CENAMI, Lavinia Felice
Nacque nell'anno 1631 a Camaiore, presso Lucca, da Girolamo e da Felice Saminiati. Venne allevata nel convento di S. Teresa in Camaiore, dal quale i genitori la trassero nel 1650 per darla in moglie al lucchese Silvestro Arnolfini di Attilio (1604-1685), che era stato capitano di un reggimento italiano alla corte di Francia e poi ebbe dalla Repubblica di Lucca vari importanti incarichi politici. Malgrado il matrimonio ed i numerosi figli (Caterina e Camilla Teresa, che furono monache nel convento di S. Domenico di Lucca, Girolamo, che fu gesuita, ed Attilio Francesco), la C. conservò per tutta la vita le pie abitudini del convento, conciliando con curiosi accorgimenti le pratiche ascetiche con i doveri mondani.
Questi divennero per lei particolarmente gravosi quando, nel novembre 1665, il marito fu nominato dalla Repubblica di Lucca ambasciatore residente a Firenze. Alla corte del granduca Ferdinando II, dove rimase sino al dicembre 1674, la C., come racconta il suo biografo Bambacari, "senza sfuggire i conviti era solita mortificarne il gusto col premettere disinvoltamente assenzio o altro che ne amareggiasse il sapore. Al passaggio de' giardini o con spine o con ortiche furtivamente toccate, sotto pretesto di cogliere i fiori, trasformava le delizie in penitenze; ne' festini medesimi a cui la necessitava ad intervenire l'obbligazione del suo grado, cingendosi con pungenti catenelle i fianchi, e ponendosi piccole pietre sotto le piante de' piedi, facea de' balli, che sogliono essere attrattive d'un pericoloso passatempo, utile tormento d'un ingegnoso martirio".
Tanta zelante religiosità guadagnò alla pia dama l'ossequio di Francesco Redi, che indirizzò a lei il famoso anatomico e geologo danese Niels Steensen, conosciuto, in Italia come Nicolò Stenone, perché lo inducesse conla sua appassionata carità ad abbandonare il luteranesimo per il cattolicesimo. La C. ottenne infatti il 2 nov. 1667 la conversione del dotto di Copenaghen, che del resto era stato avviato all'abiura della religione riformata già dal Bossuet, col quale era stato in rapporti a Parigi nel 1662.
Dell'amicizia devota che lo Steensen, poi vescovo e vicario apostolico in Germama, conservò per la gentildonna lucchese sono interessanti documenti le lettere inviatele dalla Germania: otto, dal 19 marzo 1668 al 2 nov. 1686, le sole sfuggite alla sistematica distruzione che ne faceva la C., "per tenere lontana la propria gloria", come vuole il Bambacari. In esse, oltre al continuo ringraziamento reso dallo Steensen all'autrice della sua conversione, è dato trovare interessanti riferimenti alle vicende politiche del tempo, specialmente a quelle della guerra dell'Impero contro i Turchi; ma in particolar modo esse forniscono importanti notizie sulle conversioni ottenute dallo Steensen di numerosi scienziati protestanti.
Dopo la morte del marito la C. accentuò ancor più lo straordinario rigore della sua esistenza, sino alla morte avvenuta in Lucca il 14 dic. 1710.
Fonti e Bibl.: C. N. Bambacari, Descriz. delle azioni e virtù dell'ill.ma sign. L. F. C. Arnolfini, Lucca 1715; E. Lazzareschi, Lettere di Nicola Stenone a L. F. C. Arnolfini, in Boll. stor. lucchese, VII (1935), pp. 157-185; D. M.Manni, Vita del letteratissimo mons. Niccolò Stenone..., Firenze 1775, pp. 69, 77, 202-216, 269-290.