LAODAMIA (Λαοδάμεια, Laodamīa)
Figlia di Acasto, re di Iolco e moglie di Protesilao. Dopo un brevissimo matrimonio, Protesilao, partito per la guerra di Troia, cadde ucciso allo sbarco nella Troade, prima vittima greca. A L. inconsolabile, gli dèi concessero un ritorno temporaneo del marito dall'Ade. Ma quando questi ripartì definitivamente, L. si uccise. Un'altra versione del mito narra che L. avesse foggiato un simulacro di cera a somiglianza del marito, ma essendole questo stato distrutto dal padre, si sarebbe uccisa. Le varie vicende del mito: il dolore del commiato di L. alla partenza del marito per Troia; la morte di Protesilao, sono assai di frequente rappresentate in rilievi di sarcofagi romani. Un dipinto pompeiano e un vaso italiota del British Museum, che reca, scritto sopra una figura femminile, il nome di L., sono di oscuro significato e l'attribuzione a questo mito è vaga ed incerta.
Bibl.: E. Baherens, Die Laodameiasage und Catullus 68 Gedicht, in Jahrbuch für Philologie, CXV, 1977, pp. 409, 515; Schmidt, in Pauly-Wissowa, XII, 1924, c. 698, s. v., n. 2; C. Robert, Antike Sarkophagreliefs, Berlino 1880-87, III, p. 498, tav. CXXXII; A. Sogliano, Pitture murali campane, Napoli 1879, p. 111, n. 575; S. Reinach, Rép. Peint., p. 182.