SCORIGGIO, Lazzaro
SCORIGGIO (Scorriggio), Lazzaro. – Nacque a Napoli probabilmente intorno agli anni Ottanta del XVI secolo.
Apprese l'arte tipografica forse nella bottega di Giovan Giacomo Carlino (attivo dal 1579) e lavorò anche nella bottega di Tarquinio Longo (attivo dal 1597). La prima notizia certa su di lui risale al 1607, quando aveva bottega di libraio nella via di S. Biagio o nelle vicinanze. Il 2 novembre fu eseguita una perquisizione a cura del padre Cornelio Tirobosco, teologo dell'arcivescovato, nelle librerie della città al fine di sequestrare copie di libri stampati dal tipografo veneziano Roberto Meietti scomunicato l'anno prima. Scoriggio risultò in possesso di alcune opere, tra cui la Piazza universale di Tommaso Garzoni (1605) e il De vicarii episcopi officio et potestate tractatus di Giacomo Sbrozzi (1606).
Iniziò l'attività di editore nel 1610 con il Combattimento spirituale del teatino Lorenzo Scupoli, fortunatissima opera della letteratura mistica, ultima edizione curata dall'autore morto il 28 novembre 1610, fatta imprimere nella officina di Giovanni Battista Gargano e Lucrezio Nucci. La lettera di dedica di Scoriggio ai chierici regolari di Napoli è datata 8 marzo. Per la stessa tipografia Gargani e Nucci pubblicò sempre nel 1610 un'altra opera ascetica, Luce dell'anima desiderosa, per ascendere alla perfettione di fra Bartolomeo da Saluzzo.
Nel 1611 viveva nella parrocchia di S. Gennaro all'Olmo, dove aveva aperto la sua libreria. In quest'anno era già vedovo e il 1° agosto si risposò con Faustina Stanzione. Nel 1612 disponeva di una attrezzatura tipografica di proprietà e iniziò la produzione di stampatore con dieci edizioni abbastanza eterogenee, tra le quali il Discorso accademico in lode della guerra di Lorenzo Biffi, i Successi dell'armata turchesca di Antonio De Ferraris, il Tractatus de inventario heredis di Fanuccio Fanucci, la singolare miscellanea Vita e morte della Sereniss. Principessa di Parma e Piacenza. Pianto della marchesa di Pescara sopra la Passione di Cristo. Discorsi sopra l'amor di Dio del p. M. Avila che riuniva opere di Sebastiano Moraes, Vittoria Colonna e Giovanni d'Avila. Per i gesuiti impresse i Rudimenta linguae Grecae di Jakob Gretser, manuale in uso nelle scuole dell'Ordine.
Nei primi anni di attività come tipografo si orientò verso l'editoria sacra, stampando opere di autori dei chierici regolari, della Congregazione dei chierici dell'Assunzione di Napoli e dei gesuiti (i quali a Napoli, diversamente dal Collegio Romano, non disponevano di una tipografia propria). Nel 1614 pubblicò il Manuale di varie orazioni che si possono ogni dì recitare al Santissimo Sacramento, anonimo ma del chierico regolare napoletano Benedetto Mormile (la stampa è presentata come seconda edizione riveduta e corretta per cui dovrebbe esistere un'edizione precedente che però non risulta censita). Tra il 1623 e il 1631 uscirono numerose opere teologiche, ascetiche e di meditazione del gesuita Francesco Pavone, molto attivo a Napoli come promotore di diverse confraternite e nel territorio come predicatore.
La collaborazione con gli ordini religiosi napoletani, destinata a rimanere presente per tutta la attività e a intensificarsi negli anni, non impedì a Scoriggio di mantenere differenziata la sua offerta editoriale. Del 1614 sono le stampe della Celeste fisionomia e della tragedia Ulisse di Giovanni Battista Della Porta, del romanzo di Giulio Cesare Cortese Delli travagliuse ammuri de Ciullo et de Perna, ristampato numerose volte, mentre dell'edizione di Scoriggio non si conservano esemplari. Nello stesso 1614 uscì la prima edizione scoriggiana dell'opera corografica Il Regno di Napoli diviso in dodici provincie dello storico tedesco Enrico Bacco, più volte riproposta da Scoriggio fino al 1629, quando uscì a istanza di Pietro Antonio Sofia l'edizione ampliata da Cesare d'Engenio con il titolo di Nuova e perfettissima descrittione e aggiunto un discorso Intorno all'antichità di Napoli e di Pozzuoli di Giuseppe Mormile (stampato anche a parte). L'opera era stata impressa la prima volta da Giovan Giacomo Carlino e Costantino Vitale del 1609. Scoriggio utilizzò i rami di quella edizione, di cui probabilmente era venuto in possesso dopo la morte di Carlino (1613). Poiché questi rami furono impiegati da Scoriggio anche negli anni successivi e appaiono sporadicamente in altre stampe di tipografi napoletani contemporanei, rimasero in suo possesso e li concesse in prestito con parsimonia ai colleghi.
Nel 1615 incorse in un incidente a causa della pubblicazione della Lettera sopra l'opinione de' Pittagorici e del Copernico della mobilità della terra e stabilità del sole del carmelitano Paolo Antonio Foscarini, impressa senza la necessaria licenza, sebbene il libro sia stato giudicato eretico dal S. Ufficio solo con decreto del 5 marzo 1616. Scoriggio fu rinchiuso nel carcere dell'arcivescovato e l'arcivescovo Decio Carafa istruì un processo nel quale egli si difese dichiarando che l'autore gli aveva presentato la Lettera in un manoscritto contenente anche un Trattato della divinatione naturale cosmologica munito di imprimatur, che lui aveva giudicato valido anche per la Lettera e che aveva riportato nel colophon della stampa. Le due opere erano state stampate separatamente per richiesta di Foscarini, da cui Scoriggio si dichiarò raggirato. Fu condannato a 100 ducati di multa, ma ottenne la grazia dall'arcivescovo e la multa non fu riscossa. Il Trattato apparve con la data 1615 dopo la Lettera e con lo stesso frontespizio calcografico e il nome di Scoriggio, ma con la sottoscrizione di Giovan Domenico Roncagliolo come tipografo, forse per un precedente accordo tra i due o perché la stampa fu eseguita mentre Scoriggio era detenuto, ma ciò significa che il procedimento giudiziario non incise pesantemente sull'attività del tipografo-editore.
Nello stesso 1615 apparvero l'Imitazione di Cristo e dispregio del mondo con il nome di Giovanni Gerson (con cui l'opera circolava al posto di quello dell'autore Tommaso da Kempen), testo devozionale quattrocentesco la cui circolazione rimase costante nel XVI secolo, e le Laudi di Iacopone da Todi; nel 1616 le Rime di Giovanni Della Casa con il commento di Sertorio Quattromani e le Opere poetiche di Battista Guarini.
Il periodo 1618-20 registra una flessione della produzione; per eseguire le sue edizioni giuridiche Scoriggio ricorse al tipografo Simone Bonini, piemontese attivo a Napoli dal 1607, o in alcune sottoscrizioni come editore compare in società con altri espressamente nominati (per es. Pietro Paolo Galli per i Commentaria super ritibus Magnae Curiae Vicariae di Prospero Caravita) o più frequentemente con formule del tipo «cum socio»: ciò indica che egli non era perfettamente autosufficiente con la attrezzatura che aveva a disposizione, nonostante il possesso di diverse serie di caratteri e delle calcografie. Nel 1620 si segnala però il Liber de contemptu mundi di papa Innocenzo III per le cure del frate francescano Ubertino da Paganica.
Nel 1621 la crisi era superata. Scoriggio si dotò di una nuova attrezzatura che gli permise di fare a meno di collaboratori esterni. Riprese la produzione per i gesuiti, per cui stampò le Institutiones linguae Hebraicae di Roberto Bellarmino (testo usato nelle scuole della Compagnia, in cui utilizzò caratteri ebraici, in uso nella tipografia napoletana dal secolo precedente) e le Lettere annue del Giappone, China, Goa, et Ethiopia. Scritte al M.R.P. Generale della Compagnia del Gesù. Con il trigramma della Compagnia sul frontespizio uscì anche la Introduttione alla vita devota di Francesco de Sales. A spese del libraio Pietro Antonio Rea, finanziatore di opere filosofiche, mediche e alchimistiche, impresse gli In Hippocratis libros de morbis popularibus commentaria del medico spagnolo Francisco Valles, con frontespizio calcografico opera dell'incisore francese Nicolas Perrey, attivo a Napoli dalla fine del secondo decennio del secolo.
Del 1622 è l'Entrata nella China de' Padri della Compagnia del Gesù tratta dai Commentarii di Matteo Ricci dal padre della Compagnia Nicolas Trigaut e volgarizzata da Antonio Sozzini. Nello stesso anno iniziò l'edizione monumentale delle opere di Duns Scoto (Sacra theologiae summa Joannis Scoti Subtili.mi commentaria) in 12 volumi a cura del francescano osservante Angelo Volpe, la stampa fu finanziata con un legato della signora Eleonora de Armis bolognese, che nel suo testamento, in data 6 novembre 1622, lasciò al convento di S. Lorenzo Maggiore a Napoli una somma destinata a stampare i volumi del padre Volpe. Scoriggiò portò a termine fino al tomo secondo della parte seconda nel 1633, l'opera fu poi proseguita da altri tipografi e conclusa nel 1646.
Del 1624 sono le Lettere di Sertorio Quattromani, pubblicate per interessamento dell'amico Francesco Antonio Rossi. Del 1626 il Delle caccie libri quattro del bresciano Eugenio Raimondi (seconda edizione dopo la princeps Brescia 1621), impreziosito da 19 pregevoli tavole incise da Perrey, ristampato lo stesso anno con l'aggiunta di un quinto libro Della villa. Del 1629 la Praxis Magnae Curiae Vicariae di Nunzio Tartaglia, manuale di procedura penale la cui prima edizione risaliva al 1556. Diverse opere storiche e giuridiche del nobile Francesco Lanario e Aragona apparvero nel 1630. Nell'occasione del terremoto e dell'eruzione del Vesuvio del 1631 il diluvio di pubblicistica fiorita sull'evento occupò abbondantemente l'iniziativa editoriale di Scoriggio per l'anno seguente con numerose stampe di relazioni anche in spagnolo eseguite in proprio o in altre tipografie (specialmente quelle di Secondino Roncagliola e Ottavio Beltrano).
La produzione di letteratura, non solo di autori napoletani, si mantenne costante fino agli ultimi anni: spiccano nel 1631 la Fábula de Myrra di Fernando Afán de Ribera, in lingua spagnola, e I due pellegrini di Luigi Tansillo. Di Giovanfrancesco Maia Materdona apparvero le Rime (1632) e le lettere con il titolo Le buone feste (a istanza di Pietro Aniello Porrino, 1636). Nel 1634 la Iornata prima, Seconna e Terza del Cunto de li cunti di Giovambattista Basile, la Iornata quarta nel 1635; del 1635 è l'edizione dell'Amedeide di Gabriello Chiabrera e del 1637 quella del poemetto Firenze del medesimo Chiabrera. Del 1635 il Davide perseguitato di Virgilio Malvezzi.
L'ultimo libro che porta la sottoscrizione di Scoriggio è La luce de' principi di Giovan Battista Crisci, 1638, forse non realizzato da lui, se morì a Napoli l'8 gennaio 1638. Fu sepolto nella cappella di S. Biagio in virtù della sua ascrizione alla Confraternita di S. Biagio dei librai, annessa alla chiesa di S. Gennariello all'Olmo.
Il 22 gennaio 1638 fece la sua apparizione un Aniello Scoriggio (Lombardi, 2000, p. 252), che non si sa se sia il figlio di Lazzaro: ricevette dal Banco del Popolo la somma di un ducato e un tarì per avere stampato 12 quinterni di carta per le polizze che si facevano per i pignoranti per il monte del Banco di pietà. Nel 1638 la produzione della tipografia, oltre all'edizione citata con il nome di Lazzaro, si contrasse a sole 5 edizioni con la sottoscrizione «per la vedova di Lazzaro Scoriggio», la quale continuò a stampare nel 1639, producendo altre 5 edizioni di buon livello. Poi l'attività si interruppe e probabilmente l'attrezzatura fu alienata. Secondo Giampiero Di Marco (2013, p. 58) passò ad Aniello Cassetta, che stampò in proprio poche edizioni tra il 1639 e il 1641, per la vedova Scoriggio nel 1638 e il suo nome figura insieme con quello di Scoriggio in edizioni del 1640.
La produzione di Scoriggio, compresa tra il 1610 e il 1639, si attesta su poco meno di 400 titoli (Di Marco, 2013, arriva a 402), ma il catalogo è suscettibile di modifiche in considerazione della situazione fluida delle sottoscrizioni e del fatto che diversi titoli contano pochi o nessun esemplare superstite.
Marca tipografica prevalente di Scoriggio fu il Salvatore, che fu anche l'insegna del suo negozio librario. Era costituita dalla figura di Cristo in piedi che con la mano sinistra regge il globo sormontato da una croce e alza l'altra mano in atto benedicente. L'immagine è inserita in una cornice sormontata da un piccolo scudo con il motto «SIC INCLITA VIRTVS». In alcune esecuzioni la marca è accompagnata da citazioni bibliche tratte dal libro di Giobbe e dal Salmo 64. L'importanza della marca nella tipografia seicentesca era molto scesa rispetto al secolo precedente e infatti Scoriggio utilizzò marche differenti, con soggetti in uso presso altri tipografi napoletani o di altre città, altrimenti sostituì la marca sul frontespizio con xilografie impiegate anche come decorazione nei colophon o in altre parti dei libri: la Madonna con il bambino in braccio, la sirena con due code divaricate (adottata da Varisco a Venezia), la colomba con il ramo d'olivo e il motto «LUMEN ET PACEM», la fenice risorgente dalle fiamme. Talvolta la marca è sostituita da vignette concepite ad hoc per singole edizioni e poi impiegate anche altrove. Ad esempio, le api che suggono dai fiori, motto «NON ITIDEM DEPASCIMVR» per la Proverbiorum trilinguium collectanea latina, itala, et hispana di Muzio Floriati (due edizioni nel 1635-36); il crogiolo con una barra d'oro sulla fiamma utilizzato per i Discorsi quadragesimali di Filocalo Caputo nel 1628 fu adattato nel 1632 al Trattato scientifico di Agnello da Santa Maria con tutt'altro significato. Le edizioni eseguite per i gesuiti recano il trigramma della Compagnia, quelle per i chierici regolari la croce lignea sul trimonzio, Scoriggio adottò anche l'emblema della Congregazione dei chierici dell'Assunzione eretta nel collegio del Gesù di Napoli con la Vergine in piedi sulle nuvole e ai suoi piedi la scritta «CONGREGATIO CLERIC. IN COLL. NEAP. SOCIET. IES.». La vedova usò oltre alla marca con il Salvatore anche una sua marca personale costituita da un sole che riflette i raggi in uno specchio, motto «SOLE REPERCUSSO».
Nelle stampe di Scoriggio è abbondante l'uso di frontespizi architettonici o figurati, illustrazioni e ritratti, così come di elementi decorativi quali frontalini e iniziali figurate. Per questo materiale ricorse largamente ad attrezzatura acquisita da altre officine, ma si valse anche dell'opera di incisori di buon livello, con eccellenti risultati qualitativi.
Fonti e Bibl.: S. Volpicella, Relazione delle stamperie e stampatori e proibizioni di libri per causa di giurisdizione, in Archivio storico per le Province napoletane, II (1878), pp. 202-204; P. Lopez, Inquisizione, stampa e censura nel Regno di Napoli tra '500 e '600, Napoli 1974, pp. 213, 240, 242; P. Manzi, La tipografia napoletana nel '500. Annali di Giovanni Giacomo Carlino (1593-1613) e Tarquinio Longo (1593-1620), Firenze 1975, pp. 246 e ad ind.; Le secentine napoletane della Biblioteca nazionale di Napoli, a cura di M. Santoro, Roma 1986, ad ind.; G. Lombardi, Tra le pagine di San Biagio. Economia della stampa a Napoli in età moderna, Napoli 2000, ad ind.; G. Di Marco, Librai, editori e tipografi a Napoli nel secolo XVII, in La Bibliofilia, CXII (2010), pp. 21-61, 141-183, in partic. pp. 173 s.; Id., Annali di Lazzaro tipografo a Napoli (1610-1639), Napoli 2013.