LAPITI (Λαπίϑαι, Lapithae)
I L., mitico popolo della Tessaglia, che originanainente abitava le cime del Pindo, del Pelio e dell'Ossa si vantano di discendere dalla divinità fluviale Peneo e dalla ninfa Creusa (Diod. Sic., iv, 69 ss.). I L. prendono parte alla caccia calidonia, alla spedizione degli Argonauti, lottano con Eracle e compaiono in varie leggende, tra cui la più famosa narra la lotta da essi sostenuta contro i Centauri. Piritoo, re dei L., in occasione delle sue nozze con Ippodamia, invita i Centauri. Questi, inebriati dal vino rapiscono la sposa del re e le altre donne lapite. Da qui la successiva battaglia tra i migliori eroi del popolo lapita e i centauri, svoltasi, secondo alcune fonti, nella reggia stessa di Piritoo.
I L. figurano nell'arte solo come gli avversarî dei centauri, con o senza la presenza di donne. Esiodo (Scut., 168 ss.) si basa sulla prima versione della leggenda. Essi appaiono per la prima volta nel campo figurativo con la rappresentazione di Ceneo su di una lastra in bronzo, da Olimpia (VII sec. a. C.). I L. Ceneo, Oplon (cfr. Esiodo, Opleus), Drias e Antimaco sono nominati in una iscrizione, sulle zone dipinte del cratere François (Museo Archeologico, Firenze). Per l'armatura e per l'incedere anche i L. dell'idria ceretana del Louvre E 700 appartengono al primo tipo. Il tipo classico appare nei fregi del tempio di Capo Sunio e dello Hephaisteion ad Atene, e finalmente dello Heroon di GyölbaŞi-Trysa. Ma anche in queste raffigurazioni non si può determinare con sicurezza una particolare leggenda: varie sono infatti le centauromachie tramandate dalle fonti letterarie, e le leggende locali, che pure hanno influenzato le raffigurazioni, non si possono più ricostruire. Ciò porta, nell'epoca tardo-classica ed ellenistica, a confusioni nelle raffigurazioni dell'Italia meridionale (Napoli, Museo Naz.: Heidemann, 2411; Mon. Ist., vi, tav. 38. Capua: C.V.A., Italia, 531, 3), nelle urne sepolcrali etrusche (Brunn, Urne etrusche, ii, tav. 67 ss.) e nei fregi di un pilastro di una tomba a Chio (Beschreib. d. ant. Sculpt. zu Berlin, 1891, Nr. 766 A), tanto che nell'epoca imperiale si raffigura su un sarcofago non più un vero combattimento, ma piuttosto una esercitazione di lotta. È difficile qui indicare ancora con certezza come L. gli avversarî dei centauri. Il fascino di contrapporre esseri umani ad esseri leggendari era diventato più importante della mitologia in questa forma tarda. Lo schema antico ha influito sul Rinascimento (esempio Logge del Vaticano). La seconda versione della leggenda prevale nell'arte attica del V sec. a. C.: la battaglia si svolge durante le nozze di Piritoo, quando i centauri aggrediscono le donne ed i fanciulli dei Lapiti. Questa versione è ripetuta sul frontone occidentale del tempio di Giove ad Olimpia, e su vasi attici della stessa epoca, inoltre sulle metope S del Partenone e sui fregi del tempio di Apollo a Figalia. Seguivano probabilmente la seconda versione alcuni affreschi non conservati nello Hephaisteion di Atene, i rilievi sulle suole dall'Atena Parthènos e sullo scudo dall'Atena Pròmachos. Mentre i L. nelle rappresentazioni che seguono la prima versione sono vestiti ed armati come guerrieri, in quelle della seconda portano solo eccezionalmente armi: combattono con spiedi, vasi bronzei oppure appaiono completamente nudi e disarmati.
Bibl.: C. Robert, Die antiken Sarkophagreliefs, Berlino 1880-1919, III, i, tav. 40 s.; Jahrbuch, LII, 1937, Olympiabericht, tav. 38.