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CAMPANARI, Leandro

di Raoul Meloncelli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)
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CAMPANARI, Leandro

Raoul Meloncelli

Nacque a Rovigo il 20 ottobre del 1857 da Antonio e da Luigia Bazan. Ancora fanciullo fu inviato dalla famiglia a Padova per compiervi gli studi di violino; successivamente, dopo essere apparso in pubblico come enfant prodige, entrò per un periodo di perfezionamento nel conservatorio di Milano e dopo essere stato allievo di F. Faccio e A. Bazzini, nel 1877 si diplomò in violino con V. Corbellini. Intraprese quindi una intensa e luminosa carriera concertistica e dopo varie tournées in Europa, durante le quali riscosse grandi consensi di critica e di pubblico, nel 1881 si trasferì negli Stati Uniti. Stabilitosi a Boston, si fece apprezzare come solista e direttore d'orchestra e nel 1883 fondò il Quartetto d'archi Campanari, che gli consentì di accrescere il prestigio e la stima di cui era circondato, tanto che venne nominato maestro di cappella nella Jesuit Church e successivamente insegnante di violino nel locale conservatorio di musica.

Nel 1887 fece ritorno in Europa per una lunga tournée e durante i frequenti soggiorni a Milano organizzò numerosi concerti orchestrali, e insieme con F. Guarnieri, G. Andreoli e F. Ronchini fondò un altro quartetto che fu attivo fino al 1890. Tornato nuovamente negli Stati Uniti, fino al 1894 fu professore di violino nel conservatorio di Cincinnati, ove gli fu successore P. A. Tirindelli.

Frattanto aveva continuato a svolgere l'attività direttoriale e aveva riportato grandi consensi sia per le ottime qualità interpretative sia per l'intelligente scelta dei programmi, in cui per la varietà delle musiche presentate rivelò singolare versatilità, mostrando di saper affrontare con pari sicurezza sia il repertorio classico sia quello contemporaneo.

Ritornato in Italia, dal 1897 al 1905 si produsse alla Scala di Milano in una serie di applauditi concerti, durante i quali accanto a composizioni del repertorio classico e romantico (tra l'altro diresse le nove sinfonie di Beethoven, poi replicate a Londra nel 1898) figuravano composizioni di K. Goldmark, F. H. Cowen, F. R. Volkmann e P. Floridia, di cui eseguì l'Ouverture composta per il centenario donizettiano; fece inoltre conoscere al pubblico milanese la Sinfonia in mi min. op. 5 Dal Nuovo Mondo di A. Dvorak, che presentata in prima esecuzione italiana con successo entusiastico venne replicata in un concerto successivo, durante il quale il C. poté mettere in piena luce la sua non comune abilità direttoriale. Frattanto scioltasi nel 1898 la Società orchestrale della Scala per difficoltà economiche e problemi di carattere organizzativo, fu il C. ad assumersi l'impegno di ricostituire, seppure con un numero ridotto di esecutori, il celebre complesso fondato nel 1879 che, assunto il nome di Orchestra del Royal Institute di Londra, dopo un concerto inaugurale eseguito il 30 apr. 1898 partì alla volta della capitale inglese, ove tenne un ciclo di concerti. Tornato poi a Milano, il C. fino al 1905 continuò a svolgervi un'intensa attività direttoriale finché, stabilitosi negli Stati Uniti, nel febbraio 1907 fu chiamato a dirigere per un'intera stagione la Philadelphia Orchestra in sostituzione di Fritz Scheel; ripresa in seguito la carriera solistica, si trasferì definitivamente a San Francisco e, dedicatosi esclusivamente all'insegnamento, fu professore di violino e direttore d'orchestra nel locale conservatorio. Celebrato solista e apprezzato per le singolari doti interpretative manifestate nella lunga e brillante carriera direttoriale, fu stimato anche per il vivace e solerte impegno organizzativo, rivolto soprattutto alla divulgazione del repertorio sinfonico contemporaneo. Autore di musica da camera e di numerose trascrizioni per archi, lasciò anche alcuni metodi per violino.

Morì a San Francisco il 22 apr. 1939.

Artista insigne fu anche il fratello Giuseppe, che nato a Rovigo il 17 nov. 1855 iniziò giovanissimo lo studio della musica e, dopo essersi diplomato in violoncello, entrò a far parte dell'orchestra del teatro alla Scala di Milano, dedicandosi contemporaneamente allo studio del canto.

Trasferitosi negli Stati Unitì nel 1884, si stabilì nel New England e fino al 1893 fu violoncellista nella Boston Symphony Orchestra; inoltre nel 1888 fu tra i fondatori e, per lunghi anni, membro del Quartetto Adamowski con cui svolse numerose tournées di concerti. Intraprese poi la carriera di cantante e fece il suo primo esordio con la compagnia d'opera Emma Juch interpretando il ruolo di Valentino nel Faust di Gounod. Stabilitosi poi a New York, il 15 giugno 1893, dopo essere divenuto membro della Gustav Hinrich's Opera Company, debuttò al Grand Opera House sostenendo il ruolo di Tonio nella prima rappresentazione americana dei Pagliacci di R. Leoncavallo. Lo strepitoso successo riportato gli consentì di entrare a far parte della compagnia del Metropolitan, di cui fu membro dal 1895 al 1898, e diede l'avvio ad una brillante carriera artistica che lo vide interprete acclamato soprattutto inruoli del repertorio italiano.

La sua attività teatrale svolta esclusivamente negli Stati Uniti, sia al Metropolitan che in altri teatri (lavorò anche con la Maurice Grau Opera Company), fu costellata di lusinghieri successi sia da parte del pubblico che della critica e si concluse nel 1912. In seguito si dedicò prevalentemente all'attività concertistica in tournées organizzate da W. Damrosch e per alcuni anni fu anche insegnante di canto.

Ammirato per il vigore espressivo, oltre che per la bellezza del timbro vocale, Giuseppe fu artista di grande sensibilità e intelligenza interpretativa, sempre sorrette da un ammirevole rigore stilistico; tuttora ricordato come uno dei più grandi interpreti del ruolo di Figaro nel Barbiere rossiniano che siano mai apparsi sulle scene del Metropolitan, emerse anche in ruoli verdiani, quali Ford nel Falstaff e il conte di Luna nel Trovatore, e fu ottimo interprete del personaggio di Escamillo nella Carmen di Bizet. Morì a Milano il 31 maggio 1927.

Bibl.: G. E. Schiavo, Italian-American History, I, New York 1947, pp. 274 s.; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), I, pp. 194-196; II, Cronologia completa degli spettacoli e dei concerti, a cura di G. Tintori, p. 247; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 282; Enciclopedia della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 376; O. Thompson, The International Cyclopedia of Music and Musicians, a cura di N. Slonimsky-R. Sabin, London 1964, p. 329; La Musica, Diz., I, Torino 1968, p. 333; Baker's Biographical Dict. of Musicians, 1971 Supplement, a cura di N. Slonimsky, New York 1971, p. 246; Enciclopedia della musica Rizzoli Ricordi, I, Milano 1972, p. 455; Riemans Musik Lexikon, Ergänzungsband-Personenteil, a cura di C. Dahlhaus, I, Mainz 1972, p. 184.

Vedi anche
Padova Comune del Veneto (92,8 km2 con 210.173 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. ● Si estende a O della Laguna veneta, a 12 m s.l.m., sul fiume Bacchiglione. È centro di antica origine, vivace per traffici e attività agricole, sia per la sua posizione tra il Brenta e il Bacchiglione, sia per la vicinanza ... Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza. direttóre d'orchèstra direttóre d'orchèstra Chi dirige le esecuzioni musicali di un insieme di strumentisti. Sebbene la necessità di una guida ritmica ed espressiva fosse riconosciuta fin dall'antichità, l'uso di una gestualità manuale convenzionale risale al Medioevo, al praecentor, cioè al direttore di coro del canto gregoriano, ... violino Strumento musicale a corde e ad arco, appartenente alla famiglia della viola, del violoncello e del contrabbasso, nella quale occupa il posto del soprano, offrendo l’estensione più acuta di tutti gli altri, dal sol2 al do7. Fissato nella sua forma attuale alla fine del Cinquecento (violino fig.), è costituito ...
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leandro s. m. – Aferesi pop. e poet. di oleandro: Come il fior del l. (D’Annunzio). È anche nome araldico dell’oleandro che si pone negli scudi, per lo più fiorito di smalto diverso.
campanàrio
campanario campanàrio agg. [der. di campana1]. – Delle campane: torre c., il campanile; cella c., il locale del campanile dove stanno le campane.
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