BON, Laura
Attrice, nata a Torino nel 1825, morta a Venezia nel 1904. Era figlia di Francesco Augusto Bon (v.) e di Luigia Ristori-Bellotti (v.) ed esordì bambina, nella compagnia diretta da suo padre: a tre anni, figurava in scena in Misantropia e pentimento; a quattro, nel Cugino di Lisbona, ecc.; ebbe il suo primo successo adolescente, sostituendo all'ultimo momento l'attrice, improvvisamente ammalatasi, che doveva incarnare la figura del re giovinetto nei Figli di Edoardo IV del Delavigne. A sedici anni era a Milano, scritturata col ruolo di ingenua nella compagnia Zocchi; a venti era prima attrice con la compagnia Pisenti e Solmi; poi sappiamo d'altri grandi successi da lei incontrati pure a Milano, specie in Teresa di Dumas padre e in Parisina del Somma, con la compagnia De Rossi.
Nel 1844, recitando la B. a Casal Monferrato, Vittorio Emanuele II, allora principe ereditario, colpito dall'avvenenza dell'attrice, se ne innamorò, pienamente contraccambiato. Per volontà dell'augusto amante, ella dovette abbandonare qualche tempo dopo la compagnia d'Alemanno Morelli, di cui era entrata a far parte. Le vicende di questo amore sono raccontate, con l'intera vita della B., nel libro (v. bibl.) di Jarro (G. Piccini), nel quale si accenna persino a un intervento del Cavour, che alla morte della regina Maria Adelaide sarebbe ricorso alla B. per impedire le temute nozze del re con la contessa Mirafiori; ma non è facile conoscere quanto di tal racconto sia esatta storia, e quanto - poiché il libro fu "dettato" dalla B. al suo autore - ingenua vanteria dell'attrice. Tornata all'arte la B., sempre ammirata nel più noto repertorio del tempo, italiano e francese, fece parte di varie compagnie, fra cui quelle d'Ernesto Rossi e di Gaetano Gattinelli; fu capocomica ella stessa; poi si stabilì in Firenze, dove talvolta recitò con filodrammatici. Sull'arte sua scrisse un sonetto Giovanni Prati, A Francesco Petrarca per Laura Bon; e, tra gli altri giudizî, ci resta quello di Ernesto Rossi, che nel I vol. delle sue Memorie la definisce intelligente, ma giornaliera, e di carattere estroso. Applaudita, ricercata, amata, ebbe a disposizione ricchezze, che profuse spensieratamente, riducendosi anche in misere condizioni.
Bibl.: Jarro, Memorie d'una prima attrice, Firenze 1909.