LAVINIO
(XX, p. 645; App. IV, II, p. 311)
La prosecuzione di ricerche topografiche e scavi sistematici effettuati nell'area urbana e nell'immediato suburbio ha fornito nuovi elementi per la ricostruzione di fasi di sviluppo, urbanistica e culti di L. (lat. Lavinium).
Al protovillanoviano (12° secolo a.C.) è attribuibile un piccolo nucleo di tombe a incinerazione in pozzetto, scoperto al centro del pianoro. Documentano tipo e densità d'insediamento nell'età del Ferro numerosi fondi di capanne (9°-7° secolo a.C.) e connesse tombe a fossa di individui in età prepuberale, rimesse in luce dall'esplorazione integrale del lobo nordorientale del pianoro. L'occupazione diffusa di quest'ultimo, attestata dall'estensione dei materiali di superficie e dai consistenti livelli di vita emersi ovunque nelle zone scavate, la scomparsa di nuclei abitativi esterni e la dislocazione della necropoli indicano che il processo di formazione della città 'e, alla fine dell'8° secolo a.C., un fatto compiuto. Alla fine del 7°-primi decenni del 6° secolo a.C. risalgono le più antiche testimonianze archeologiche (deposito votivo con migliaia di vasi miniaturistici d'impasto) di un culto urbano. I dati di scavo (altro deposito con il medesimo tipo di offerta) ne attestano la continuità nel 4°-3° secolo a.C., ma non consentono né l'identificazione con uno dei culti ricordati dalle fonti letterarie, né l'individuazione della divinità.
In età arcaica la città, dotata di una cinta di mura in opera quadrata, la cui datazione intorno alla metà del 6° secolo a.C. è confermata, è in piena fioritura. Fuori del perimetro urbano, lungo l'asse di comunicazione Colli Albani-Mare, controllato da L., sorgono e si sviluppano, rispettivamente intorno alla metà del 6° secolo a.C. e alla fine del 7° sec. a.C., i santuari delle 13 Are e quello Orientale, o di Minerva. Pertinente a quest'ultimo è un imponente scarico di terrecotte votive che ha restituito, tra l'altro, un centinaio di statue fittili di offerenti, molte a grandezza naturale e di pregevolissima fattura, testimonianza di un artigianato artistico di alta qualità e della recettività di modelli della statuaria classica. L'iconografia inconsueta di una delle statue della dea, armata di spada e affiancata da un Tritone sostegno dello scudo, forse la statua di culto, o una sua riproduzione, ha fatto pensare a derivazioni del culto da Alalkomene in Beozia e suggerito l'accostamento a Verg. Aen. xi, 483 (armipotens praeses belli Tritonia Virgo), possibile ricordo, con Aen. xi, 477, dell'esistenza del culto e del tempio della dea a Lavinio. Secondo un'altra ipotesi, che si basa su passi di Licofrone, Alex. 1261 e Strabone, VI, 1, 14, vi si dovrebbe riconoscere invece il simulacro di Athena Iliàs, il cui culto sarebbe giunto a L. tramite Siris, o Cuma.
Nella città, edifici con zoccolo di tufo, alzati a telaio, i più antichi dei quali risalenti alla fine del 7°-inizi del 6° secolo a.C., sorgono in quartieri strutturati secondo un piano urbanistico regolare, zonale, orientato su assi viari preesistenti, condizionati dalla geomorfologia. Nel settore settentrionale del pianoro, periferico, strutture abitative e funzionali destinate alla produzione di ceramica e terrecotte potrebbero indicare l'esistenza di un vero e proprio ceramico, o piuttosto la dislocazione di opifici nel tessuto urbano in considerazione della presenza di fornaci rilevate in altri settori della città e dell'immediato suburbio. Appare certo che la produzione di oggetti fittili, favorita dalla presenza di estesi banchi di ottima argilla, abbia avuto un ruolo non secondario nell'economia della città. L'esplorazione dell'area centrale della città sta riportando alla luce complessi di notevole dimensione, uno dei quali probabilmente di carattere pubblico, sorti all'inizio dell'età arcaica su livelli più antichi e mantenutisi fino alla fine del 4°-inizi del 3° secolo a.C.
Lo sviluppo di L. sembra arrestarsi nella prima metà del 3° secolo a.C.: sono indizi del progressivo impoverimento l'abbandono dei santuari extraurbani, l'assenza di consistenti fasi edilizie, la rarefazione dei materiali di superficie. Concorrono a determinare il processo di recessione, che porta alla progressiva contrazione dell'area abitata, la perdita di peso politico, dopo la fine della guerra latina (388 a.C.), la lontananza dalle grandi vie di comunicazione terrestri, l'inadeguatezza dello scalo in laguna e infine le conseguenze della guerra annibalica. Nuove prospettive per la ricostruzione della storia della città in età tardo repubblicana e imperiale, scarsamente documentata dalle fonti letterarie, si aprono con la recentissima individuazione della piazza del Foro, che conferma l'ipotesi prospettata all'inizio del secolo da R. Lanciani. Un tempio di età repubblicana, di cui è stata scoperta solo parte del podio, doveva sorgere su uno dei lati brevi, mentre gli ambienti finora rimessi in luce su uno dei lati lunghi attestano un consistente intervento edilizio di età giulio-claudia; uno dei vani, riadattato ad Augusteo, ha restituito statue di marmo e teste di Augusto, Tiberio e Claudio. Contiguo all'area forense un imponente edificio termale edificato nel 3° secolo d.C. Vedi tav. f.t.
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