LEGNO
(XX, p. 780; App. II, II, p. 181; III, I, p. 978)
Al pari della maggior parte delle attività industriali e commerciali del nostro paese anche il settore del l. ha avuto negli ultimi decenni una profonda evoluzione della quale conviene esaminare separatamente le varie componenti, vale a dire: la materia prima e le sorgenti di approvvigionamento; le lavorazioni e le trasformazioni in vista di determinati impieghi; i prodotti finiti e il loro mercato. È inoltre indispensabile un accenno alla ricerca scientifica, all'istruzione, alla normazione e a quanto viene oggi indicato come ''promozione'' del materiale e dei prodotti che ne derivano. Per le problematiche connesse alla conservazione del patrimonio forestale mondiale, v. foresta, in questa Appendice.
La materia prima e le sorgenti di approvvigionamento. - Seguendo la prassi generalmente adottata si considereranno separatamente il materiale legnoso da opera e da lavoro, quello per trasformazioni meccaniche o chimiche e i combustibili vegetali.
I prelevamenti nelle foreste italiane di legnami della prima categoria non hanno fatto registrare variazioni di grande entità nelle masse realmente asportate dai soprassuoli boschivi, ma ciò non indica peraltro staticità della produzione boschiva e della sua costituzione giacché sono da porre in evidenza importanti modificazioni strutturali. La politica di risparmio nei tagli generalmente adottata dopo il 1950 ha indubbiamente portato a una graduale ricostituzione delle provvigioni, cioè del volume degli alberi in piedi, consentendo in tal modo di ritornare progressivamente verso prelievi più consistenti nelle aree di facile accesso. Quest'ultima precisazione è necessaria perché il vertiginoso aumento del costo del lavoro, non controbilanciato da un adeguato aumento dei prezzi di mercato del legname grezzo, ha creato situazioni tali per cui l'utilizzazione delle foreste di più difficile accesso non può più avvenire, risultando il prezzo di macchiatico (ossia il prezzo di mercato decurtato delle spese di produzione e degli interessi sui capitali investiti e delle imposte) nullo o addirittura negativo. Per contro in qualche zona dell'Appennino centro-meridionale alcuni dei rimboschimenti effettuati nell'immediato dopoguerra per la sistemazione idraulica dei bacini montani dissestati hanno cominciato a fornire con i diradamenti paleria e altro materiale di piccole dimensioni. Quest'ultimo, unitamente ai polloni dei cedui invecchiati oltre i turni normali, ha portato a studiare procedimenti tecnologici di lavorazione del tutto nuovi (v. oltre).
Per quanto concerne le masse fornite dalle cosiddette ''piantagioni industriali'' (nell'assoluta maggioranza pioppeti d'impianto artificiale), dopo il culmine della loro produzione negli anni 1967-72 si è verificata una progressiva flessione determinata da un complesso di cause avverse alla pioppicoltura: concorrenza economica di altre colture agricole, malattie delle piante, accumulazione delle spese superiori al presumibile ricavo finale, domanda fluttuante e irregolare, tale cioè da rendere estremamente incerta la previsione dei redditi futuri.
Il materiale per trasformazioni meccaniche e chimiche può venire considerato unitamente a quello per uso combustibile (legna da ardere e per carbone) perché l'avviamento all'una o all'altra di tali utilizzazioni dipende non tanto dalle caratteristiche tecnologiche del materiale (forma dei fusti, omogeneità dell'insieme, stato di conservazione, ecc.) quanto da fattori di convenienza economica legati alle condizioni topografiche di esbosco e di trasporto, alla distanza dai centri di consumo e soprattutto alle richieste di mercato. Queste ultime nei riguardi dei combustibili, e segnatamente del carbone, hanno avuto a partire dagli anni Cinquanta un vero crollo, in conseguenza soprattutto del miglioramento generale del tenore di vita delle popolazioni che dall'impiego tradizionale del carbone per la cottura dei cibi e della legna per il riscaldamento domestico sono passate all'impiego di altre fonti di energia. Una certa stabilizzazione si è avuta dal 1971 al 1978, seguita da una leggera ripresa dovuta alla crisi energetica.
Per il materiale da triturazione non si è registrata una flessione, ma un progressivo leggero aumento come conseguenza dei progressi tecnologici legati da un lato alla trasformazione del materiale di qualsiasi forma e dimensione in pannelli atti a sostituire il tavolame ottenibile dai tronchi, e dall'altro al perfezionamento delle lavorazioni cartarie non più vincolate dalla necessità di una preventiva scortecciatura dei tronchi come si esigeva un tempo.
Nel particolare settore del l. da triturazione la meccanizzazione forestale ha svolto un ruolo di grandissima importanza, giacché se è vero che teleferiche, gru a cavo e trattori avevano già reso possibile l'esbosco e il trasporto, a condizioni non troppo onerose, di tronchi da opera e da lavoro, gli ulteriori perfezionamenti consentono oggi di esboscare anche polloni di piccolo diametro, ramaglie e materiale minuto, soprattutto dopo la sua riduzione in frammenti (o chips), effettuata direttamente sul letto di caduta degli alberi. Con siffatti procedimenti, si pone in atto una concezione del tutto diversa delle possibilità economiche di materiale finora considerato di scarso valore (residui e cascami del taglio delle fustaie, piccoli polloni cedui). Se ciò indubbiamente costituisce elemento favorevole per un modesto aumento delle masse legnose prodotte dalle foreste, in termini di tutela ambientale apre tuttavia un interrogativo nuovo, e cioè il pericolo che la totale e continua asportazione dal bosco dei cascami, della ramaglia e delle cortecce determini rapidamente una forte carenza di humus e il conseguente isterilimento del suolo forestale.
In connessione con quanto detto a proposito delle sorgenti nazionali di rifornimento del l. come materia prima è necessario far riferimento al consumo, considerando quello che può essere indicato come ''consumo apparente'', nei termini di un bilancio tra la produzione interna più le importazioni meno le esportazioni: il tutto espresso in m3 di tondame grezzo originario.
Il bilancio generale del consumo apparente di legname da lavoro, da opera e da trasformazione meccanica e chimica appare dal diagramma della figura (p. 174): da esso si deduce che il consumo è passato da 6 milioni di m3 nel 1947 a 30 milioni nel corso del 1978, con un incremento medio di 774.000 m3 all'anno. Da tale data in poi si può considerare una stabilizzazione sui 30 milioni di m3, dei quali appena poco più di 5 milioni prodotti in Italia: ciò significa dunque che il nostro fabbisogno di legname da opera, da lavoro e da trasformazione meccanica e chimica è coperto solo per il 17,3% dalle disponibilità nazionali, mentre per l'82,7% bisogna ricorrere alle importazioni.
Per i combustibili legnosi effettivamente commerciati (escludendo cioè quanto viene consumato direttamente nelle aziende agricole sotto forma di potature e cascami vari) nonché per i residui industriali bruciati nelle fabbriche, si è avuto l'andamento indicato in tabella.
Quanto ai mutamenti intervenuti nelle fonti di rifornimento occorre segnalare che l'importazione di tronchi e di segati di Conifere dai fornitori tradizionali (Austria, Scandinavia, ex URSS e altri paesi dell'Europa orientale) non ha fatto registrare variazioni sostanziali, mentre l'importazione di tavolame resinoso dal Nord America tende ad aumentare. Nel settore delle Latifoglie di zona temperata, ex Iugoslavia e Francia detengono i primi posti: seguono in misura assai minore Austria, Svizzera e paesi dell'Est.
Per i legnami tropicali (pressoché esclusivamente Latifoglie) il discorso è assai più complesso. L'elevata richiesta è spiegabile con la possibilità di ricavare dai tronchi di grande dimensione legni di piacevole apparenza e con caratteristiche tecnologiche soddisfacenti, tali cioè da renderli atti per le industrie del mobile e dell'arredamento. Negli anni dal 1955 al 1973, e cioè in concomitanza con il boom industriale italiano, le importazioni di tronchi tropicali ebbero un ritmo continuo di aumento valutabile grosso modo a 86.000 m3 all'anno, sino a raggiungere nel 1973 un totale di circa 1.900.000 m3. Dal canto loro i segati cominciarono ad avere una certa importanza soltanto a partire dal 1968, con un incremento annuo, sino al 1973, di circa 30.000 m3 (l'importazione del 1973 superava di poco i 200.000 m3); seguirono tre anni di declino e poi una forte ripresa che portò a raddoppiare il volume importato nel 1973. Il facile approvvigionamento di tronchi era stato un incentivo all'impianto di nuove segherie concepite proprio per la lavorazione di detto materiale che erroneamente si presumeva potesse venire fornito sempre con lo stesso ritmo. Tale speranza si rivelò purtroppo illusoria, sia perché le foreste agevolmente accessibili erano state ormai sfruttate al massimo, sia perché i paesi emergenti, nel duplice intento di aumentare le disponibilità di valuta e di migliorare il tenore di vita delle loro popolazioni, passavano all'impianto in situ di segherie e industrie per la trasformazione dei tronchi in segati, in compensati e altri prodotti semifiniti. Questa nuova politica di utilizzazione delle risorse legnose fu adottata dapprima dai paesi del Sud-Est asiatico e da quelli dell'America Centro-Meridionale, ma ben presto s'instaurò anche in Africa.
È certo comunque che entro breve termine le importazioni di legnami in tronchi scenderanno a valori ridottissimi, sicché per le prime lavorazioni (segagione e sfogliatura) si dovrà contare esclusivamente sulle disponibilità italiane e sull'importazione da paesi europei.
Le lavorazioni e le trasformazioni per determinati impieghi. - Il progresso tecnologico si è manifestato in tutte le fasi di utilizzazione del l. che vanno dalla prima lavorazione in bosco sino all'elaborazione dei vari assortimenti e alla finitura dei prodotti.
Nell'abbattimento e sramatura degli alberi e nella loro riduzione in tronchi da segagione o da sfogliatura si è ormai generalizzato l'impiego delle seghe portatili a catena. Per la scortecciatura, un tempo praticata a mano con particolari attrezzi direttamente sul letto di caduta, si preferisce oggi effettuarla nei cantieri di deposito dei tronchi grezzi ricorrendo a postazioni fisse: è così possibile ridurre i tempi e recuperare le cortecce onde utilizzarle come combustibile o come materia prima per fertilizzanti.
I cascami dell'abbattimento e il materiale minuto dei diradamenti e dei cedui più poveri formano il cosiddetto l. da triturazione che può venire frantumato (ridotto in chips) direttamente in bosco ricorrendo a sminuzzatrici mobili che eiettano la massa dei frammenti nei cassoni di automezzi atti a penetrare nei boschi a pendenza del suolo non troppo elevata. Quanto viene ottenuto da tale prima lavorazione grossolana può essere utilizzato come combustibile industriale oppure, previa raffinazione, per la fabbricazione di pannelli di vario tipo o per la sfibratura da cellulosa e da carta.
La sostanziale evoluzione delle operazioni di esbosco e di trasporto del legname è stata resa possibile dalla meccanizzazione, mediante la quale si possono rimuovere dalla foresta tronchi intieri (full tree logging), procedendo sul cantiere di deposito alla scortecciatura e poi alla depezzatura mediante grandi seghe circolari montate sopra il condotto di trasporto e abbassabili a comando secondo il giudizio dell'operaio addetto alla valutazione delle lunghezze più convenienti.
Nel Nord America e nell'Europa centro-settentrionale la meccanizzazione forestale è notevolmente più progredita che non in Italia: tra le macchine più sofisticate sono da ricordare le potenti cesoie atte a recidere i tronchi alla base e le attrezzature meccaniche d'integrazione totale che sramano i fusti in piedi, li tagliano alla base, li scortecciano e li depezzano caricandoli poi sui veicoli di esbosco e trasporto. Di queste macchine combinate si ha tutta una gamma per le diverse condizioni di pendenza e compattezza del terreno, dimensioni e peso dei pezzi da trasportare: i perfezionamenti raggiunti sono tali da rendere possibile con esse una seria concorrenza anche in montagna alle teleferiche e alle gru a cavo. Di queste ultime tuttavia sono state messe a punto versioni leggere, di agevole trasporto e messa in opera, applicabili altresì per l'esbosco di modesti quantitativi di legname in difficili condizioni di terreno. Anche l'esbosco e il trasporto con mezzi aerei sono entrati nel novero delle realizzazioni pratiche, facendo cioè ricorso a elicotteri oppure a palloni guidati: si tratta però di operazioni costose e pertanto applicabili soltanto per materiale di alto pregio o per particolari circostanze.
Nei cantieri di deposito la movimentazione e l'accatastamento dei tronchi non vengono più eseguiti manualmente: si ricorre ovunque a gru a ponte oppure a elevatori meccanici frontali o laterali capaci di sollevare carichi rilevanti e di disporli in modo razionale. D'impiego quasi generale sono gli spruzzatori rotanti per mantenere i tronchi accatastati in condizioni di freschezza al duplice scopo di agevolare la segagione (o la sfogliatura) ed evitare le facili alterazioni cromatiche da attacchi fungini.
Per la segagione, i moderni progressi dell'automazione applicata all'impiantistica consentono oggi un razionale coordinamento di tutte le operazioni, con un minimo impiego di mano d'opera e un recupero integrale dei cascami in vista del loro riciclaggio come materiale da triturazione. Anche l'assortimentazione automatica per dimensioni è ormai abbastanza diffusa, mentre per gli impieghi strutturali veri e propri, nei paesi dove le costruzioni in l. sono in auge, si stanno sviluppando impianti per la qualificazione del materiale in base alle reali caratteristiche meccaniche, ricorrendo a prove non distruttive di flessione che costituiscono la base del cosiddetto stress grading.
Tra le macchine da segagione, sempre più perfezionate e veloci, meritano una particolare menzione quelle studiate per la lavorazione dei grossi tronchi tropicali, di diametro assai più grande degli alberi delle nostre foreste, nonché, in senso contrario, i tipi di seghe circolari multiple per lavorare materiale con diametro inferiore ai 20 cm in modo da ottenerne tavolette sottili da strutture lamellari, da falegnameria o, più semplicemente ancora, per imballaggi.
Sempre più frequenti gli impianti di trattamento del materiale segato per difenderlo dalle degradazioni biologiche: anche per queste operazioni la scelta del sistema da adottare è condizionata dalle quantità su cui si deve procedere. Poiché in questi impianti è indispensabile ricorrere all'impiego di antisettici tossici per l'uomo e per gli animali, viene richiesta una particolare attenzione per prevenire l'inquinamento ambientale, soprattutto della falda freatica. Una cura assai maggiore che non nel passato si pone oggi per l'aspirazione delle polveri risultanti dalle lavorazioni industriali, e per attenuare i rumori delle macchine operatrici onde non superare la soglia limite accettabile per l'udito umano.
La fase di essiccazione dei segati ha subito negli ultimi 25 anni una profonda evoluzione, giacché motivi economici (accelerazione dei tempi) e tecnologici (uniformità nel condizionamento del legname e migliore distribuzione dell'umidità) hanno portato a incrementare sempre più il ricorso all'essiccazione artificiale. Il tradizionale, e ormai secolare, sistema di essiccazione mediante circolazione d'aria calda è stato studiato nei suoi particolari da parecchi istituti di ricerca al fine d'individuare per ogni caso specifico, per ogni specie legnosa e per ogni umidità iniziale, il regime da adottare. A tale sistema se ne sono affiancati altri due: la deumidificazione per condensazione del vapore dell'aria ambientale mediante macchina frigorifera, oppure creando una forte depressione. Ognuno dei tre sistemi menzionati presenta particolarità speciali e pregi diversi, cosicché è oggi possibile fare una scelta oculata per abbreviare i tempi e ridurre la spesa ottenendo in pari tempo soddisfacenti risultati finali.
Nei riguardi della sfogliatura per compensati, che sino agli anni Cinquanta era praticata soltanto su tronchi di pioppo o di faggio di diametro non superiore ai 60÷65 cm, il ricorso alle specie tropicali di grande diametro (obece, limba, ilomba, lauan, meranti) ha richiesto l'adozione di un macchinario adatto alle nuove particolarità di lavorazione, con attrezzature complesse e potenti che l'industria meccanica italiana ha saputo progettare brillantemente.
L'industria dei pannelli di fibre sino agli anni Sessanta ha in un certo qual modo segnato il passo, senza introdurre innovazioni di rilievo. Successivamente, però, il settore ha riguadagnato un notevole impulso passando ai pannelli di media densità (indicati con la sigla MDF, Medium Density Fiberboard), i quali costituiscono un materiale che può convenientemente sostituire il tavolame in legno massiccio consentendo lavorazioni di falegnameria (fresatura, foratura, modanatura, ecc.) che i vecchi tipi di prodotto non erano in grado di sostenere. I pannelli di particelle (correntemente chiamati, se pure impropriamente, truciolari) sono stati anch'essi oggetto di studi e di perfezionamenti che hanno portato a interessanti miglioramenti, quali l'adozione della granulometria progressiva, mediante la quale gli strati esterni del pannello vengono formati con le particelle più fini così da conferire alle superfici un assetto particolarmente liscio e compatto; un altro tipo di pannello è quello cosiddetto a particelle orientate (pannelli OSB, Oriented Structure Board) avente un miglior comportamento nei confronti delle sollecitazioni meccaniche. In fatto di spessori si è potuti scendere a valori molto bassi, così da portare alla competitività con i compensati tradizionali. Notevole impulso è stato inoltre dato alla ''nobilitazione'' di tutti i tipi di pannelli mediante l'apposizione superficiale di tranciati decorativi, di fogli di plastica o di carte speciali sulle quali sono riprodotti colore, aspetto e venatura di l. di alto valore estetico. Per i pannelli di lana di l. (cioè costituiti da fini e lunghi trucioli agglomerati con malte cementizie) non si sono registrate ultimamente particolari novità; invece sono stati messi a punto procedimenti per formare pannelli di frammenti legnosi più o meno grandi mescolati a gesso o ad altre malte minerali: essi trovano parecchi utili impieghi costruttivi, in particolare per sottofondi da pavimenti.
Il numero degli impianti per la fabbricazione dei vari tipi di pannelli, a partire dal 1965-70, è sensibilmente diminuito, in modo particolare per i compensati e per i truciolari, per la minor produzione pioppicola, per errori di valutazione dei commercianti di legname che negli anni del boom economico si erano illusi di trasformare in industriali le loro attività, e infine per la forte concorrenza dei pannelli di buona qualità, e di costo inferiore ai nostri, prodotti in Malaysia, Indonesia, Filippine e Corea del Sud.
I prodotti finiti e il loro impiego. - Non è sempre possibile fare una distinzione netta tra prodotti semifiniti e prodotti finiti, giacché i primi possono talora trovare un impiego immediato senza ulteriori lavorazioni: esempio tipico è il tavolame che può venire impiegato per casseforme e per ponteggi così come esce dalla segagione, oppure richiedere la piallatura per poter essere impiegato nelle strutture lamellari. Comunque l'evoluzione dei vari tipi di assortimenti può essere sintetizzata come segue.
Paleria. L'impiego di pali per linee elettriche è rimasto su posizioni stabili o in leggero decremento; ma trattamenti di preservazione per prolungare la durata in opera sono applicati in misura molto superiore che in passato. I paletti di piccola dimensione per usi agricoli ricavati essenzialmente dai cedui di castagno e di robinia subiscono attualmente la forte concorrenza dei paletti di cemento e, in misura assai minore, dei quadrotti di l. tropicali resistenti alle alterazioni, come l'azobé.
Traversine ferroviarie. Questo settore, che nel passato richiedeva ingenti quantitativi di l. di quercia e di faggio, è in via di forte riduzione grazie ai perfezionamenti apportati alle traverse ferroviarie in cemento armato o precompresso. Tuttavia anche per le traversine in l. che continueranno a essere impiegate si sono escogitati accorgimenti di preparazione che riducono sensibilmente le fenditure di estremità aumentando quindi la durata di prestazione.
Tavolame e segati in genere. Mentre nel passato era largamente generalizzata in Italia la vendita di tavole non refilate, oppure refilate seguendo la rastremazione naturale (tavole impropriamente chiamate ''tavole coniche''), il mercato odierno, conformandosi a quanto è generalmente praticato dai paesi di forte esportazione, si orienta sempre più verso la merce a spigoli vivi e paralleli. Si è però ancora lontani dall'unificazione degli spessori e da una qualificazione nazionale (oppure comunitaria) che elimini le disparità di apprezzamento qualitativo che i segati ricevono da provincia a provincia in base alle norme emanate dalle Camere di Commercio. Sotto questo riguardo l'auspicabile futura applicazione dello stress grading, di cui si è fatto cenno in precedenza, potrà disciplinare meglio la materia.
Osservazioni sostanzialmente analoghe possono essere fatte per il materiale strutturale (travi, puntoni, puntelli, travetti, smezzole, ecc.). Per questi assortimenti, le cui dimensioni possono essere tali da lasciare dubbi sulle condizioni reali dell'interno nei riguardi della sanità e degli eventuali difetti occulti, si sta prospettando la possibilità di ricorrere a misure d'impedenza elettrica o all'uso di sofisticate attrezzature.
Nel vastissimo settore delle costruzioni, dopo molte titubanze e incertezze, si sono ormai imposte le strutture lamellari costituite da ''pacchi'' di tavole incollate con resine sintetiche. Le possibilità in fatto di libertà di forma e di dimensioni di questi manufatti consentono di risolvere problemi costruttivi complessi e di notevole interesse anche dal punto di vista architettonico. Con l'adozione di strutture ad arco o con portali a tre cerniere si possono superare i 100 m di distanza tra gli appoggi, realizzare ardite tettoie a sbalzo, allestire ponti e passerelle che presentano il grande pregio della leggerezza e della rapida e agevole messa in opera.
Un altro notevole apporto delle tecniche moderne è quello dei coperti ''a guscio'', formati da strati di tavole sovrapposte a fibratura incrociata secondo superfici geometriche rigate: a paraboloide, a iperboloide, a conoide. Del pari sono da menzionare le cupole erette su strutture portanti reticolari tridimensionali del tipo geodetico oppure a nervature. Il grande vantaggio di tutte queste superfici è quello di poter coprire ampi spazi con un numero ridotto di appoggi, per lo più esclusivamente perimetrali, conferendo quindi ai locali coperti una grande agibilità, dote questa utilissima per autorimesse, supermercati, magazzini, sale d'aspetto e simili.
Buone prospettive si aprono infine per strutture composte, vale a dire di assortimenti segati (tavole, travetti) assemblati mediante chiodature o incollaggi in modo da formare sezioni a elevato momento d'inerzia del tipo a doppio T oppure a cassetta. Al l. possono poi allearsi altri materiali: così per travi a doppio T, mentre i correnti sono formati da travetti, l'anima mediana può essere in traliccio di sottili lamine metalliche lisce o sagomate. Nei lavori di restauro di vecchie strutture lignee l'impiego di colate di resine epossidiche nelle quali sono affogate barre di vetroresina penetranti a loro volta nella parte di l. su cui si può ancora fare assegnamento, consente di sostituire appoggi di estremità di travi deteriorate da attacchi di funghi o di insetti. Soluzione ancora più radicale, mirante a scaricare pressoché completamente le travi dai carichi, è quella di creare sopra di esse una soletta di cemento armato stabilendo il necessario collegamento mediante appositi spinotti oppure con la semplice piegatura di ferri fatti penetrare in sedi preparate nella zona superiore della trave. L'aspetto originario delle travi viene così integralmente conservato, e questo può rivestire una notevole importanza quando si tratta di edifici storici.
Per strutture semplici quali le capriate, i sistemi di collegamento usati nel passato si basavano essenzialmente sopra incastri di svariatissimi tipi o sopra cavicchi e bulloni: attualmente invece i collegamenti nodali si ottengono con piastre d'acciaio imbullonate o chiodate, oppure mediante connettori metallici a sporgenze predeterminate e dei quali si hanno molti tipi. I collegamenti a semplice chiodatura hanno attualmente il loro campo di applicazione per le capriate leggere con aste formate con semplici tavole: siffatte strutture rappresentano un progresso rispetto alle vecchie capriate perché possono essere costruite comodamente in un cantiere a terra usando materiale corrente, reperibile in qualsiasi segheria, per poi essere agevolmente issate e messe in opera. Infine, dato che esse sono da piazzare a distanze assai minori che non le capriate con aste di notevole sezione, ne viene semplificata e alleggerita la piccola orditura a sostegno del coperto.
Sempre a proposito dell'impiego del l. nelle costruzioni può ancora ricordarsi la fabbricazione lamellare di parti di infissi (telai per porte e finestre, architravi, mancorrenti, ecc.) nonché di elementi per pavimentazione di interni (per parquet, listoni precomposti a più strati, ecc.) da applicare preferibilmente con adatti incollaggi su qualsiasi sottofondo.
Grazie all'influsso di criteri completamente nuovi per quanto concerne sia il modo di costruire che la concezione dell'abitare, l'attitudine dei progettisti e dei costruttori si va orientando sempre più decisamente verso le pareti attrezzate e, più in generale, verso la prefabbricazione e i componenti modulari che ne sono la premessa naturale. Per queste lavorazioni si richiedono agli elementi costitutivi particolari requisiti, come il condizionamento entro precisi limiti di umidità; lavorazioni accurate in modo da garantire una perfetta calibratura dimensionale; l'applicazione di adeguati trattamenti per la difesa dagli attacchi biologici e dal fuoco. Non vi è dubbio che in un prossimo futuro la politica dell'habitat standardizzato avrà un forte sviluppo, anche se gli sforzi fatti sinora per propagandare le case in l. (almeno come seconda abitazione) hanno sortito in Italia ben scarsi risultati.
Costruzioni marittime e navali. Finita per sempre l'era delle grandi navi in l., questo materiale viene oggi impiegato in pezzi massicci soltanto per barche e imbarcazioni di piccolo cabotaggio, per ponti di coperta o per opere fisse (quali moli, pontili, sostegni nei bacini di carenaggio, ecc.). In queste ultime opere fisse ci si avvale oggi largamente di legnami tropicali che unitamente alle grandi dimensioni possono dimostrarsi resistenti alla corrosione salina e agli attacchi degli organismi marini (teredini, limnoria, ecc.). Per le barche si ricorre ancora al rovere, alla robinia e all'olmo, mentre nelle imbarcazioni più sofisticate (come i cabinati, le vedette o le imbarcazioni per gare veliche) i compensati ''marini'', cioè fatti con colle resistenti all'acqua, e le vetroresine stanno progressivamente soppiantando il l. massiccio.
Costruzioni aeronautiche. L'impiego del l. è definitivamente tramontato e soltanto in qualche aliante si trova ancora qualche elemento ligneo, per lo più di tipo lamellare.
Attrezzi sportivi e industriali. In molti attrezzi (sci, slittini, navette da tessitura, ecc.) materiali sintetici a base di resine o di diversa composizione hanno soppiantato i l. tradizionalmente impiegati nel passato.
Falegnameria. Molti e importanti sono i prodotti che vengono elaborati in quest'attività, anche se le materie plastiche esercitano una forte concorrenza. Un nuovo sviluppo di particolare interesse è quello del ''fai da te'', il cui scopo è di porre a disposizione di chiunque gli assortimenti semilavorati o finiti mercè i quali si possano non soltanto eseguire le piccole riparazioni per la manutenzione della casa, ma anche affrontare lavori più impegnativi senza dover ricorrere a falegnami o ad altra mano d'opera specializzata. Sempre afferente alla falegnameria è il settore degli imballaggi, che implica un ingente consumo di legnami andanti. Il problema del trasporto su basi economicamente accettabili ha portato alla diversificazione di un notevole numero di tipi con una gamma che dai cestelli per primizie, dal cassettame corrente, dalle gabbie a listelli distanziati per ortaggi e frutta arriva ai pallets per la movimentazione di qualsiasi materiale con elevatori e ai grandi contenitori per trasporti marittimi. Molti perfezionamenti tecnici sono stati via via introdotti per risparmiare materiale legnoso, per conferire maggior robustezza ove necessario, per razionalizzare al massimo le catene di lavorazione e il riempimento dello spazio racchiuso: le macchine studiate e costruite in Italia, segnatamente per le gabbie da prodotti ortofrutticoli, sono all'avanguardia come concezione, precisione e praticità.
Lavori da bottaio e da carradore. A partire dagli anni Quaranta queste attività si sono progressivamente ridotte, e non hanno richiesto alcune evoluzione tecnica.
Mobilio e arredamento di qualità. L'industria che nelle attività specificatamente connesse col l. occupa il primo posto tanto per importanza economica che per numero di addetti, è quella del mobilio e dell'arredamento che negli ultimi decenni ha segnato notevoli trasformazioni.
Le cause fondamentali di detta evoluzione sono: il passaggio, sin dall'inizio del 20° secolo, da una struttura prettamente artigianale a un'organizzazione del lavoro che dal 1910 in poi sta assumendo carattere industriale; l'impiego di grandi masse di l. tropicali importati a integrazione delle scarse disponibilità nazionali; il largo ricorso ai pannelli, e in particolare ai truciolari e agli MDF (pannelli di media densità), in sostituzione del l. massiccio; l'introduzione di nuovi prodotti per l'incollaggio e la finitura; il perfezionamento delle macchine operatrici e delle catene di lavorazione che si avvalgono delle sofisticate tecniche attuali di automazione e robotizzazione; la necessità delle lavorazioni in serie per realizzare un prodotto a costi minori e a più larga diffusione. Questo insieme di concause ha portato all'affinamento di tecniche e di procedimenti che necessariamente hanno dovuto tener conto del mutare degli orientamenti stilistici degli arredatori e del gusto dei compratori. Sotto quest'aspetto il cosiddetto Italian style ha saputo imporsi con successo portando le esportazioni di mobili a un ottimo livello, che si traduce in un vantaggio economico tale da controbilanciare positivamente l'ingente esborso di valuta per l'importazione di legnami vari e di pannelli.
Meritevole di menzione è la specializzazione raggiunta in alcune aree per determinati tipi di prodotto: così nell'Udinese e nel Chiavarese per le sedie, in Brianza, nel Pesarese, a Poggibonsi e a Cascina (Toscana) per le serie di camere complete, nella Bassa Veronese per il cosiddetto ''mobile d'arte'', ecc.
Istruzione, ricerca, normazione e promozione. − Nel passato il l. veniva considerato un materiale da trattare artigianalmente, e di conseguenza nelle scuole destinate a formare tecnici e ingegneri se ne parlava ben poco. Tutt'al più in qualche scuola di arti e mestieri s'impartivano rudimentali nozioni derivanti essenzialmente da una tradizione secolare. Le prime ricerche impostate con rigore scientifico ebbero inizio nel secolo 19° per l'impiego del l. come materia prima per le industrie della carta e della cellulosa, mentre in qualche università si esaminava sporadicamente il comportamento del l. sottoposto a sollecitazioni meccaniche. Queste ultime ricerche erano però infirmate dal fatto che non si prendevano mai in considerazione tutti i parametri che interferiscono sui risultati delle prove: specie legnosa, umidità, caratteristiche fisiche e strutturali dei campioni, difetti, ecc.
Da parte degli operatori del l., tanto del settore commerciale quanto dei settori artigianale e pseudo industriale, vi era un totale disinteresse per la ricerca, tanto che la creazione, nel 1954, per iniziativa del Consiglio nazionale delle ricerche, di un Istituto nazionale del legno in Firenze (nella cui università esisteva allora l'unica facoltà di scienze forestali) non attirò una particolare attenzione. Fu soltanto col passare degli anni che si cominciò a comprendere l'utilità di un istituto di ricerca per superare incertezze e difficoltà derivanti dalla non conoscenza della materia da lavorare. All'ignoranza delle caratteristiche dei l. di produzione nazionale si era intanto sommata l'ampia gamma dei l. tropicali importati e del tutto sconosciuti, nonché i vari derivati sotto forma di pannelli di nuova fabbricazione. Alla prima sede dell'Istituto nazionale del legno se ne affiancò nel 1964 una seconda in San Michele all'Adige (Trento), divenuta poi autonoma nel 1981 con la denominazione di Istituto per la tecnologia del legno. Altre iniziative similari destinate all'assistenza tecnica per le ditte del settore e all'istruzione dei futuri dirigenti e capi reparto si concretavano intanto a San Giovanni al Natisone (Udine) col CATAS (Centro Regionale Assistenza Tecnica Settore delle Sedie e Mobili in Legno) e a Lissone con l'Istituto professionale Meroni, una sezione del quale si occupa particolarmente della produzione mobiliera.
Nonostante queste iniziative e un accresciuto interesse delle facoltà d'Ingegneria e Architettura per i problemi del l., è certo che vi è ancora un'acuta carenza d'istruzione tecnica in zone dove la lavorazione del l. riveste un'importanza economica notevole con tutte le conseguenze sociali che ne derivano.
Se si vuole che il settore del l. progredisca e che al tempo stesso l'aumento nella richiesta di materia prima non abbia come diretta conseguenza la distruzione delle foreste, è assolutamente necessario che istruzione e ricerca siano potenziate a tutti i livelli: soltanto in tal modo sarà possibile sostenere con successo nel prossimo futuro la concorrenza delle industrie di altri paesi tecnicamente più progrediti dell'Italia. In pari tempo occorre saper svolgere nel nostro paese un'accorta e insistente propaganda per difendere gli impieghi del l. dall'avanzare di materiali che vorrebbero spodestarlo in non pochi settori e specialmente nel mobilio, nei serramenti e nella pavimentazione.
Stretti collegamenti con l'istruzione e la ricerca ha il vasto campo della normazione, che nel futuro dovrà essere il fondamento di tutte le lavorazioni e delle prescrizioni regolanti contratti e forniture. Gli istituti e le amministrazioni interessate al l. già partecipano attivamente ai lavori in sede tanto nazionale che internazionale, ed è auspicabile che i risultati dei lavori collettivi degli esperti siano tali da portare ordine in un settore nel quale deve purtroppo riconoscersi che nel passato ognuno si regolava secondo il proprio giudizio, senza preoccuparsi dell'interesse generale. Vedi tav. f.t.
Bibl.: F.F. Kollmann, Principles of wood science and technology, 2 voll., Berlino 1975; H.P. Brown, A.J. Panshin, C. de Zeeuw, Textbook of wood technology, New York 19804; G. Giordano, Tecnologia del legno, 5 voll., Torino 1981-882; U.S. Department of Agricolture, Forest Products Laboratory, Handbook of wood and wood-based materials, New York 1989; Enciclopedia del legno, trad. it., Novara 1990. Cfr. inoltre le riviste: Il legno, Mondo legno, Xilon, Bois et forêts de Tropiques, Wood, Holz als Roh- und Werkstoff.