leggiadro
Nelle tre occorrenze della canzone Poscia ch'Amor (Rime LXXXIII), l'aggettivo, topico del linguaggio lirico due-trecentesco, assomma in sé tutte le virtù che costituiscono la ‛ leggiadria ' (v.), specialmente là dov'è usato come sostantivo, opponendosi a quegli sciocchi presuntuosi che non sono innamorati / mai di donna amorosa / ... non moveriano il piede / per donneare a guisa di leggiadro, / ma come al furto il ladro, / così vanno a pigliar villan diletto (v. 52), " diletto di amore sensuale " (Barbi-Pernicone); del pari, le donne che paiono animai sanza intelletto, in quanto, appunto, non sanno concepire altra specie di amore, sono quelle in cui è dispento ogni leggiadro portamento (v. 56; ma il passo, poco chiaro, ha dato luogo a varie interpretazioni, per cui cfr. la nota di Barbi-Pernicone).
Ancora: l'uomo dotato di tali virtù non s'induce a ira per parole, / ma quelle sole / ricole che son bone, e sue novelle [" discorsi "; o " piuttosto ‛ cose ' in generale ", come intende il Contini] / sono leggiadre e belle (v. 124): dove, come in Pg XXVI 99 rime d'amor... dolci e leggiadre, il concetto di ‛ leggiadria ' comprende sia l'armonia del suono che l'elevatezza dei concetti. Cfr. anche Vn XVIII 2 donna... di molto leggiadro parlare, " gentile, ma anche sottile e malizioso ", come si deduce dal seguito del racconto (Sapegno). Con diversa accezione, in Vn VII 4 12 Amor... / mi pose in vita sì dolce e soave, / ch'io mi sentia dir... / " Deo, per qual dignitate / così leggiadro questi lo cor have? ": " lieto, esultante ", commentano Barbi-Maggini (ad l.), recando a conferma passi di Cino, Lapo e Cecco Angiolieri, mentre in Pg XI 61 L'antico sangue e l'opere leggiadre, ci si riferisce piuttosto alla magnanimitas, alla magnificentia, alla liberalitas e alla filotimia. Il Tommaseo nota che qui l. " non valeva belle di bellezza avvenente, ma e d'alta... Non erano cosa tenera la leggiadria di que' fieri gentiluomini del dugento ".