Le province europee dell'Impero romano. La Britannia: Bath
Insediamento romano (lat. Aquae Sulis) della Gran Bretagna, sulla sponda nord del fiume Avon.
Negli anni successivi alla conquista romana del 43 d.C. B. ricoprì un significativo ruolo strategico e militare per la sua vicinanza al Fosse Way, la strada lungo la linea di frontiera che, partendo dalla costa meridionale nei pressi di Exeter, attraversava la Britannia fino a Lincoln. È infatti probabile che in prossimità del sito sorgesse originariamente un forte, a controllo del fiume e della via di approvvigionamento che si estendeva verso ovest fino al porto di Sea Mills, sul fiume Severn. Il promontorio sul quale si sviluppò B. è caratterizzato dalla presenza di tre fonti termali, la maggiore delle quali fornisce 1.125.000 l d’acqua al giorno, che sgorga dal suolo a una temperatura di 46 °C. Gli scavi hanno dimostrato che la fonte era venerata già nell’età del Ferro: essa era sacra alla divinità celtica Sulis, il cui nome appare con frequenza anche nelle iscrizioni latine. La fonte principale, oggi nota con il nome di King’s Bath (Bagno del Re), divenne in età romana il centro di un importante santuario a eminente connotazione salutifera. Le indagini archeologiche nel centro della città ebbero inizio nel 1727 con la scoperta della testa di bronzo dorato di una statua di Minerva. Da allora è stata riportata alla luce gran parte del tempio, nonché la fonte e le adiacenti strutture termali e curative.
Le strutture più antiche appartengono all’età neroniana e vennero completate sotto i Flavi. La fonte era interamente circondata da un recinto di forma circolare irregolare, consistente in un muro alto 2 m circa rivestito con lamine di piombo; questo formava una cisterna, fornita di un sistema di scarico all’esterno munito di una chiusa, la quale consentiva di decantare i sedimenti e di fornire acqua calda alle terme. I primi impianti termali erano disposti immediatamente a sud della cisterna. I servizi erano disposti su tre lati di una vasta sala che, con effetto scenografico, si apriva sulla fonte, visibile attraverso gli archi della parete del lato nord. Il più modesto calidarium era disposto a ovest, mentre il frigidarium era a sud. Sul versante est si trovava la parte più spettacolare dell’intero complesso: una piscina lunga 25 m, disposta all’interno di una sala a navate e servita direttamente dalla fonte; due piscine di minori dimensioni si trovavano in sale più piccole a est. L’intera struttura era costruita in semplice ma elegante muratura, dalla decorazione appena accennata.
Contemporaneo alle prime terme è l’adiacente tempio dedicato a Sulis-Minerva. Nella forma primaria aveva una semplice struttura tetrastila di ordine corinzio e si ergeva su un alto podio sovrastante un’area pavimentata attorno all’altare sacrificale. Il complesso era circondato su tre lati da un ambulacro colonnato. Il tempio aveva caratteristiche particolari, inusuali per la Britannia, quali lo stile architettonico marcatamente classico e l’elaborato rilievo del timpano raffigurante la testa di una Gorgone, probabilmente assimilata a una divinità fluviale, sostenuta entro un clipeo da due Vittorie alate. Anche l’altare era decorato sui fianchi con raffigurazioni di divinità. La disposizione del tempio e delle strutture termali, così come si era definita alla fine del I sec. d.C., rimase in uso fino alla fine del periodo romano, ma subì periodiche modifiche. Nella prima metà del II sec. d.C. le terme vennero ingrandite e rimodernate. I servizi sul lato ovest furono ampliati con un laconicum e una vasca di acqua fredda venne inserita nel vecchio atrio; all’estremità orientale le due piccole piscine vennero rimpiazzate da un nuovo sistema di vasche riscaldate.
L’intervento più consistente fu il rifacimento del tetto delle terme principali e dell’atrio mediante un soffitto a volte di muratura che rese necessario il rafforzamento delle mura e dei pilastri con contrafforti di laterizio. Contemporaneamente anche la fonte, finora rimasta a cielo aperto, venne racchiusa da una grande sala voltata. Nell’ambito di queste ristrutturazioni il podio del tempio venne ampliato, forse per alloggiarvi un ambulacro, e la scalinata di accesso venne fiancheggiata da piccoli sacrari. Queste modifiche alterarono l’originario impianto classico del santuario, trasformandolo in un insieme dal carattere romano-celtico. Nella seconda metà del II sec. d.C. fu eretto un secondo tempio in forma di tholos, noto soltanto dagli scarsi frammenti della trabeazione decorata rinvenuti nel XIX secolo; la sua esatta collocazione è pertanto sconosciuta. È possibile però che si trovasse a est del tempio principale, sull’asse est-ovest del santuario; se così fosse le sue fondamenta si troverebbero al di sotto dell’attuale abbazia. Le ultime modifiche di grande portata vennero intraprese nel III sec. d.C. e consistettero in un ulteriore ampliamento dei servizi, con sostanziali ricostruzioni, e in una serie di aggiunte al recinto del tempio, determinate dalla necessità di installare contrafforti per aumentare la stabilità delle strutture parietali settentrionali della cisterna.
Tali contrafforti ebbero anche un carattere ornamentale e furono concepiti in guisa di un accesso quadrifronte alla sorgente; l’alzato nord comprendeva un arco e un frontone raffigurante il dio Sol. Al fine di conferire equilibrio formale a tali strutture, venne eretta la sola facciata di un edificio sul lato nord dell’altare, la quale consisteva in un muro di cortina decorato con eroti e personificazioni delle stagioni, inoltre con un frontone al centro del quale campeggiava la personificazione della Luna. Gli scavi all’interno della fonte sacra hanno restituito una notevole quantità di offerte votive comprendenti ben 20.000 monete, frammenti di circa 90 tessere plumbee con esecrazioni (defixiones), patere e recipienti d’argento, bronzo e peltro, nonché una congerie di altri oggetti. La maggior parte di essi furono gettati nella fonte attraverso le tre grandi aperture nel muro di divisione tra la fonte e l’atrio delle terme. Le terme e il tempio di Sulis-Minerva occupavano il centro dell’area circostante la fonte principale. Appare estremamente probabile che una così vasta struttura a carattere sacro fosse dotata di un teatro per le rappresentazioni religiose, del quale però non sono state rinvenute tracce, se si escludono i frammenti di una cornice monumentale con protomi leonine ritrovati nel XIX secolo a nord dell’area del tempio.
Se il punto focale del santuario era senz’altro rappresentato dalla fonte principale, anche le due sorgenti minori sul versante sud-est continuarono a essere utilizzate. La fonte detta Cross Bath doveva riversarsi in un ampio bacino aperto a pianta ovale, mentre la vicina fonte di Hot Bath doveva servire un secondo complesso termale, per il quale i dati a disposizione sono limitati a causa della scarsa documentazione fornita dagli scavi ottocenteschi. Le strutture sin qui descritte erano racchiuse da una cinta muraria poligonale per un’estensione di 10 ha circa, oggi in gran parte perduta od obliterata da costruzioni recenti. Gli elementi a disposizione indicano una datazione approssimativa alla tarda età romana. L’esiguità dell’area e la disposizione concentrica rispetto alla fonte lasciano supporre che si tratti di una sorta di temenos piuttosto che di una vera cinta difensiva urbana. Altre costruzioni al suo interno sono attestate da resti laterizi e frammenti di pavimenti mosaicati; doveva trattarsi di edifici a carattere domestico, probabilmente alloggi sistemati all’interno del santuario.
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