learned helplessness
Modello sperimentale di ansia consistente nel creare nell’animale da laboratorio delle reazioni apprese di rinuncia e impotenza davanti a compiti sperimentali impossibili da risolvere. Di fronte a tali compiti, l’animale non è in grado di eludere, contrastare o controllare una situazione ansiogena, per cui col tempo può sviluppare uno stato depressivo o uno stato di ansia (o entrambi) che interferiscono in modo catastrofico sulla capacità di apprendere nuovi compiti stavolta risolvibili. Tale modello presenta notevoli analogie con gli svariati casi in cui nell’uomo si sviluppano risposte ansiose o altre forme di nevrosi, determinate dall’impossibilità di esercitare un controllo sugli eventi attraverso decisioni autonome. Nei modelli sperimentali suddetti, che si parta da ceppi selezionati o da animali che reagiscono a specifiche condizioni ambientali, si verificano le alterazioni della neurochimica cerebrale tipiche degli stati d’ansia. È perciò evidente che esse possono provocare uno stato d’ansia o essere la conseguenza di una lettura ansiosa della realtà. Anche le osservazioni cliniche e sperimentali sugli esseri umani dimostrano che quando gli individui non possono percepire una qualche correlazione fra le proprie azioni e la probabilità di ottenere certi risultati si può instaurare un deficit motivazionale, cognitivo, emozionale: un’esperienza di perdita di controllo che porta ad accettare passivamente gli eventi, anche i più minacciosi. Parallelamente, molti studi dimostrano che una visione ottimistica e una fiducia nella propria capacità di controllare gli eventi rinforza la motivazione ad agire, migliora la performance e facilita il raggiungimento del risultato. (*)
→ Stress