LEGATURA
. Epigrafia. - Nelle iscrizioni, allo scopo di guadagnare spazio, in specie alla fine di una linea, due o tre e anche più lettere si trovano talvolta unite insieme. Così l'A si unisce spesso alla lettera seguente formando dei nessi con E, M, N, R, V; l'I con B, N, Q, T, ecc. Questo sistema fu dapprima usato nelle leggende delle monete fin dal 200 circa a. C., e poi passò nelle iscrizioni, in specie in quelle di carattere privato, intorno al 150 a. C.
Tali legature di lettere o nessi nella paleografia epigrafica vennero adoperati in ogni genere di calligrafia capitale, cioè tanto nella quadrata, come nell'attuaria, sia latina sia greca, di solito nel mezzo della parola, più di rado in principio o in fine.
La legatura si otteneva sopprimendo qualche elemento di una lettera, che veniva unito a un'altra lettera e anche a una terza per mezzo di un elemento simile e comune a tutte. Si formava così un gruppo di lettere facilmente decifrabile. Talvolta la legatura è eseguita sottoponendo, rimpiccolendole entrambe, una lettera a un'altra, che abbia comune l'elemento inferiore della prima con l'elemento superiore della seconda; p. es., T per ET. La nota sigla pompeiana O. V. F. (oro vos faciatis) si trova spesso contratta in un monogramma legando le tre lettere, così le lettere dell'altra sigla O. H. S. (ossa hic sita) si trovano anch'esse spesso riunite in un solo gruppo. Le legature furono in uso non tanto nelle iscrizioni di Roma e d'Italia, quanto in quelle della Gallia, Germania e Africa, dove il loro uso fu molto frequente (v. anche abbreviazione).
Bibl.: Hübner, Exempla scripturae epigraphicae latinae, Berlino 1885, pagina lxviii; R. Cagnat, Cours d'épigraphie latine, 4ª ed., Parigi 1898, p. 24; Egbert, Introd. to the study of latin inscriptions, New York 1896, p. 67.