fu direttore generale dell'IDHEC. Dopo la sua morte, nel 1967 gli venne dedicato dal suo Paese un premio, offerto ogni anno a un film straniero distribuito in Francia.
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