Marvin, Lee
Attore cinematografico statunitense, nato a New York il 19 febbraio 1924 e morto a Tucson (Arizona) il 29 agosto 1987. Il volto dai lineamenti marcati, lo sguardo freddo e il portamento risoluto lo costrinsero a lungo nel ruolo del villain e fu soltanto nel corso degli anni Sessanta che egli riuscì a imporre con successo una sua personale versione di 'duro', animato da una violenza trattenuta ma pronta a esplodere. Seppe così incarnare, con moderno minimalismo espressivo, l'individualista laconico, l'uomo d'azione solitario che combatte, in nome della legge o di un suo privato disgusto morale, contro un mondo feroce e corrotto. Per la sua duplice interpretazione in Cat Ballou (1965) di Elliot Silverstein ‒ nel ruolo di un killer e di un pistolero ubriacone ‒ ottenne numerosi premi, tra cui l'Oscar come migliore attore protagonista nel 1966.
Al termine di un'adolescenza irrequieta, si arruolò nel corpo dei marines e nel giugno del 1944 venne gravemente ferito durante la battaglia di Saipan nelle Isole Marianne. Tornato in patria, cominciò la carriera teatrale sostituendo un attore di una compagnia di giro a Woodstock. La passione per la recitazione lo riportò a New York, dove prese a studiare all'American Theater Wing e nel 1951 debuttò a Broadway in una riduzione teatrale di Billy Budd di H. Melville. Nello stesso anno Henry Hathaway gli offrì l'occasione di esordire nel cinema al fianco di Gary Cooper in You're in the Navy now (Il comandante Johnny). Trasferitosi a Hollywood, nel 1952 siglò un contratto per otto film con la Columbia Pictures che intendeva utilizzarne la caratteristica maschera per ruoli di criminali efferati, avventurieri e ruvidi poliziotti. Così, più che per le edificanti performances da coprotagonista (Eight iron men, 1952, Otto uomini di ferro, di Edward Dmytryk), in questa fase M. impressionò il pubblico per la brutalità delle sue caratterizzazioni malvagie: dal sadico gangster di The big heat (1953; Il grande caldo) di Fritz Lang al volgare motociclista Chino di The wild one (1953; Il selvaggio) di Laslo Benedek.La sua carriera ebbe una svolta decisiva quando la NBC lo chiamò per la parte del detective nella serie televisiva M Squad (1957-1960): il successo del personaggio gli assicurò ingaggi prestigiosi e inaugurò il decennio in cui M. realizzò i suoi film migliori e raggiunse l'apice della popolarità. Dopo aver modellato un altro paio di figure patibolari ‒ il vizioso killer di The man who shot Liberty Valance (1962; L'uomo che uccise Liberty Valance) di John Ford e l'assassino implacabile di The killers (1964; Contratto per uccidere) di Don Siegel ‒ si affermò inaspettatamente con il western comico Cat Ballou e, finalmente protagonista, cominciò a delineare il personaggio della sua maturità: l'eroe impenetrabile, ruvido nei comportamenti ed efficace nelle azioni, come Rico il veterano di The professionals (1966; I professionisti) di Richard Brooks o il maggiore Reisman di The dirty dozen (1967; Quella sporca dozzina) di Robert Aldrich. Ma fu probabilmente con Walker, il gangster tradito di Point blank (1967; Senza un attimo di tregua) di John Boorman, che diede la prova più incisiva del suo carisma d'attore: in una società fondata sulla violenza, M. dà corpo all'individualista puro che si fa giustizia da solo non per tornaconto personale ma per una sorta di dirittura morale cieca e sommamente istintiva.
Dopo un originale film di guerra, ancora diretto da Boorman (Hell in the Pacific, 1968, Duello nel Pacifico), negli anni Settanta M. andò incontro a una serie di insuccessi commerciali che gli alienarono i favori del pubblico. Nel 1980 però Samuel Fuller gli regalò la possibilità di un ultimo splendido ruolo, il vecchio sergente protagonista di The Big red one (Il Grande uno rosso). Le successive interpretazioni ‒ la breve ma centrata apparizione in Gorky Park (1983) di Michael Apted e l'estrema prova da duro in The Delta Force (1986; Delta Force) di Menahem Golan ‒ restano a testimoniare anche nella maturità la sua particolare forza 'gelida'.
D. Zec, Marvin: the story of Lee Marvin, London 1979; P. Marvin, Lee: a memoir, London 1997; R.J. Lentz, Lee Marvin: his films and career, Jefferson (NC) 2000.