LEDA (Λήδα, Λήδη; Leda)
Figlia di Thestios, re di Etolia, sposa di Tindaro, re di Sparta.
Secondo una versione del mito avrebbe covato un uovo dato alla luce da Nemesi (v.), amata da Zeus, dal quale sarebbe nata Elena (Stasinos, Ciprie = Athen., viii, 334 c). Una seconda versione, che compare già in Omero, afferma che ella unitasi con Zeus (tramutato in cigno) avrebbe deposto una o più uova dalle quali sarebbero nati Polluce ed Elena (mentre dalle nozze con Tindaro L. avrebbe avuto Timandra, Clitennestra, Filonoe e Castore).
Sulla base della Nemesi a Ramnunte (v.) L. era rappresentata mentre conduceva Elena dalla vera madre Nemesi (Paus., i, 33, 7). Nelle arti figurative L. è spesso rappresentata come madre dei Dioscuri (ad esempio sull'anfora di Exekias nei Musei Vaticani). Un considerevole numero di vasi databili nella seconda metà del V sec. rappresenta la scena del ritrovamento dell'uovo di Nemesi da parte di L., spesso accompagnata da Hermes, Tindaro, i Dioscuri.
Un mosaico rinvenuto a Treviri, databile nella seconda metà del IV sec. d. C. mostra L. vicino ad Agamennone, presso un'ara sulla quale sono tre uova (dalle quali nasceranno i Dioscuri ed Elena), mentre Zeus con l'aspetto di un'aquila le irrora dall'alto (v. agamennone). La stessa scena, ma con le uova già dischiuse, si trova sopra uno stucco proveniente da una tomba del I-II sec. d. C. trovata a Ponte Mammolo ed ora nel Museo Nazionale Romano.
Il motivo della unione tra L. e Zeus sotto forma di cigno ebbe particolare risonanza dalla fine del V sec. e deve probabilmente essere messo in rapporto alla narrazione euripidea nella tragedia omonima.
Un gruppo conservato nel Museum of Fine Arts di Boston, databile alla fine del V sec. a. C., mostra un'elaborazione attica della leggenda.
Tale motivo fu ripreso per la creazione di una scultura, conservata attraverso numerose copie di età romana.
L., seduta su una roccia, accoglie in grembo il cigno inseguito dall'aquila e lo difende alzando un lembo del mantello.
Le proporzioni del corpo, l'espressione assorta del volto, il trattamento del panneggio hanno fatto pensare che l'autore della scultura sia stato Timotheos (attribuzione confermata dal confronto con alcune sculture di Epidauro e in particolare per il trattamento delle vesti) attorno al 360 circa a. C.
Il riconoscimento in un gruppo del Museo Archeologico di Venezia di una L. stante che si unisce al cigno, come opera di Lisippo, sulla base del confronto con il rilievo del Kairos (v.), proposto da G. Lippold, è solo ipotetico. Il motivo di L. con il cigno venne ripreso dall'arte ellenistica con un numero notevolissimo di varianti, dalle quali è però molto difficile poter risalire ad eventuali archetipi.
Allo stato attuale delle nostre ricerche sembrerebbe di poter riconoscere due schemi iconografici (suddivisibili in un notevole numero di varianti), l'uno che rappresenta L. accanto al cigno; l'altro che la rappresenta mentre si unisce con esso.
Tali schemi ci sono conservati in un numero molto notevole di monumenti di pittura, scultura, arti minori, databili sino al periodo tardo-antico.
Sulla base dei monumenti migliori per qualità che rappresentano L. sdraiata che si unisce al cigno (tra i quali risalta una terracotta del Museo Greco-Romano di Alessandria di Egitto) sembrerebbe plausibile poter datare l'originale del gruppo ancora nel III sec. a. C., come può essere dimostrato dal trattamento del nudo femminile, dal ritmo nervoso delle figure, dalla compiacenza per il soggetto.
Bibl.: Höfer-Bloch, in Roscher, II, 2, c. 1922 ss., s. v.; Eitrem, in Pauly-Wissowa, XII, 1924, c. 1116 ss., s. v.; Ch. Picard, in Rev. Arch., 1950, p. 191 ss. Sulla scena del ritrovamento dell'uovo di Nemesi: D. Mustilli, in Annuario Atene, XXIV-XXVI, 1946-1948, p. 123 ss. (con bibl. prec.); W. Johannowsky, in Boll. d'Arte, XLV, 1960, p. 202 ss. Sul mosaico di Treviri: K. Parlasca, Die römischen Mosaiken in Deutschland, Berlino 1959, p. 56 ss.; J. Moreau, Das Trierer Kornmarktmosaik (Monumenta artis Romanae), Colonia 1960, p. 15 ss. Sul gruppo di Boston: L. D. Caskey, Catalogue of Greek and Roman Sculpture, Cambridge (Mass.) 1925, p. 52 ss., n. 22. Sul gruppo di Timotheos: G. Lippold, in Handbuch der Arch., III, i, Monaco 1950, p. 221 (con bibl. prec.). Manca uno studio per le rappresentazioni di L. in età ellenistica e romana, per le quali si deve ricorrere, oltre alle opere generali, a: D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, Princeton 1947, p. 208 ss.; G. Pesce, in Boll. d'Arte, XXXVI, 1951, p. 158 ss. (mosaici e pitture, con bibl. prec.); C. Robert, Sarkophagreliefs, II, Berlino 1890, p. 6 ss. (sarcofagi). Sulla terracotta di Alessandria: A. Adriani, Divagazioni intorno ad una coppa paesistica del Museo di Alessandria, Roma 1959, p. 35, tav. LV, 152. Su una eventuale L. di Lisippo: G. Lippold, in Sitzungsberichte, Monaco 1954, Heft 3.