Diaz, Lav
Regista, attore, produttore e montatore filippino (n. Datu Paglas 1958). Tra i registi di più potente innovazione del cinema contemporaneo, il suo cinema ha varcato i confini delle Filippine rivelandosi nei festival internazionali. Temi e cifre stilistiche di D. ‒ tra cui l'abbandono di ogni abitudine fruitiva e percettiva del racconto filmico (in primo luogo espandendo considerevolmente la durata dei film), la costruzione di un universo visivo, fotografato in un livido bianconero, l’indagine cruda e struggente della condizione umana e la riflessione sul linguaggio cinematografico sentito come arma poetica e politica ‒ si sono configurati soprattutto negli anni 2000 attraverso una serie di opere, accomunate da un'atmosfera ipnotica e da sprigionante visionarietà. Batang west side (2001), la radiografia delle ragioni dell’assassinio di un giovane immigrato filippino negli Usa, slitta progressivamente dal carattere documentario verso l’elegia della condizione di una intera comunità di inurbati, e verso l’evocazione delle ossessioni allucinatorie, tra presente e passato, del detective incaricato dell’indagine sul crimine. Con Hesus Rebolusyunaryo (2002) ma soprattutto con la monumentale saga politica e familiare Ebolusyon ng isang pamilyang Pilipino (2004; L’evoluzione di una famiglia filippina), D. ha realizzato una sorta di cinema visionario-militante, in cui la denuncia del regime di Marcos, della brutalità di un potere dittatoriale, si traduce nell’epica della lotta di classi subalterne, contadini, nuclei rivoluzionari di guerriglia, trasfigurata da accensioni liriche. Heremias-Unang aklat: Ang alamat ng prinsesang bayawak (2006; Heremias, Libro uno: la leggenda della Principezza Lucertola) e Kagadanan sa banwaan ning mga Engkanto (2007; Morte nella terra degli incanti), costituiscono una sorta di dittico in cui il rapporto dell'Uomo con la forza devastatrice della natura assume il valore emblematico del nesso profondo tra morte e vita, rispettivamente nelle vicende di un venditore ambulante, coinvolto tragicamente in un viaggio collettivo dal sapore di un esodo biblico, e di un poeta tornato in patria dopo un esilio russo. Con Melancholia (2008) segue l’agonia di tre personaggi coinvolti in una terapia, che è anche metafora del cinema, per condurli ciascuno al riconoscimento di un destino trasfigurante. Siglo ng pagluluwal (2011; Centenario della nascita) è una riflessione sulle ragioni e le passioni dell’arte, che si sviluppa in una sorta di autoritratto di un cineasta che cerca di portare a termine la propria opera, interrogandosi anche sui propri rapporti d’amore, parallelamente alla vicenda di una strana setta fondamentalista che trascina in una follia collettiva un gruppo di adepti.