PELLY, Laurent
Regista di prosa e di opera lirica francese, nato a Parigi il 14 gennaio 1962. Tra i più prolifici registi di area francese, mostra una spiccata personalità di uomo di spettacolo, la cui costante e riconoscibile cifra è una grande vitalità nella quale convivono caustica ironia, surreale ammicco intellettuale e sottile melanconia.
Iniziando nella prosa e privilegiando autori francesi, nel 1980 ha fondato la compagnia Le pélican (dal 1989 affiancato nella direzione da Agathe Mélinand); dal 1994 ha collaborato con il Cargo - Centre dramatique national des Alpes di Grenoble (di cui è divenuto direttore nel 1997); nel 2008 è stato nominato codirettore, con Mélinand, del Théâtre national de Toulouse Midi-Pyrénées. Ha realizzato spettacoli a Parigi per il Théâtre national de l’Odéon, per la la Cité de la musique e per la Comédie-Française, ed è stato ospite del Festival di Avignone.
Nel 1989 ha affrontato per la prima volta l’opera con La fille de Madame Angot di Charles Lecocq in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese, ma è nel 1997 che ha riportato un successo travolgente nel mettere in scena a Lione Orphée aux Enfers di Jacques Offenbach, che è diventato uno dei suoi autori prediletti, allestendo in seguito La belle Hélène (2000, a Parigi), La Périchole (2002, a Marsiglia), Les contes d’Hoffmann (2003, a Losanna), La grande-duchesse de Gérolstein (2004, a Parigi), La vie parisienne (2007, a Lione). In tutti emerge la sua capacità di rapportare l’intero spettacolo alla personalità di taluni interpreti, valorizzata con esiti di notevole teatralità. Nei Contes d’Hoffmann, con lo scenografo Chantal Thomas, si è ispirato alle tele del belga Léon Spilliaert nel comporre una sinfonia di grigi che l’assenza di altri colori ammanta di livida ambiguità, enfatizzata dal continuo muoversi delle pareti a creare e disfare ambienti reali, ma dalle prospettive sconvolte dal compenetrarsi di luci e ombre profonde.
Sia nel repertorio francese – Les Boréades di Jean-Philippe Rameau a Lione nel 2004; L’heure espagnole di Maurice Ravel a Parigi nel 2004; Le roi malgré lui di Emmanuel Chabrier a Lione nel 2006; Cendrillon di Jules Massenet a Santa Fe e Londra nel 2006; La voix humaine di Francis Poulenc a Lione nel 2007; Manon di Massenet a Barcellona nel 2008; Pelléas et Mélisande di Claude Debussy a Vienna nel 2009; Don Quichotte di Massenet a Bruxelles nel 2010; L’enfant et les sortilèges di Ravel al Festival di Glyndebourne nel 2012; L’étoile di Chabrier ad Amsterdam nel 2014 – sia in quello in lingua francese – La fille du régiment di Gaetano Donizetti a Londra e Vienna nel 2007; Le Comte Ory di Gioachino Rossini a Lione nel 2014 – ha saputo raggiungere risultati di altissimo livello, ma il suo vertice resta Platée di Rameau, a Parigi nel 1999. Il prologo è ambientato sulla gradinata di poltrone rosse di un teatro, con il ritmo gestuale di mille atteggiamenti diversi, via via creando un’atmosfera surreale, ma sottilmente frenetica, finché tutto l’apparato quotidiano pare frantumarsi e inabissarsi entro magiche luci ondulanti, divenendo una sorta di favolosa Atlantide a pelo d’acqua, mondo favoloso che da arcane lontananze parla di cose attualissime.
Convincente anche in repertori diversi (Gianni Schicchi di Giacomo Puccini a Parigi nel 2004; L’amore delle tre melarance di Sergej Procof′ev ad Amsterdam nel 2006;L’elisir d’amore di Donizetti a Parigi nel 2006; La finta semplice di Wolfgang Amadeus Mozart a Vienna nel 2007; Il castello di Barbablu di Béla Bartók a Lione nel 2007; Hänsel und Gretel di Engelbert Humperdinck al Festival di Glyndebourne nel 2008; La traviata di Giuseppe Verdi a Santa Fe nel 2009; Giulio Cesare di Georg Friedrich Händel a Parigi nel 2011; I puritani di Vincenzo Bellini a Parigi nel 2013; Don Pasquale di Donizetti a Santa Fe nel 2014), nella straussiana Ariadne auf Naxos a Parigi nel 2003 ha realizzato uno spettacolo nel quale i molti opposti di cui si nutre questo testo tanto complesso si compongono in una meravigliosa unità.