DOMANINO, Lattanzio
Nacque a Mantova nel 1540; il suo nome di battesimo era Girolamo. Della famiglia i biografi non fanno alcuna menzione, e nulla sappiamo sulla sua giovinezza. Secondo il Predella entrò "giovanetto" nella congregazione carmelitana di Mantova dove, con ogni probabilità, compi i primi studi.
Nel 1572, in quella che veniva allora chiamata Reggio di Lombardia, il D. sostenne una pubblica disputa condotta con particolare maestria su diversi argomenti, filosofici, teologici, astronomici, mettendo in mostra un vasto sapere che impressionò i molti uditori. Le Conclusiones della disputa furono date alle stampe e pubblicate a Brescia l'anno successivo, con una dedica al duca Guglielmo Gonzaga. Lo stesso duca Guglielmo lo nominò suo teologo e lo tenne presso la sua corte in grande considerazione.
Nel 1575 il D. ottenne allo Studio di Bologna la laurea in teologia e il 10 luglio (il 15 secondo l'Orlandi) fu aggregato al Collegio dei teologi dell'Inquisizione di Bologna. Ebbe il titolo di consultore del S. Offizio e sembra fosse chiamato più volte dall'inquisitore stesso a dare il suo parere su cause particolarmente delicate. Nel 1577 fu nominato vicario generale della congregazione mantovana dei carinelitani, carica che tenne fino al 1579.
La benevolenza del duca Gonzaga verso il D. e, più in generale, verso l'Ordine del Carmelo, si concretizzò il 23 marzo 1580, quando concesse loro la chiesa di Gonzaga già affidata agli agostiniani dal fondatore, il marchese Francesco II, nel 1490: questo, "attesi li molti meriti che presso di lui erasi fatto il Padre Lattantio Domanini" (Amadei, p. 855). Il duca diede anche facoltà di istituire in Gonzaga una fiera pubblica con mercato, da tenersi "nel festivo giorno titolare" a vantaggio dei carmelitani ivi residenti. Gli anni in cui il D. fu alla guida della congregazione di Mantova corrisposero senza dubbio a un'espansione dell'influenza del suo Ordine.
Nel 1580 il D. completò la libreria nel convento di Mantova, opera per la quale si andava adoperando da tempo e che arricchi di molti libri facendola reputare "una delle più belle e erudite della città" (Amadei p. 856).
Tra il 1584 e il 1587 il D. tenne per la seconda volta la carica di vicario generale della congregazione mantovana del Carmelo. Nel 1587, con bolla datata 5 maggio, ottenne da papa Sisto V la facoltà di erigere in Mantova, nel convento dell'Ordine, l'Accademia dei Felici, alla quale era concessa la facoltà di conferire il dottorato in teologia agli studenti della congregazione.
È probabile che la concessione fosse sollecitata a Roma dallo stesso duca Guglielmo: certo essa fa fede della considerazione che il D. godeva presso il pontefice (o presso la Curia). Il Pensa - e altri con lui - parla addirittura di rapporti di familiarità che sarebbero intercorsi tra Sisto V e il D. il quale, sempre secondo il Pensa, sarebbe stato destinato alla porpora cardinalizia se la morte del papa non avesse troncato il progetto.
Morto il duca Guglielmo (1587), Ottenne dal successore Vincenzo Gonzaga uguale considerazione: questi lo nominò suo consigliere e teologo e - secondo il Pensa - non vi era "negotio di Stato di qualche rilievo che ad esso non lo comunicasse" (Pensa, p. 245).
Il D. si recò anche a Roma (presumibilmente nel 1589 o 1590), rispondendo alle molte sollecitazioni ricevute, all'indomani di una malattia aggravata dalle cattive cure somministrategli da un domestico.
Nel 1592 fu pubblicata dalle tipografie ducali dei fratelli Osanna di Mantova l'opera più importante del D., De divina Providentia sive mundi gubernatione, opera ponderosa di un migliaio di pagine, due tomi divisi in quattro libri: "De contingentia, necessitate, casu atque fortuna"; "De divina scientia"; "De philosophia, seu sapientia humana, et revelata"; "De libero hominis arbitrio".
I biografi parlano anche di altre opere, rimaste inedite e andate perdute: De immortalitate animae in via Aristotelis; De fine hominis in proemio primae partis divi Thomae e Super IV sententiarum; commenti alla Fisica e all'Etica di Aristotele, di cui fu in modo particolare studioso, e molte Orazioni, lodate per la perfezione retorica. Si sarebbe occupato anche di studi musicali.
Il Felina dà notizia di una sua presa di posizione circa la disputa sull'autenticità della reliquia del sangue di Cristo custodito nella chiesa di S. Andrea a Mantova: egli si schierò con quanti ne asserivano l'autenticità e il suo autorevole parere avrebbe chiuso definitivamente il caso.
Morì a Mantova nel 1595 (secondo il Donesmondi, nel 1596).
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, P. A. Orlandi, Bibl. carmelitana sive Patrum scriptores carmelitarum congregationis Mantue catalogus, s. v.; Arch. di Stato di Mantova, C. D'Arco, Notizie delle accademie, dei giornali e delle tipografie, che furono in Mantova e di circa mille scrittori mantovani vissuti dal sec. XIVfino al presente (esclusi i viventi); con la indicazione di molte loro opere tanto stampate che inedite, I, pp. 20-21; Ibid., Libri dei necrologi, libri 20e 21; Mantova, Accad. Virgiliana, P. Predella, Repertorio di scrittori mantovani, lettera D, c. 12; Petrus Lucius Belga, Carmelitana Bibliotheca, Firenze 1593, c. 59; I. Donesmondi, Dell'istoria eccles. di Mantova, Mantova 1616, II, pp. 253 s., 342; G. M. Pensa, Teatro degli homini più illustri della famiglia carmelitana di Mantova, Mantova 1618, pp. 233-246; Daniele della Vergine Maria, SpeculuIn carmelitanum, Antuerpiae 1680, II, 2, 1069; C . M. Felina, Sacrum Museum Mantuanae Congregationis Carmelitarum de observantia, Bologna 1691, pp. 62-64; S. Villiers, Bibliotheca carmelitana, Turoniae 1752, coll. 214-217; F. Tonelli, Ricerca i . ntorno alle cose di Mantova, III, Mantova 1798, pp. 162-163; L. Volta, Notizie de' letterati mantovani raccolte in compendio e pubblicate ne' diari di Mantova dall'anno 1781 sino al 1793, Mantova 1809, pp. 169-170; Id., Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi, Mantova 1831, III, pp. 129, 159, 194 s.; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, Mantova 1955, II, pp. 855 s.; III, p. 153; Mantova, II, Mantova 1962, pp. 462, 492, 534.