LEIGHEB
. Famiglia al nome della quale è legato circa un secolo d'arte teatrale italiana. Iniziò le fortune della famiglia Giovanni, nato nel 1812 a Venezia, morto a Sebenico nel 1866: uno dei migliori attori comici del suo tempo. Uomo gioviale, spensierato e onesto, ebbe il dono di una vis comica naturale, di una scioltezza di lingua, di una castigatezza di gesti e di modi, che lo rendevano un vero signore della scena. Nella commedia in veneziano fu particolarmente grande e la sua interpretazione di Ludro e la sua gran giornata, di F. A. Bon, potè dirsi classica. Partecipò a compagnie importanti, come quella di Ernesto Rossi e di Colomberti.
Il figlio Claudio (nato nel 1848 a Fano, morto il 14 novembre 1903 a Quarto) ereditò dal padre le qualità di grande brillante, che rifuggiva da mezzi volgari, ma si affidava particolarmente allo studio accurato del personaggio e alle virtù della dizione. Sono ricordate le sue interpretazioni: Le smanie per la villeggiatura, La zia di Carlo, Nessuno va al campo, oltre a innumerevoli pochades francesi. Fece parte di formazioni celebri, quali la compagnia di Fanny Sadowski, diretta da Cesare Rossi, la compagnia Bellotti-Bon, la compagnia Marini, la Nazionale di Roma, la compagnia Novelli, la compagnia Reiter.
Sua moglie Teresa Leigheb Migliotti (1854-1914) non eccelse particolarmente nell'arte della scena. Fu il prototipo della "seconda donna" e sviluppò in questo ruolo doti di voce armoniosa e di atteggiamenti sapienti. In ultimo era attrice madre con E. Zacconi.