Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Poliedrico insieme di commercianti, manifattori, proprietari, professionisti, funzionari e artigiani, le borghesie settecentesche si presentano come categoriaresiduale soprattutto urbana, strato intermedio tra la plebe e l’aristocrazia. È l’individualismo della seconda metà del secolo a trasformarne l’identità di gruppo e proiettare la borghesia al rango di classe generale.
La borghesia come ceto
La stratificazione cetuale della società permane vitale nella maggior parte dei Paesi europei e da questo dato di fatto occorre procedere per descrivere le diverse declinazioni delle borghesie settecentesche.
Quasi ovunque esse si caratterizzano ex negativo sia rispetto ai due ceti giuridicamente privilegiati, l’aristocrazia e il clero, sia rispetto alla massa di braccianti-lavoratori che solo in qualche territorio godono di una posizione riconosciuta all’interno dello schema cetuale, come nel caso del ceto contadino in alcune aree della Germania e dell’Europa settentrionale.
Nel Settecento il borghese è in primo luogo chi, residente in città, gode dei pieni diritti all’interno di questa. Il Bürger tedesco, per esempio, si differenzia dagli altri soggetti insediati in città perché gli viene riconosciuta laBürgerschaft, cioè la facoltà di usufruire dei servizi erogati dalle amministrazioni municipali e di partecipare in via elettorale sia all’insediamento che al loro rinnovo. Il borghese-cittadino così inteso rappresenta in genere meno del 10 percento della popolazione residente nella cerchia delle mura. Ai livelli alti, esercita attività che spaziano dal commercio a distanza alla manifattura e all’intermediazione creditizia (la banca); oppure si dedica a un’arte liberale (avvocato, notaio, medico, architetto, farmacista, ingegnere) che presuppone una formazione accademica. Ma borghese è anche chi detiene un ufficio amministrativo o giudiziario, rivestendo dunque una carica pubblica al servizio del sovrano (gli officiers francesi); o chi possiede, a titolo di proprietà privata, una cospicua proprietà fondiaria, assoggettata a norme giuridiche speciali che ne vietano la libera circolazione, in un mondo in cui la maggior parte delle terre è ancora in mano all’aristocrazia o al clero. Ai livelli più bassi, infine, borghese può essere anche l’artigiano appartenente a una corporazione titolata al godimento pieno dei diritti dicittadinanza.
I molti nomi della borghesia
La borghesia viene individuata con questo nome soprattutto nell’area germanica: è l’insieme dei Bürger. In Francia, dove pure il bourgeois esiste, la borghesia si definisce piuttosto, come soggetto collettivo, tiers état, cioè terzo stato, e con questa denominazione essa si presenta agli Stati generali del 1789, che fanno da preludio allaRivoluzione francese.
In Italia, dove la città non si identifica tanto con i suoi operatori economici o con i suoi professionisti, quanto piuttosto con il suo patriziato urbano, variante locale dell’aristocrazia, i borghesi vengono chiamati in genere ceto civile. Questo ha caratteristiche soprattutto commerciali nel centro-nord e professionistico-funzionariali nel Mezzogiorno.
In Inghilterra, infine, si tende a parlare dimiddle class, ceto medio.
Comunque sia, nel Settecento è essenzialmente lo scenario urbano a offrire il contesto ambientale per lo svolgimento delle poliedriche attività e funzioni sociali che dal secolo seguente verranno unitariamente definite “borghesi”.
Le gerarchie interborghesi e l’invidia per l’aristocrazia
All’interno della borghesia esiste una mutevole e percepibile gerarchia, che non si spiega unicamente in base ai livelli di reddito, ma rimanda piuttosto ai diversi gradi di rango e di status tipici dell’ancien régime . Sebbene in posizione subalterna, i borghesi accettano i valori aristocratici e il loro ordinamento; così la scala gerarchica delle attività borghesi digrada verso il basso quanto più queste si allontanano dallo stile di vita dell’aristocrazia, improntato ai valori dell’ozio virtuoso e della rendita fondiaria.
I commercianti o i banchieri che accumulano grandi fortune solitamente cercano di costruire per i discendenti un destino da rentiers, capace di avvicinarli ai contesti materiali da cuitrae legittimazione l’aristocrazia; oppure fanno studiare i loro figli all’università, sperando di avviarli a una carriera nelle arti liberali o negli uffici pubblici, professioni praticate talvolta anche dagli aristocratici e per questo considerate come un corridoio aperto e un canale di osmosi tra borghesi e nobili.
Ancora per lungo tempo l’aspirazione borghese sarà quella di imitare l’aristocrazia e di accedere gradualmente, in ordine sparso, alla sfera del privilegio che la contraddistingue.
A fine secolo, in piena Rivoluzione francese, Goethe tematizza ancora con forza nel Wilhelm Meister il contrasto tra la “rappresentatività nobiliare” (adlige Repräsentation) e il “lavoro borghese” (bürgerliche Arbeit), tra spirito e corpo, tra ozio e fatica, tra funzioni alte (corte, esercito) e funzioni meccaniche e vili (commercio, manifattura). Il poeta individua nella Bildung (formazione educativa) e dunque nell’esercizio delle professioni liberali la sola via possibile di nobilitazione collettiva della borghesia. Ma già nel 1777 Schlöner segnala la fitta presenza borghese nelle cariche burocratiche di una pubblica amministrazione in via di espansione.
Né sorprende che il terzo stato riunito a Parigi nel 1789 sia composto in larga parte da officiers, da titolari di cariche amministrative, e solo per il 13 percento da fabbricanti, mercanti, negozianti, banchieri.
Fine secolo. Una nuova identità borghese
A secolo inoltrato, soprattutto in Gran Bretagna e ancora più nei neoindipendenti Stati Uniti d’America, la borghesia “economica” mostra un orgoglio della propria identità che altrove non le è consueto.
La rivoluzione industriale, che negli anni Ottanta si avverte come fenomeno epocale, propone nuovi scenari al mondo del lavoro, investendo gli imprenditori di responsabilità sociali paragonabili a quelle dell’aristocrazia agraria. Il capitano d’industria, figura al vertice della borghesia economica e simbolo vivente dell’etica borghese, consegue guadagni e poteri sociali tali da liberarlo virtualmente dalla sudditanza psicologica nei confronti dell’aristocratico. Dietro di lui c’è tutto un mondo di ingranaggi minori dell’economia come sistema: banchieri, commercianti, negozianti iniziano a stornare lo sguardo dal miraggio aristocratico. Nei testamenti di fine secolo, così, i grandi mercanti impongono ai figli di proseguire la loro attività e non chiedono più di ritirarsi a vivere di rendita per consentire la potenziale nobilitazione della famiglia.
A favorire questo processo – che a livelli diversi è possibile cogliere ovunque – è certamente l’emergere di una tendenza individualista all’interno del progetto culturale illuminista. Sebbene l’Illuminismo non sia di per sé definibile come la filosofia “borghese” – riconoscibile semmai nell’utilitarismo –, esso contempla l’intensa valorizzazione dell’iniziativa individuale a scapito dell’inerte riconoscimento del valore del rango, della stirpe, del sangue.
Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, dove non esiste un’aristocrazia di sangue, la tensione individualista che scandisce il processo di estensione della frontiera crea borghesi di fatto, se non di nome. Sono i cittadini di uno Stato che riconosce eguali diritti a tutti i suoi membri bianchi.
Nell’ultimo decennio del secolo la congiunzione tra borghesia e individualismo si realizza pienamente anche in Europa. In Francia, i deputati del terzo stato si sciolgono dai vincoli di corpo e dichiarano cessato l’ordinamento cetuale della società, definita come la comunità dei cittadini con eguali diritti, sul modello di quella americana. In tal modo il concetto di borghesia diviene nozione omologa a quello di cittadinanza statale: la società borghese è la società dei liberi individui, tutelati dallo Stato nel godimento dei propri diritti.
Sebbene a comporla materialmente siano le stesse categorie economiche o professionali, la borghesia si configura ora come un sistema aperto, dove chiunque può entrare, valorizzando il proprio ingegno e attivismo personale, a prescindere dalla nascita. Cresciuta di fatto in seguito ai mutamenti della vita economica e statuale, la borghesia promette inoltre la propria infinita estensibilità.