ANDREOTTI, Legerio (Leggerius, Legiere, Leggiero)
Nacque a Perugia da Nicoluccio verso la fine del secolo XIII. Grande oratore e abile politico, l'A., definito da Matteo Villani "il maggiore cittadino che avesse città che si reggesse a popolo e libertà", svolse attività molteplici nell'ambito della politica interna ed estera della sua città e fra il 1327, anno in cui fu podestà di Spoleto, e il 1349, anno in cui fu podestà di Anghiari, esercitò più volte le cariche di procuratore e sindaco del Comune perugino (1337, 1339, 1343, 1347) e di ambasciatore di Perugia in diverse città (nel 1344 e nel 1345 ad Arezzo, nel 1347 a Roma). Nel 1353 a capo del Collegio dei priori di Perugia represse una rivolta magnatizia. "Caporale" della parte Raspante in Perugia, appoggiò il cardinal Albornoz nella sua opera di recupero dei domini della Chiesa; fu nominato dall'Albornoz podestà di Viterbo (1355) e nel medesimo anno fu ambasciatore del Comune di Perugia presso Carlo IV a Pisa. Nel 1358 l'A., ormai il massimo esponente del partito Raspante (composto per lo più dal popolo mezzano e minuto), spinse i Perugini ad annettersi Montepulciano e a tentare di impadronirsi di Cortona, promettendo di "dare loro la terra (Cortona) per trattato ch'egli avea dentro"; ma l'impresa guerresca, di cui l'A. fu condottiero, non ebbe esito favorevole. I Senesi corsero in aiuto di Cortona assediata dai Perugini: questi ultimi assaliti da due parti furono messi in rotta e, sembra per colpa dell'A., abbandonarono il loro campo ai nemici. In Perugia ci fu un'insurrezione e gli stessi popolari "avrebbero morto Leggiere d'Andreotto, loro cittadino e motore di questa guerra e capitano dell'oste" ma l'A. "come molto pratico ed astuto" seppe giustificare il proprio operato e con la sua facondia riuscì a convincere i suoi concittadini a continuare la guerra. Gli fu infatti affiancato, come capitano di guerra Smeduccio di Sanseverino e in seguito i Perugini si vendicarono sconfiggendo i Senesi a Torrita. Il 30 ottobre 1358 si venne alla pace tra Siena e Perugia, in seguito alla quale Montepulciano e Cortona recuperarono la loro indipendenza; l'A., forse per la parte avuta nel suscitare la guerra, non figura nei capitoli della pace. Immediatammte, com'era costume, egli fu sottoposto a sindacato per le spese della guerra; incaricato della procedura fu il fiorentino Geri de' Pazzi, ma appena si profilò l'eventualità di una condanna per l'A. ed altri esponenti Raspanti, la loro parte evitò il pericolo inviandoli altrove come ambasciatori e sottraendoli così alla procedura normale. Nel 1360 reggeva Ascoli per conto di Perugia. Nel 1361 Perugia continuava a essere sotto il predominio della parte Raspante ed era retta dal governo dei priori; e l'A., che "potea col consiglio ciò che non potea col comando", era divenuto "il da più e il maggior cittadino di Perugia ed il più creduto dal popolo". I magnati ghibellini e anche guelfi, uniti anche ad alcune famiglie popolari, cercarono di rovesciare il dominio guelfo-popolare e di dare la Signoria della città ad Alessandro Vincioli. L'A. venne a conoscenza della congiura per una delazione e provvide, dopo essersi rinchiuso con gli altri esponenti Raspanti nel palazzo dei Priori, a reprimerla facendo arrestare quanti congiurati era possibile; la maggior parte fuggì, alcuni furono presi e decapitati, mentre sette loro seguaci furono impiccati. L'A. continuò a tenere le redini del potere in Perugia, finché il 19 giugno 1362, mentre passava sotto la casa dei Boccoli, fu ucciso con una pietra (secondo M. Villani con una macina per spezie) da Donato de' Boccoli, figlio o fratello di uno dei giustiziati per la congiura dell'anno precedente. L'A., dopo la morte, fu fatto cavaliere del Comune e del Popolo e seppellito con esequie regali a spese del Comune. Sembra che nel 1370, dopo il ritorno in Perugia dei nobili, già espulsi, il sepolcro dell'A. sia stato aperto e le sue ossa bruciate.
Fonti e Bibl.: Cronaca della città di Perugia dal 1309 al 1491, nota col nome di Diario del Graziani, a cura di A. Fabretti, in Arch. stor. ital, s. 1, XVI, 7 (1850), pp. 144, 151, 192; M. Villani, Cronica, Trieste 1858, pp. 250, 251, 257-258, 356-357, 369; Cronache della città di Perugia, a cura di A. Fabretti, I, Torino 1887, pp. 15, 29, 32, 83, 107-108, 114, 119-120, 172, 176-177, 181; Documenti per la storia della città d'Arezzo, a cura di U. Pasqui, III, Firenze 1937, pp. 4-6, 10, 79, 84-85, 96, 103; Bartolomeo di ser Gorello, Cronica dei fatti di Arezzo, a cura di A. Bini e G. Grazzini, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XV, 1, p. 195; L. Bonazzi, Storia di Perugia, I, Perugia 1875, pp. 405, 449-451; F. Guardabassi, Storia di Perugia, I, Perugia 1933, pp. 177, 197, 201, 204, 206.