LENTE CRISTALLINA (lat. scient. lens crystallina)
Corpicciolo in forma di lente biconvessa che si trova dentro l'occhio subito dietro l'iride e davanti al vitreo, la cui fossetta patellare lo contiene, congiunto al corpo cigliare per mezzo del suo legamento fibrillare, detto zonula di Zinn. Gli antichi, trovato questo corpo trasparente, incoloro, brillante, nell'interno dell'occhio, lo chiamarono cristallino, e lo considerarono l'organo capace di sentire la luce, e quindi l'organo essenziale della visione. In realtà serve per l'occhio come una lente collettiva, ma una lente, unico esempio che si conosca, che può ingrossarsi e assottigliarsi (v. accomodazione), e così mutare il suo potere di rifrazione, rappresentando cioè una lente di forza variabile.
Ha la superficie anteriore meno convessa della posteriore, diametro di 9-10 mm., spessore di 3,5 circa, peso di 20-25 centigrammi. Come lente, per la sua forma dovrebbe avere un minimum d'aberrazione, ma è messa a rovescio, e perciò la sua aberrazione è forte. Ha invece il vantaggio d'una grande luminosità, perché, essendo più molle alla superficie e progressivamente più densa verso l'interno, lascia penetrare il massimo di raggi luminosi. La lente ha ancora la proprietà d'assorbire i raggi a onde corte, quali p. es. gli ultravioletti, che sono piuttosto dannosi per la retina. Trasparentissima, incolora nei giovani, perde un po' della sua trasparenza nei vecchi, e ingiallisce assumendo un colore ambraceo. Per questo colore resta lievemente alterata la sensibilità cromatica, in quanto non arrivano più sulla retina nella loro giusta misura tutti i raggi che compongono la luce bianca, ma specialmente gli azzurri subiscono un certo arresto. Per questo la distinzione dell'azzurro dal violetto è meno buona, e un pittore, p. es., può allora adoperare indifferentemente gli azzurri e i violetti, per cui, se il difetto è accentuato, i pittori vengono chiamati violettisti.
Il cristallino è formato da una sostanza propria e da una capsula che lo circonda. La capsula è una sottile membrana, tappezzata anteriormente da epitelio. La sostanza propria è formata da lunghe e sottili fibrille che si dispongono a lamelle con una certa regolarità, tanto che coi loro estremi vengono a disegnare delle figure a ipsilon, che con certi artifizî, e talvolta spontaneamente, si possono vedere e si chiamano suture del cristallino. Queste fibre sembrano derivazioni delle cellule dell'epitelio della capsula, ed è dubbio se esse aumentino di numero durante tutta la vita, o se, dopo l'ordinaria crescenza del corpo, aumentino soltanto di grandezza. Certo è che con l'età esse vanno indurendosi, e per questo nei vecchi si produce la presbiopia. Cellule e fibre sono composte di un colloide fondamentale con particelle sospese che sembrano gelatificate, dette condriosomi. Si tratta di un colloide semifluido intermedio fra l'idrosol e l'idrogel. Patologicamente il cristallino può opacarsi, il che costituisce la cateratta (v.).