DELLA VALLE (de Valle, Vallense), Lelio (Lello)
Nacque a Roma intorno al 1400 da Paolo e, presumibilmente, da Savella Savelli.
La sua famiglia si era inserita stabilmente con il padre archiatra pontificio e lo zio Nicola canonico di S. Pietro nell'ambito della Curia pontificia. Studiò diritto a Padova, dove nell'estate del 1434 lo troviamo presente all'assegnazione di dottorati in legge. Nel gennaio del 1439 si presentò all'università di Bologna per conseguire il dottorato in diritto civile.
Certo raggiunse buona fama di giurista, giacché sotto il papato di Paolo II (1464-1471) lo ritroviamo avvocato concistoriale, carica per ricoprire la quale era necessario - secondo un decreto del 1417 dì Martino V - avere buona esperienza ed aver letto almeno per tre anni in una università. All'interno del Collegio degli avvocati concistoriali il D. ricopriva anche la carica di advocatus pauperum, che comportava la difesa gratuita degli indigenti.
Oltre che giurista (forse scrisse dei Commentaria), il D. fu cultore delle lettere, umanista dilettante ma raffinato. Non solo faceva parte di quella società rotante attorno alle corti principesche che costituiva il pubblico della produzione umanistica e dell'arte rinascimentale, ma era egli stesso un letterato di discreto livello. Fu lui a volgere l'attenzione di Pomponio Leto al Varrone ed a tradurre dal greco il dialogo Axiocus, attribuito in quegli anni a Platone. L'iscrizione per la lapide del fratello Pietro da lui dettata fu attribuita a Nevio in una raccolta tedesca di epitaffi del 1472, ed inserita fra i dubia suspecta in una antologia cinquecentesca di poeti latini minori. La figura del D. è caratterizzata dal suo grande amore per i libri: in una lettera del 1434 a Cosimo de' Medici spedita da Padova egli prega che "tengano ongne modo possibile" per recuperare un libro speditogli da Roma e rubato durante il viaggio, giacché "aveva più caro quel libro che 50 ducati, posto che ne valesse 20, considerato che per altro tempo io ce aveva studiato". La preoccupazione per la sorte dei propri libri è evidente anche nella premessa ad un elenco di testi di diritto compilato nel 1451 "quia sepe libri accomodentur et aliquando non redduntur".
Il D. fu pronto ad accogliere la grande innovazione della produzione libraria di quegli anni: la stampa. Nel 1467 si trasferirono nel palazzo Massimi a Roma (a pochi passi dalle residenze dei Della Valle in S. Eustachio) i tipografi tedeschi C. Sweynheym e A. Pannartz e da essi il D. acquistò la copia stampata nel 1469 delle Noctes Atticae di Aulo Gellio, volume che già possedeva manoscritto.
I due tipografi tedeschi stamparono nel 1471 e G. F. De Lignamine nel 1470 alcune versioni dal greco del figlio del D., Niccolò. Quest'ultimo e il fratello Bernardino, nati dallmatrimonio del D. con Brigida de' Rustici, erano giovani e promettenti umanisti e secondo il Campano o Lelius hos genitor musis phoeboque dicavit et plena biberunt ex Helicone manu".
I due aspetti della cultura del D., giurista e umanista, si intersecarono quando nel 1468 prese le difese come avvocato degli umanisti della "accademia" romana e del suo principale esponente, Pomponio Leto, demolendo dopo qualche mese l'accusa che li aveva fatti incarcerare, difesa che fu probabilmente oltre che professio-. nale anche appassionata, come suggeriscono le parole del Platina: "solus autem inter omnes Laelius de Valle romanus civis et advocatus concistorialis, nostram causani libere tutatus est, confutata omnia quae a Leonardo dicta érant". Alla passione umanistica e alla professione giuridica il D. aveva unito gli incarichi e i benefici della Curia. Nel 1455 il pontefice lo inviò come ambasciatore per trattenere Napoleone Orsini dallo scontrarsi con Everso dei conti d'Anguillara.
Dal 1456 fino alla morte, avvenuta nel 1476, il D. fu "maiestro dello piombo" ovvero esattore della tassa dovuta alla Camera apostolica per l'apposizione del sigillo pontificio. Per questo ufficio, che già era stato di suo zio Nicola (m. 1456), il D. dettò nuove regole di funzionamento.
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