LANZONE o Lanzo
Nobile lombardo che ebbe, per alcuni anni, parte notevole nella vita politica milanese verso la metà del sec. XI, al tempo dell'arcivescovo Ariberto (v.). Secondo alcuni appartenne alla classe dei milites; secondo altri alla maggiore nobiltà dei capitanei. In realtà, nulla di preciso si sa di lui, tranne che per il triennio in cui fu in primo piano nella vita milanese (1042-1044). Essendo scoppiati, nell'aprile del 1042, torbidi provocati dall'assassinio di un popolano per mano di un nobile, la popolazione più umile di Milano si unì in associazione giurata eleggendosi a capo Lanzone. Scoppiarono tumulti per le strade, furono assalite le case dei capitani e dei valvassori, i quali, con a capo l'arcivescovo Ariberto, dovettero asserragliarsi nei castelli del contado, attendendo soccorsi dai nobili della Martesana e del Seprio. Dal contado essi posero poi un assedio vero e proprio alla città.
Frequenti furono le sortite e gli scontri sanguinosi. Infine la fame portò consiglio: accompagnato dal valvassore Alberio, L. si recò in Germania a chiedere che Enrico III si facesse paciere. Si riuscì alla fine, dopo lunghe trattative, alle quali forse prese parte anche il messo imperiale Adalgero, a placare gli spiriti e a venire ad una amnistia generale (fine del 1044, secondo altri, fine del 1043).
Il nome di L. ha avuto, per riflesso di quello di Ariberto, qualche notorietà durante il Risorgimento; perché si volle vedere anche in lui, come in Ariberto, un precursore e un campione di rivendicazioni sociali e nazionali.
Bibl.: vedi ariberto. Specialmente E. Steindorff, Jahrb. des deutschen Reiches unter Heinrich III., Monaco 1874, I, p. 239 segg.