LARISSA (Λάρισα, Λάρισσα; Larissa, Larisa)
Città della Tessaglia orientale. Già nota da Omero come sede di genti pelasgiche, non appare però nel catalogo omerico delle navi. In seguito L. occupa un ruolo di primo piano nella storia della regione: dal VI sec. a. C. appare preminente in L. la casata degli Alevadi; intorno al 500 L. si allea con la Persia, meritando così da parte delle città greche l'accusa di alto tradimento e l'inimicizia duratura di Sparta. Dal 344 al 196 L. appare sottoposta al predominio macedone; in seguito, fedele a Roma, è capitale della lega dei Tessali, sede degli strateghi e del sinedrio.
Intorno al nome di L. si raccolgono molti miti, anche di antica origine: L. è patria di Piritoo (Apollod., i, 8, 2, 4), di Akrisios, la cui tomba era sulla sommità dell'acropoli, dove in seguito verrà eretto il tempio di Atena Poliàs (Sch. Apoll. Rod., i, 40 = Frag. Hist. Gr., i, 4, 91; Antioco di Siracusa, presso Clemente Alessandrino, Protr., 34, 9 ss. = Frag. Hist. Gr., i, 184; i, 4, ix2, 517) e di Philon, il maestro di Cicerone. Connessi con L., sono anche l'omonima ninfa, il mitico Aleuas, Echekratides, che per primo dedicò a Deifi un àgalma ad Apollo (Paus., x, 16, 8), e Ippocrate, del quale si mostrava la tomba.
La topografia di L. è poco nota, per la mancanza di ampi scavi sistematici, resi impossibili dalla cittadina moderna situata esattamente nell'area della città antica. È attestato uno stanziamento preistorico sulla collina soprastante Larissa. Per la città di epoca classica e postclassica, certamente cinta di mura delle quali però non rimane alcuna traccia, l'identificazione di alcuni luoghi o edifici può essere per ora solamente tentata senza sicurezza, mediante l'esame degli scarsissimi avanzi monumentali, unito al contributo fornito dalle iscrizioni rinvenute in numero cospicuo e dalle monete. Le iscrizioni menzionano di L. l'ἐπιϕανέστατος τόμος (I. G., ix2, 519, li) che si deve identificare con l'ἐλευϑέρα ἀγορά ricordata in altre iscrizioni, cioè il centro aristocratico della città, distinta dall'agorà commerciale: nella zona dell'agorà ἐλευϑέρα sorgevano gli edifici pubblici, le dimore degli arconti, quasi certamente un odèion e il tempio di Apollo Kerdòios più volte ricordato nelle iscrizioni: il simulacro del dio si deve riconoscere con tutta probabilità nella testa giovanile che appare sulle monete della città; al culto di Apollo si riferisce anche il rilievo conservato al Museo Nazionale di Atene (Einzelaufnahmen, 1252) proveniente da L., con la raffigurazione della triade apollinea. Un altro tempio situato nella città, del quale si ha notizia solo dalle iscrizioni, è quello di Zeus Eleuthèrios, innalzato probabilmente subito dopo la supremazia romana sulla Tessaglia; il simulacro del dio, in onore del quale avvenivano ogni quattro anni feste dette Eleuthèria è forse da riconoscersi nella raffigurazione che appare su monete tessale. Il tipo monetale dell'aquila sul fulmine (rovescio di dracme di L.), si riferisce invece al culto di Zeus Dodoneo. Altri templi e culti sono ricordati da iscrizioni: di Zeus Meilìchios (I. G., ix2, 578); di Demetra (ibid., 571); di Afrodite Pàndemos (ibid., 572). Ma di gran lunga il più importante era il tempio di Atena Poliàs, sulla sommità dell'acropoli proprio al di sopra della tomba di Akrisios, l'eroe fondatore della città. Nessun resto rimane oggi del tempio, se non forse un grosso rocchio di colonna dorica, in calcare, e un triglifo pure in calcare, entrambi rinvenuti nelle vicinanze.
Gli avanzi più notevoli, nell'area della città, sono quelli del teatro, situato sul pendio S dell'acropoli: si conservano in parte tre file di gradini in marmo del kòilon, già veduti nel 1846 dallo Ussing, e la parte orientale del proscenio, messa in luce dagli scavi greci dell'Eteria nel 1910. Le iscrizioni ricordano questo teatro tra i più grandi e i più belli della Grecia; vicino ad esso è ricordato un tempio di Dioniso. È riconoscibile anche il sito dell'ippodromo ed è accertata l'esistenza di almeno due ginnasi.
Da L. provengono numerose stèlai del periodo severo, del caratteristico tipo tessalico, a una sola figura rappresentata di profilo.
Bibl.: Bürchner, in Pauly-Wissowa, XII, 1924, c. 845 ss., s. v.; Y. Béquignon, Études thessaliennes, in Bull. Corr. Hell., LIX, 1935, p. 55 ss.; id., Le théâtre de L. in Thessalia, in Mél. O. Navarre, Tolosa 1935; Th. Axenidis, L. pelasgica e l'antica Tessaglia (in greco), Atene, 2 v., 1947 (specialmente v. II, p. 162 ss.); M. Sordi, in Ann. Ist. It. Numism., III, 1956, p. 9 ss.; id., La lega tessala fino ad Alessandro Magno, Roma 1958; N. M. Verdelis, Scavi di L. (in greco), in Πρακτικά, 1955, 1960, p. 147 ss. Per le stèlai: G. Lippold, Handbuch, III, Monaco 1950, p. 117.