LEBBRA (XX, p. 707)
Per le conoscenze sull'agente causale non vi è nulla di nuovo ad eccezione di qualche affermazione positiva (Souza-Araujo) sulla sua coltivabilità. Fattori epidemiologici dominanti si considerano ancora i rapporti sociali di vicinanza e familiarità, sebbene vadano affermandosi e rafforzandosi le ipotesi sull'esistenza di probabili vettori (flebotomi, simulidi, triatomi, ecc.); questi, dopo essere stati tenuti a contatto dei lebbrosi con manifestazioni lepromatose, oppure raccolti in leprosarî, presentavano nei loro organi bacilli acido-resistenti con tutte le caratteristiche dei bacilli di Hansen delle lesioni lepromatose. Souza-Araujo ha cercato di dimostrare sperimentalmente la trasmissibilità della lebbra attraverso l'Ambljomma cajennense. Nell'acqua di deflusso di alcune colonie di lebbrosi sono stati trovati bacilli acido-resistenti con i caratteri dei bacilli di Hansen.
I più accettano ormai la pur sempre discussa classificazione sudamericana delle varietà della lebbra, poggiata su criterî anatomo-patologici, clinici e immunobiologici, e che distingue tre varietà: lepromatosa, atipica e tubercoloide con sottovarietà e forme miste.
La lepromatosa è caratterizzata da lesioni gravi, progressive e permanenti, sempre negativa alla lepromina, con localizzazioni su pelle, mucose, nervi e altri organi, positività di reperto bacillare nelle lesioni, che si presentano istologicamente con struttura di granuloma specifico (presenza di cellule vacuolate di Virchow); alta contagiosità.
La atipica comprende casi a decorso attenuato, con scarse compromissioni cutanee e nervose, con negatività o scarsità di bacilli all'esame batterioscopico delle lesioni e con reperto istologico di flogosi cronica (mancanza di cellule di Virchow e di cellule epitelioidi), scarsa e incostante contagiosità.
La tubercoloide comprende casi a decorso attenuato, con stabilità delle lesioni, costantemente positiva alla lepromina, con peculiari lesioni cutanee e nervose, con esame batterioscopico di regola negativo e, quando positivo, paucibacillare, con reperto istologico di granuloma tubercoloide (cellule epitelioidi, linfociti, cellule giganti); di rado contagiosa.
Ciascuna varietà viene suddivisa poi in sottovarietà a seconda dei segni clinici dominanti (macule, noduli, ulcerazioni, cicatrici, ecc.).
Tra le prove immunologiche di recente introduzione è di notevole importanza quella di Mitsuda che consiste in una intradermoreazione tipo Mantoux con un antigene, "lepromina", preparato con pappe di noduli o linfo-ghiandole lepromatose in veicolo idroglicerico. La reazione è positiva se dopo 20-30 giorni si produce una vescicola, vescicola-pustola o ulcera nella sede dell'infezione. La reazione risulta positiva nella varietà tubercoloide e nella atipica e negativa in quella lepromatosa.
La reazione di Fernandez e quella di Souza-Araujo (reazione alla leprolina) sono da considerarsi analoghe e differiscono, la prima per la tecnica di preparazione dell'antigene, la seconda perché l'antigene è preparato direttamente da colture di bacilli acido-resistenti con le caratteristiche del bacillo di Hansen.
L'olio di chaulmoogra è tuttora il rimedio più attivo, pare per l'altissimo suo contenuto di Vit. D2 (Gambini). Speranze e successi si sono ottenuti recentemente con il diamino-dimetilsolfone specialmente in associazione con l'olio di chaulmoogra. La penicillina, la tirotricina e altri antibiotici si sono dimostrati inefficaci; soddisfacenti risultati, secondo alcuni, avrebbe invece dato la streptomicina. Discreti risultati avrebbero pure ottenuto autori francesi da preparati estratti da Hydrocotyle asiatica (asiaticocida).
Bibl.: Internat. Leprosy Congr. Rep., Cairo 1938; idem, Cuba 1948; Rev. Bras. Leprol., 14, n. 4, 1946; Mem. Inst. Osv. Cruz., 1946, 1947; Journ. Inst. Lepr., 44-45-46-47.