ORSI, Lelio (Lelio di Novellara)
Pittore, scultore e architetto, nato nel 1511 a Novellara, ivi morto nel 1587. Tra le numerose notizie che lo riguardano è da notare che dal 1535 dipinse nel castello di Querciola presso Reggio Emilia; nel luglio del 1553 fu a Venezia, in compagnia dei conti Camillo e Alfonso Gonzaga; nel dicembre del 1554 giunse a Roma; nel 1555 era tornato a Novellara; nel 1557 apprestò il disegno della nuova chiesa di Santo Stefano in quella città, dove, nel 1562, diresse la fabbrica di case nuove e, insieme con suo figlio Fabrizio, ne decorò le facciate. Nel 1563 attese a lavorare come pittore per i Gonzaga a Bagnolo; lavorò nel casino del conte Camillo, con l'aiuto di pittori modenesi. Nel 1565, chiamato a Parma, dipinse nel palazzo detto "del Giardino"; nel 1567, attese alla costruzione della chiesa di Santo Stefano suddetta, dipingendo anche, per essa, il Martirio del Santo. Nel 1576, disegnò il tabernacolo del Sacramento per la cattedrale di Reggio, eseguito poi da Prospero Spani, detto il Clemente. Nel 1583, infine, fece i disegni per le pitture del coro, della vòlta, e dei laterali dell'altar maggiore, per la basilica di San Prospero a Reggio, eseguite poi da Camillo Procaccini. Mancano totalmente le notizie dei biografi sull'educazione di questo bizzarro e fantastico pittore, che dopo il Correggio e il Parmigianino è la maggiore e più spiccata personalità del mondo artistico emiliano.
Conviene supporre che le sue opere più antiche siano quelle più dominate dall'arte del Correggio. Ma fino da principio, dal Cristo nell'Orto (Zagabria, Galleria Strossmayer), memore di quello del Correggio e tutto correggesco nell'intensità dell'effetto luministico, personalissima è la concezione del pittore che lancia la sua vertiginosa scalea di figure a gradi tra i meandri del bosco, con ardimenio di architetto barocco e luminista fiammante. Presto s'infiltrano nella sua arte elementi michelangioleschi e parmigianineschi, e anche elementi nordici che avvivano l'estro quasi diabolico del pittore. Il Ratto di Ganimede nella galleria di Modena, imitazione correggesca, il Presepe della galleria Pitti, e il disegno di Endimione e Diana nella Biblioteca Reale di Torino, sono le sue composizioni più calme, estranee quasi alla violenza drammatica di questo cupo novellatore. La sua tormentata fantasia torna ad accendersi, fra il tormento delle forme michelangiolesche e l'arrovellato segno degli incisori tedeschi, nella tetra Pietà della Galleria Estense, non immemore di scorci mantegneschi, nei Pellegrini in Emmaus della Galleria Nazionale di Londra, briganti in cammino sotto un cielo di tregenda; nel michelangiolesco Sacrificio d'Isacco della Galleria Nazionale di Napoli, ove tutto agonizza in attesa del dramma, nella ridda di luci fra le tenebrose spelonche della Natività del Kaiser-Friedrich-Museum a Berlino, e soprattutto nell'officina diabolica montata per il supplizio di Santa Caterina nel quadro della galleria estense di Modena, uno tra i capolavori dell'O., che vi dimostra, come nelle vòlte cupe della Natività di Berlino e nel paesaggio alpestre del disegno per la Fuga in Egitto della raccolta P. Morgan a New York, il suo ardimento di costruttore dinamico. Pare che l'O. porti nel regno del Correggio lo spirito favoloso dell'arte ferrarese, attingendo a quel mondo nordico cui aveva attinto anche il Quattrocento di Ferrara: ci trasporta in un mondo irreale, pauroso e delicato a un tempo, in quel capolavoro che è il disegno della Fuga in Egitto, di cristallina trasparenza; ma più ama scatenare fantasie infernali, cupe stregonerie, dai suoi tormentati congegni compositivi.
Bibl.: H. Thode, L. O. e gli affreschi del "Casino di sopra" presso Novellara, in Arch. stor. dell'arte, III (1890), pp. 366-378; C. Malagoli, Memorie storiche su L. O., celebre pittore da Novellara, Guastalla 1892; G. B. Toschi, L. O. da Novellara pittore ed architetto, in L'Arte, III (1900), pp. 1-31; V. Mazzelli, Nuovo piccolo contributo alla biografia di L. O. pittore novellarese, in Studi di storia, letteratura ed arte in onore di Naborre Campanini, Reggio 1921; J. Kunze, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, Lipsia 1932; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, vi, Milano 1933, pp. 623-65.