LAZIO (XX, p. 681; App. II, 11, p. 170; III, 1, p. 971)
Popolazione. - Secondo il censimento demografico del 1971, la popolazione residente nel L. assomma a 4.702.093 abitanti. Rispetto a quelli censiti nel 1961, gli abitanti sono aumentati del 18,8%, con un incremento medio annuo dell'1,7%, superiore di circa tre volte a quello medio nazionale. Ma il dato complessivo nasconde situazioni fortemente differenziate nell'ambito regionale, soprattutto per la presenza di Roma, nel cui territorio comunale, che rappresenta appena l'8,7% della superficie laziale, si è concentrato, nel corso del decennio 1961-71, quasi l'80% dell'incremento demografico della regione. Saldi positivi del movimento migratorio e del movimento naturale si riscontrano anche nella provincia di Latina, mentre nelle province di Frosinone, Rieti e Viterbo i bassi tassi di accrescimento naturale della popolazione non riescono a bilanciare le perdite dovute al movimento migratorio. Alla progressiva concentrazione della popolazione nell'area romana, nonché nei comuni litoranei e nei centri di maggiore consistenza demografica, quali i capoluoghi di provincia, fa riscontro un preoccupante regresso relativo dei comuni collinari (47% della superficie territoriale della regione), e soprattutto di quelli classificati montani (26,1%). Il fenomeno ha colpito specialmente la provincia di Rieti, che ha subìto nel decennio 1961-71 un regresso demografico in 71 comuni su 73. In generale si registra una tendenza a una ridistribuzione territoriale della popolazione che non si discosta nelle sue linee essenziali da quella in atto a livello nazionale, ma che nel L. assume aspetti patologici soprattutto per due aspetti particolari: la forza di attrazione di Roma che origina fenomeni di congestione e costi sociali sproporzionati rispetto ai vantaggi della concentrazione, e il conseguente impoverimento demografico delle aree montane e della collina interna, in fase di grave involuzione sociale ed economica.
Economia. - Definire sinteticamente la struttura economica del L. in base a dati statistici complessivi riesce impossibile, o almeno di scarso significato. Secondo i dati del censimento del 1971 nell'intera regione circa il 10% della popolazione attiva effettivamente occupata si dedica all'agricoltura, il 32,4% alle industrie, e il 57,6% alle altre attività (commercio, trasporti, pubblica amministrazione, ecc.). Ma se togliamo il comune di Roma (nel quale si concentra il 70% della popolazione regionale) le percentuali risultano assai diverse: agricoltura 22,8%; industria 39,8%; attività terziarie 37,3%. L'influenza preponderante della capitale si può chiaramente desumere anche dall'elevatissima incidenza dell'ammontare del reddito prodotto nella provincia di Roma sul totale regionale (78,7%), nonché dalla squilibrata distribuzione regionale del reddito medio annuo per abitante che nell'insieme supera sensibilmente la media nazionale, ma che in alcune province (Rieti, Frosinone) si mantiene su livelli propri delle aree economicamente arretrate.
Nel settore agricolo il forte calo dell'occupazione (da 260.000 addetti nel 1961 a 153.000 nel 1971, con una diminuzione del 41%) ha avuto come conseguenza una drastica riduzione della superficie coltivata, pari a circa 250-300.000 ettari, cioè a quasi un quinto della superficie agraria complessiva. Ciononostante la produzione lorda vendibile dell'agricoltura regionale risulta aumentata, nel decennio 1963-73, del 26%, essendo passata da 243 a 306 miliardi (a prezzi 1963). Ciò si spiega con il fatto che all'abbandono di vaste aree di seminativo (specie in montagna e nell'alta collina) e di coltivazioni tradizionali (grano tenero, granoturco nostrano, leguminose da seme, patate) ha corrisposto una notevole espansione delle colture legnose agrarie (viticoltura specializzata) e di coltivazioni erbacee non tradizionali (grano duro, granoturco ibrido, floricoltura), le quali interessano soprattutto, a parte il grano duro, le terre di pianura. L'incremento della produzione lorda vendibile è dovuto quasi esclusivamente all'orticoltura, alla frutticoltura, alla viticoltura e alla produzione di pollame e uova, e cioè a settori che in complesso interessano circa 177.000 ha, meno del 12% della superficie agraria regionale. Per contro nelle zone a colture estensive di montagna e di alta collina è in atto un processo d'involuzione produttiva che si manifesta tra l'altro in un consistente aumento della superficie dei prati permanenti, a spese dei seminativi abbandonati e dei pascoli. L'allevamento è in crisi: nel decennio 1963-73 i capi bovini sono diminuiti da 363.000 a 337.000 e la produzione regionale riesce a coprire non più di un quinto del fabbisogno del mercato di consumo della capitale (700.000 q annui di carne bovina). In conclusione il settore agricolo appare ridotto a svolgere un ruolo marginale nell'economia della regione, com'è confermato dal fatto che gl'investimenti agricoli rappresentano appena il 5% degl'investimenti complessivi.
Per quanto riguarda il settore industriale, nel corso degli anni Sessanta si è registrato un forte incremento degl'investimenti, che ha favorito il sorgere di nuovi insediamenti industriali nella pianura pontina e nella valle del Sacco-Liri, aree entrambe comprese entro il limite d'intervento della Cassa per il Mezzogiorno. Malgrado ciò il livello d'industrializzazione della regione rimane basso: su 1000 abitanti 74 sono addetti all'industria, rispetto a una media nazionale di 121 addetti. Le industrie manifatturiere con più di 500 addetti non superano la decina, e operano nei settori alimentare, meccanico ed elettromeccanico, chimico-farmaceutico e della gomma: si tratta per lo più di filiali di grandi gruppi monopolistici italiani ed esteri, richiamati dalle agevolazioni della Cassa per il Mezzogiorno, dal mercato finanziario di Roma, e dalla disponibilità di mano d'opera espulsa dalla campagna. Le piccole e medie imprese, sorte numerosissime negli anni Sessanta e Settanta, si sono indirizzate verso tipi di produzione legati al grande mercato di consumo della capitale: beni di consumo (paste alimentari e bevande, prodotti di carpenteria, vestiario e abbigliamento, lavorazione di pelli e cuoio) e manufatti collegati all'industria edilizia (materiali da costruzione, industrie del legno e dell'arredamento). Circa il 70% delle aziende manifatturiere della regione, che impiegano quasi tre quarti della mano d'opera del ramo, si trova concentrato nella provincia di Roma, e in particolare in quella zona a S della capitale dove opera la Cassa per il Mezzogiorno. Il confine che fissa il limite d'intervento della politica d'incentivazione industriale nel Mezzogiorno (che include circa il 57% del territorio regionale) si configura ormai come una vera e propria frontiera economica, che ha fortemente aggravato gli squilibri territoriali del L., precludendo di fatto ogni possibilità di sviluppo industriale nelle province settentrionali di Viterbo e di Rieti (se si eccettua il limitato ambito del "nucleo d'industrializzazione i di Rieti-Cittaducale).
Gli altri tre rami industriali (v. tab. 5) sono ancor più fortemente concentrati nella provincia di Roma: le industrie estrattive (83,3% dell'occupazione regionale complessiva del ramo, nel 1971), le industrie delle costruzioni e installazioni di impianti (82,6%), e le industrie connesse con la produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (81,2%). In particolare, per quanto concerne il ramo delle industrie estrattive la concentrazione nella provincia di Roma si spiega con la povertà di risorse minerarie del L., per cui le attività si limitano per lo più all'estrazione di materie prime impiegate per la fabbricazione di materiali da costruzione, il cui fabbisogno è particolarmente elevato nella capitale. Quanto agli altri due rami, la loro massiccia presenza è evidentemente legata alle necessità di approvvigionamento di energia elettrica, gas e acqua della grande metropoli. Complessivamente gli addetti a questi tre settori si concentrano per più di quattro quinti nella provincia di Roma: è una quota parte che non trova riscontro in nessun'altra regione d'Italia. Roma ha rafforzato il suo ruolo di centro dell'economia regionale, e si è andato accentuando il suo carattere burocratico e terziario: gli addetti alla pubblica amministrazione e alle attività terziarie nel solo comune di Roma assommano a più del 40% della popolazione attiva di tutta la regione.
Comunicazioni. - La rete ferroviaria del L. ha uno sviluppo complessivo di 1234 km (dei quali 226 appartengono a ferrovie in concessione), e serve direttamente circa 160 località. Essa si articola essenzialmente in cinque linee di grande comunicazione e in nove linee a carattere tipicamente regionale. Queste ultime, e in particolare quelle che collegano Roma alle aree meridionali della regione, devono far fronte a un intensissimo traffico pendolare. La rete stradale ha un'estensione di 17.951 km (dei quali 307 costituiti da autostrade). Il sistema viario del L. è stato in anni recenti potenziato con la costruzione di alcune arterie autostradali, che hanno integrato lo schema radiocentrico delle vie consolari. Si tratta dell'Autostrada del Sole, che è stata interamente aperta al traffico, nel tratto laziale, nel 1964; dell'autostrada Roma-Civitavecchia (1966) e dell'autostrada Roma-Adriatico, ultimata nel 1978. È stato anche completato il Grande Raccordo Anulare che costituisce una cintura stradale attorno a Roma, con un raggio di circa 12 km, avente la funzione di distribuire i traffici di penetrazione e di smistare quelli di attraversamento. Tra i porti laziali il più attivo è quello di Civitavecchia, che esplica una duplice funzione: da un lato costituisce di gran lunga la principale testa di ponte del movimento passeggeri per la Sardegna (la navigazione di cabotaggio ha registrato, nel 1973, quasi 1,3 milioni di passeggeri imbarcati e sbarcati); dall'altro serve essenzialmente ai rifornimenti per Roma e per i vicini centri industriali (Terni). Ma nei confronti dell'alto L. e dell'Umbria l'area di gravitazione potenziale del porto è sostanzialmente limitata dalla carenza di infrastrutture ferroviarie e stradali. Viene perciò considerato di vitale importanza per il decollo economico del L. settentrionale il completamento dell'asse viario trasversale Civitavecchia-Viterbo-Orte-Terni-Rieti. Il sistema aeroportuale del L., nel quale si concentra oltre il 50% del traffico aereo italiano, si avvale quasi esclusivamente dell'aeroporto intercontinentale di Fiumicino, aperto nel 1961 (nel 1973: 27.000 aerei arrivati in servizio interno con 1,4 milioni di passeggeri sbarcati; 44.500 aerei in servizio internazionale con 2,4 milioni di passeggeri sbarcati), mentre solo una parte trascurabile del traffico interno utilizza l'aeroporto di Ciampino.
Bibl.: Istituto di Ricerche Economico-Sociali "P. Martini" (IRESM), Ricerca sui trasporti pubblici nel Lazio, Roma 1970; Comitato regionale per la programmazione economica del Lazio, Piano di sviluppo economico del Lazio, ivi 1971; E. Migliorini, Memoria illustrativa della carta dell'utilizzazione del suolo del Lazio, ivi 1973; IRESM, Lazio 1961-1971, aspetti demografici ed economici, ivi 1973; Centro di studi e di ricerche economiche e sociali del Lazio, Venti anni di sviluppo industriale nel Lazio, ivi 1973; IRESM, Annuario statistico dei comuni del Lazio, ivi 1975.
Archeologia. - Le ricerche in campo archeologico tra il 1960 e il 1975 si sono particolarmente sviluppate nell'area settentrionale del L., in antico parte dell'Etruria, con scoperte spesso rivoluzionarie e con un'intensa attività di sistemazione museografica; nel L. meridionale, dove è in genere mancato lo scavo sistematico (ma v. lavinio; ostia, in questa App.), i risultati maggiori si debbono alle ricognizioni topografiche svolte nell'ambito dell'impresa della Forma Italiae, che sta restituendo un quadro ampio dello sviluppo avuto dai centri del Latium vetus tra la preistoria e l'età romana.
Nel settore museografico si segnalano l'apertura di nuovi musei nazionali a Vulci e a Civitavecchia, il riassetto di quelli di Tarquinia e di Tuscania, e l'allestimento di vari antiquarii minori, come a Barbarano Romano, a Tolfa, ad Allumiere.
In campo preistorico va ricordata anzitutto una serie di scoperte relative alla cultura eneolitica di Rinaldone nell'alta valle del Fiora e a Fosso Conicchio nel Viterbese (importante tomba a grotticella contenente vasi "campaniformi"); di altissima importanza per la conoscenza dell'età del Bronzo sono le estese e fruttuose ricerche negli abitati appenninici, subappenninici e protovillanoviani a Crostoletto di Lamone, Luni sul Mignone, San Giovenale, Monte Rovello (Allumiere), Narce, Lago di Mezzano (palafitte), centri spesso cinti di rudimentali mura difensive e composti di ampie capanne rettangolari. In particolare, a Luni sul Mignone, ove è venuto in luce un ambiente semisotterraneo probabile residenza del capo del villaggio, sono stati scoperti frammenti di ceramica micenea, documenti eccezionali di rapporti con il mondo egeo. Ricche di nuovi apporti anche le esplorazioni di nuclei di necropoli a Ponte San Pietro e ad Allumiere (urna a capanna protovillanoviana), mentre sporadici ritrovamenti di materiali dell'età del Bronzo tarda e finale a Veio (città e necropoli), a Tuscania, nei territori di Civitavecchia e Tarquinia, contribuiscono a chiarire il panorama topografico e culturale di questo fondamentale momento della storia della regione.
Numerosi e rilevanti i rinvenimenti per l'età del Ferro. Nel quadro della cultura laziale, oltre a quelli di Lavinio, vanno ricordati gli scavi delle necropoli di Tivoli e dell'Osteria dell'Osa (Gabii), e, soprattutto, la scoperta della necropoli dell'8° e 7° secolo a. C. presso Castel di Decima, con tombe principesche ricche di bronzi e di materiali importati; lo scavo è stato esteso anche all'esplorazione dell'abitato pertinente a questa necropoli, cinto da un poderoso aggere (8° secolo ?) con muro di controscarpa a blocchi del 6° secolo a. C., bel confronto per le mura serviane di Roma. In area etrusca va ricordato in primo luogo lo scavo sistematico (dal 1960) della necropoli villanoviana di Quattro Fontanili a Veio, oggi caposaldo per le nostre conoscenze della cronologia e dello sviluppo della prima età del Ferro sud-etrusca (secc. 9°-8°); importanti anche le esplorazioni, solo in parte conosciute, della necropoli villanoviana di Vulci (1957-65), che hanno restituito abbondanti materiali comprendenti oggetti importati dalla Grecia e dalla Sardegna e i bei prodotti delle fabbriche di ceramica italogeometrica di Vulci. Per quanto riguarda gli abitati, disponiamo di dati incomparabilmente meno numerosi: vanno comunque ricordati gli scavi delle capanne di San Giovenale e le esplorazioni subacquee dell'abitato palafitticolo in località Gran Carro, sulle sponde nord-orientali del lago di Bolsena.
L'età orientalizzante, antica, media e tarda, ha trovato nuova importante documentazione nelle necropoli delle grandi città. A Vulci è stata scoperta una grande tomba intatta degl'inizi del 7° secolo a. C. con molto materiale di bronzo (un carro, vasi e oggetti di ornamento) e ceramico, mentre ampi e disordinati scavi nella necropoli dell'Osteria (tenuta di Camposcala) hanno restituito gran copia di vasellame d'importazione e locale (etrusco-corinzio soprattutto). A Cerveteri una nuova necropoli con un'imponente tomba a tumulo è venuta alla luce in località Sorbo, mentre nel territorio, presso Ceri, è stata scoperta fortuitamente una grande tomba dell'orientalizzante medio decorata da statue (verosimilmente dei defunti) scolpite a grandezza naturale nel tufo. A Veio, in località Riserva del Bagno, è stata scavata una nuova necropoli dell'orientalizzante medio e tardo, con la più antica tomba dipinta d'Etruria (tomba "delle Anatre"), decorata con uccelli del repertorio tradizionale delle ceramiche italogeometriche della zona; nel territorio veiente, a Trevignano, è infine stata esplorata una necropoli con numerose tombe, una delle quali intatta e fornita di abbondante corredo. Per quanto riguarda gli abitati, case di questo periodo sono state esplorate a Veio presso la porta di nord-ovest.
Ancor più significative le scoperte negli abitati del 6° sec. a. C. Nel sito di Acquarossa presso Viterbo, abitato già nell'età del Ferro e distrutto alla fine del 6° secolo a. C., ampi scavi dell'Istituto svedese hanno restituito numerose abitazioni, alcune delle quali con triplice vano in parallelo aperto su di un cortile (come la Regia di Roma), decorate con terrecotte architettoniche: un edificio monumentale, il cosiddetto edificio F, con cortile colonnato e larghi vani all'intorno, va probabilmente interpretato come residenza del locale principe e al tempo stesso luogo di culto, non dissimile dal coevo edificio di Murlo (v. toscana, in questa App.). Di eccezionale importanza poi le scoperte di santuari, a Cerveteri, a Pyrgi, a Santa Marinella e a Gravisca.
Presso la tomba a tumulo di Montetosto, nell'immediato suburbio dell'antica Caere, è stato scavato un grandioso tempio (m 45 × 60) di pianta tradizionale, ornato da una bella decorazione fittile. A Pyrgi, gli scavi iniziati nel 1957 stanno restituendo il santuario di Ilizia e Leucotea, famoso nel mondo greco per le sue ricchezze: due grandiosi templi, uno (tempio A) di pianta canonica etrusca, l'altro (tempio B) di più singolare impianto, decorato da capolavori della coroplastica ceretana (come il grande altorilievo con episodi della saga tebana), e soprattutto le tre lamine auree iscritte in fenicio ed etrusco, caposaldi dell'ermeneutica della lingua etrusca e della storia arcaica di Caere, fanno di quest'area sacra uno scavo fondamentale per la comprensione della cultura etrusca. Un'altra lunga iscrizione etrusca su lamina di piombo (forse testo oracolare) è stata scoperta presso Santa Marinella, fra i resti di un piccolo santuario fondato attorno alla metà del 6° secolo a.C., decorato con terrecotte architettoniche di produzione ceretana. Scavi iniziati nel 1969 nell'area della città etrusca e dal 181 a.C. colonia romana di Gravisca, hanno restituito un importante santuario di emporio, fondato agl'inizi del 6° secolo a.C. in onore di Afrodite, Hera, Demetra e Apollo e frequentato fino al 470 a.C. da Greci, tra i quali l'egineta Sostrato, ricordato come mercante fortunato da Erodoto e autore a Gravisca di una lunga dedica ad Apollo su àncora marmorea.
Tra gli scavi di abitato, va ricordata l'esplorazione dell'acropoli di Veio, ripresa dopo mezzo secolo, che ha fornito qualche nuovo indizio sull'urbanistica arcaica in Etruria; nei pressi di Veio, a NF dell'abitato antico, in località Casale Pian Roseto è stata esplorata una grande cisterna del 6° secolo contenente un ricchissimo deposito di ceramiche di 6°-5° secolo a. Cristo. Per quanto concerne le tombe, presso l'anonima città di Ischia di Castro, scavi belgi hanno riportato alla luce tombe (una con bella biga bronzea) decorate da sculture a tutto tondo di scuola vulcente; nell'area delle necropoli rupestri, sono state scoperte due interessanti tombe scavate nella roccia, una in forma di tumulo ornato da bassorilievi presso Grotta Porcina (Vetralla), l'altra strutturata in forma di casa nella necropoli di Tuscania; gli scavi regolari della necropoli della Banditaccia di Caere hanno rivelato un intero "quartiere" di tombe dalla facciata costruita, impiantate secondo canoni di urbanistica regolare, come nel sepolcreto orvietano di Crocifisso del Tufo. Un cenno a parte merita la ricca messe di tombe arcaiche dipinte scoperte a Tarquinia, che in poco più di un decennio hanno raddoppiato il numero di tombe dipinte a noi note, annoverando autentici capolavori, come le tombe "dei Giocolieri" e "del Cacciatore"; una tomba di età tardo ellenistica da ricordare è quella "del convegno".
L'epoca tardo-classica ed ellenistica conta scoperte forse meno sensazionali, ma altrettanto numerose e importanti. Se fra gli scavi di abitato e di santuari (oltre a quelli menzionati in precedenza e quasi tutti continuati almeno fino al 3° secolo a. C.) vanno menzionati soltanto una piccola area sacra in località Grasceta dei Cavallari presso Tolfa e un modesto santuario veiente presso porta Caere, con un'interessante stratigrafia, vaste esplorazioni nelle necropoli rupestri di Castel d'Asso e di Norchia hanno fornito nuove e importanti informazioni sulla struttura, la decorazione e la cronologia di questi singolari complessi sepolcrali. A queste scoperte si affiancano i vasti scavi nella necropoli di Tuscania, che hanno restituito alcune tombe gentilizie, come quella dei Curunas con numerosi sarcofagi in nenfro (4°-3° secolo a. C.), o quelle in località Pian di Mola, con nuovi sarcofagi fittili della nota classe tuscaniese (2°-1° secolo a. C.). Va infine menzionato il rinvenimento, nella necropoli di Caere, di una tomba del 4° secolo a. C. appartenente ai Clavtie-Claudii, e di un sepolcro ornato di sculture a tutto tondo.
Per l'età romana, importanti novità vengono per lo studio dell'urbanistica dalle esplorazioni delle aree abitate di Tarquinia, di Vulci, di Bolsena, di Gravisca, di Pyrgi, di Tuscania e di Lucus Feroniae; singoli monumenti degni di menzione sono il grande tempio etrusco-romano e la sontuosa domus tardo-repubblicana di Vulci, una domus tardo-antica di Gravisca, l'area forense, un singolare edificio di culto etrusco-romano e le case repubblicane e imperiali di Volsinii, il perimetro della cinta muraria del castrum di Pyrgi, e la bella villa suburbana tardo-repubblicana e imperiale dei Volusii Saturnini (con mosaici, sculture e iscrizioni) presso Lucus Feroniae. Importanti scavi nell'area di Lucus Feroniae, iniziati nel 1956, hanno restituito materiali e strutture del santuario repubblicano di Feronia, e monumenti (foro, basilica, tempietto, aula di culto imperiale, terme, anfiteatro) della piccola colonia romana, sorta forse in epoca cesariana presso l'antico santuario. Nel L. meridionale, scavi intrapresi nell'area della città bassa di Praeneste hanno dato resti di edifici privati e di una sala tricora, dove si è scoperto un quarto rilievo della nota serie di rilievi decorativi Grimani, mentre ampi restauri condotti nella villa Adriana hanno consentito una miglior comprensione di alcuni dei più famosi complessi della villa. Esplorazioni spagnole a Gabii hanno chiarito elementi della topografia e della cronologia del santuario di Iuno Gabina, riportando alla luce resti protostorici, terrecotte votive e la sistemazione a giardino dell'area attorno all'edificio sacro; uno scavo eseguito dalla Sovrintendenza archeologica di Roma ha rimesso in luce parte di un santuario (un sacello e una platea per are) nella parte orientale della città. Gli scavi e i restauri (iniziati già nel 1956) nella villa di Tiberio a Sperlonga hanno restituito, con ampie porzioni della sontuosa costruzione, un eccezionale complesso di sculture decoranti la grottaninfeo, il più importante trovamento di sculture ellenistiche dopo l'ara di Pergamo; questa "Odissea di marmo" comprendeva tre gruppi, raffiguranti rispettivamente il ratto del Palladio, l'accecamento di Polifemo e Scilla con la nave di Ulisse, quest'ultimo recante le firme di tre artisti rodii di epoca tardo-ellenistica, e non, come altri credono, imperiale. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Fasti archeologici, XIII, 1960 segg.; Bollettino d'arte, XLV, 1960 segg.; Studi Etruschi, XXVIII, 1960 segg.; A. Sommella Mura, Repertorio degli scavi e delle scoperte archeologiche nell'Etruria Meridionale, I (1939-65) e II (1966-70), Roma 1969-72; Civiltà del Lazio primitivo, ivi 1976 (Catalogo della Mostra). Eneolitico: F. Rittatore, in Studi Etruschi, XXXIV (1967), p. 285 segg.; G. Colonna, in Nuovi tesori dell'antica Tuscia, Viterbo 1970, p. 11 segg. Età del Bronzo - Luni sul Mignone: C. E. Oestenberg, Luni sul Mignone, Lund 1967. Crostoletto di Lamone: F. Rittatore, in Atti VIII Conv. Naz. St. Etr., Firenze 1974, p. 235 segg. San Giovenale: Autori vari, S. Giovenale - Etruscan culture, land, people, New York 1962. Monte Rovello: O. Toti, in Not. Sc. (1967), p. 48 segg.; F. Biancofiore, O. Toti, Monte Rovello, Roma 1973. Narce: R. Peroni, M. Fugazzola, in Bull. Pal. It., XX (1969), p. 79 segg. Lago di Mezzano: M. C. Franco, in Nuove scoperte e acquisizioni nell'Etruria meridionale, Roma 1975, p. 65 segg. Veio: A. P. Vianello, in St. Etr., XXXV (1967), p. 295 segg. Età del Ferro - Tivoli: O. Acanfora, in Bull. Pal. It., XV (1964), p. 187 segg. Castel di Decima: F. Zevi, A. Bedini, in St. Etr., XLI (1973), p. 27 segg. Veio: Autori vari, in Not. Sc., 1963, p. 77 segg., 1965, p. 49 segg., 1967, p. 87 segg., 1970, p. 178 segg., 1972, p. 195 segg. Vulci: M. T. Falconi Amorelli, in Arch. Cl., XVIII (1966), p. 1 segg., XIX (1967), p. 128 segg.; G. Scichilone, in Nuovi tesori, cit., p. 18 segg. Bolsena: G. Colonna, in Boll. d'Arte, LI (1965), p. 106; R. Bloch, Recherches archéologiques en territoire volsinien, Parigi 1972. Orientalizzante - Vulci: Ministero della Pubblica Istruzione, Materiali di antichità varia, II-III, Roma 1964; G. Scichilone, in Arte e civiltà degli Etruschi, Torino 1967, p. 25 segg. Veio: J. B. Ward Perkins, L. Murray-Threipland, in Pap. Br. Sch. Rome, XXVII (1959), p. 38 segg., XXXI (1963), p. 33 segg.; A. De Agostino, in Arch. Cl., XV (1963), p. 219 segg. Trevignano: M. Moretti, in Arte e civiltà, cit., p. 45 segg. Arcaismo - Acquarossa: C. E. Oestenberg, Case etrusche di Acquarossa, Roma 1975. Montetosto: G. Colonna, in Boll. d'arte, LI (1965), p. 107. Pyrgi: Autori vari, in Not. Sc., Suppl. 1970 (2 voll.). S. Marinella: M. Torelli, in St. Etr., XXXV (1967), p. 331 segg. Gravisca: Autori vari, in Not. sc., 1971, p. 195 segg. Casale Pian Roseto: M. Torelli, L. Murray-Threipland, in Pap. Br. Sch. Rome, XXXVIII (1970), p. 62 segg. Ischia di Castro: F. de Ruyt, in Enc. Arte Ant., Suppl., 1970, p. 190 segg. Tombe rupestri: G. Colonna, in St. Etr., XXXIV (1967), p. 3 segg. Cerveteri: M. Moretti, in Boll. d'Arte, LI (1965), p. 107; id., La tomba Martini-Marescotti, Roma 1966. Traquinia: M. Moretti, Nuovi monumenti della pittura etrusca, Milano 1966. Periodo tardo-classico ed ellenistico - Veio: M. Torelli, I. Pohl, in Not. Sc., 1973, p. 40 segg. Castel d'Asso: E. Colonna Di Paolo, G. Colonna, Castel d'Asso, Roma 1970. Tuscania: M. Torelli, in Enc. Art. Ant., Suppl., 1970, p. 875 segg. Cerveteri: M. Pallottino, in St. Etr., XXXVII (1969), p. 79 segg. Vulci: A. Hus, Vulci étrusque et étrusco-romaine, Parigi 1971. Volsinii: F. T. Buchicchio, in Röm. Mitt., LXXVII (1970), p. 19 segg.; J. Andreau, in Enc. Arte Ant., Suppl., 1970, p. 155 segg. Lucus Feroniae: M. Torelli, in Enc. Arte Ant., Suppl., 1970, p. 443 seg.; A. Sgubini-Moretti, in Nuove scoperte, cit., p. 93 segg. Praeneste: V. Santa Maria Scrinari: in Enc. Arte Ant., Suppl., 1970, p. 592 seg. Villa Adriana: C. Caprino, in Boll. d'Arte, 1972, p. 44 segg. Gabii: A. Balil, in Enc. Arte Ant., Suppl., 1970, p. 339 seg. Sperlonga: B. Conticello, B. Andreae, in Ant. Plast., XIV, 1974.