Vedi LANUVIO dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
LANUVIO (v. vol. IV, p. 465)
La più recente ricerca archeologica ha consentito di ampliare al periodo preistorico le conoscenze su L., in seguito a sporadici rinvenimenti effettuati nel suo territorio. Al Paleolitico sono ascrivibili alcuni strumenti di tipo musteriano, mentre alcune punte di freccia litiche ad alette rinvenute a Pian Marano si possono attribuire probabilmente al Neolitico. Agli inizî del Bronzo Medio si data un frammento di ciotola con ansa ad apici revoluti, rinvenuto in contrada Ornarella, attribuibile al Protoappenninico B. Recentemente (1980) sulla sommità del Colle S. Lorenzo è stato individuato un villaggio databile al IX sec., periodo IIB della civiltà laziale, che precedette la città di L. sorta a metà costa della dorsale lanuvina, protesa a S verso il Tirreno. Al villaggio protostorico sono annesse due necropoli poste sui fianchi del Colle S. Lorenzo, rispettivamente a O nei pressi di Viale Matteotti e a E vicino al cimitero moderno.
Secondo Appiano (Bell, civ., II, 20) la città fu fondata dal greco Diomede, mentre Fabio Pittore menziona l'eroe eponimo fondatore Lanuvius.
Lo sviluppo urbanistico di L. si ebbe a partire dall'erezione, sul margine meridionale dell'abitato protostorico di Colle S. Lorenzo, del grande tempio arcaico attribuito a Iuno Sospita (o Sispita) databile intorno al 500 a.C., sulla base di antefisse a nimbo traforato ivi rinvenute. Del tipo a tre celle, lungo m 22 e largo m 16, esso si sovrappone a un piccolo sacello. Demolito nel periodo medio-repubblicano, fu sostituito da un altro tempio ad alae, orientato a NO, la cui pianta non coincide perfettamente con quella del precedente.
L'immagine di Iuno Sospita è nota, oltre che dalla grande statua dei Musei Vaticani e dalle numerose antefisse templari di età arcaica presenti a L. e nei varî centri del Lazio latino, anche dal rilievo sul tripode bronzeo proveniente da Castel S. Mariano, datato al 530-520 a.C., e soprattutto da numerose serie monetali emesse da magistrati di origine lanuvina nella tarda età repubblicana. In questo stesso periodo si conferì una maggiore monumentalità al tempio e a O di esso, oltre la via principalis, si ricostruì un nuovo e più grande santuario su varî piani e terrazzamenti, con edifici in opus reticulatum che si sovrapposero ad altri in opus incertum. I lunghi portici colonnati del santuario erano destinati non solo a ospitare i numerosi pellegrini, ma anche ad accogliere la processione che dal tempio si snodava fino alla spelonca del serpente sacro alla dea lanuvina: qui si celebrava ogni anno una cerimonia propiziatoria per il mondo agrario. Dalle fonti epigrafiche sappiamo che la città era ornata da altri sacelli e templi; tuttavia quello di Ercole, posto su un alto podio che domina la pianura sottostante e la via che conduce ad Anzio, rimane, dopo quello di Iuno, senz'altro il più importante sia per le strutture monumentali sia per i rinvenimenti di materiale votivo ed epigrafico ivi effettuati. Tra questi è da segnalare l'altorilievo frontonale raffigurante una scena dionisiaca databile alla seconda metà del IV sec. a.C., conservato nel Museo Civico di Albano.
L'assetto urbanistico della città era caratterizzato da una serie di terrazzamenti digradanti, almeno cinque, occupati da edilizia privata, pubblica e da aree sacre. Sostenuti da possenti sostruzioni, erano collegati tra loro, nel senso longitudinale della dorsale lanuvina, da una via principalis mediana che nei luoghi più scoscesi correva incassata nel terreno.
La città era collegata da Ν a S, a mezza costa sul versante orientale e al di fuori della cinta muraria, da un'altra importante via, la Circumlanuvina, quasi parallela alla via mediana, che metteva in agevole e rapido collegamento L. con la Via Appia e con la strada che conduceva ad Anzio. Nel percorso più meridionale di questa strada, oggi Via delle Selce Larghe, rimane la pavimentazione originale e un lungo tratto delle monumentali mura di terrazzamento e fortificazione costruite in opera quadrata tra il V e il IV sec. a.C., nella fase latina della città. Altre due importanti strade si dipartivano dal foro (attuale Piazza C. Fontana) e mettevano in comunicazione la città con il fertile Ager Lanuvinus, ricco di villae rusticae, e con le città vicine Velitrae e Ardea. Tra gli edifici pubblici più importanti, oltre ai templi accennati, vanno ricordati: il teatro di età augustea, il balneum fatto restaurare e abbellire dal patronus della città L. Ocra, la curia, una serie di tabernae e un grande complesso edilizio, forse termale, in località Vagnere, ove fu rinvenuto nel 1816 il famoso statuto del Collegio di Diana e Antinoo.
L'importanza raggiunta da L. nel periodo romano è documentata anche dai numerosi reperti rinvenuti in ambito urbano e nel territorio. Oltre ai ben noti reperti fittili trovati presso il Tempio di Iuno Sospita va ricordata la tomba a camera del guerriero lanuvino rinvenuta nel 1934; essa conteneva un sarcofago monolite in pietra albana con coperchio a tetto displuviato dello stesso materiale. All'interno era conservato lo scheletro di un adulto con corredo funerario composto da un elmo da parata, una corazza anatomica, un cinturone, una cuspide di lancia, due puntali, una spada ricurva, un'ascia (?), un disco, due alàbastra, due strigili e una borsa per contenere sabbia. La tomba costituisce un unicum nel panorama del Latium Vetus del V sec. a.C., sia per l'altissima qualità degli oggetti del corredo sia per le problematiche socio-economiche e politiche di questi anni cruciali, che vedono il confronto e lo scontro tra Latini, Romani ed Etruschi. Non meno importante di questa tomba risulta il donario del console L. Licinio Murena posto probabilmente all'ingresso dell'area sacra sull'attuale Colle S. Lorenzo, tra il Tempio di Iuno Sospita e il suo santuario. La scoperta del gruppo principale di queste sculture frammentarie si deve a Lord Saville Lumley che le ritrovò durante gli scavi da lui intrapresi nel 1884 (si dividono oggi tra il British Museum, il Leeds City Museum e l’Antiquarium comunale di Lanuvio). Secondo la critica recente il gruppo statuario era un donario offerto dal lanuvino L. Murena, legato di Lucullo in una delle guerre mitridatiche e console nel 62 a.C., costituito non tanto da un gruppo di singoli cavalieri ma da un complesso caratterizzato dalla presenza di una quadriga trionfale. L'opera, più che una copia del celebre gruppo equestre del Granico, pur ispirandosi a un modello greco ellenistico, può essere considerata una rielaborazione artistica nata nel clima eclettico del I sec. a.C.
Sono state rinvenute a L. numerose statue di età imperiale. Alcune raffigurano imperatori del I e II sec. d.C., altre invece soggetti varí, come quella rinvenuta recentemente tra i resti di una villa romana lungo l'antica Via Anziatina presso la moderna Via Colle del Cavaliere. La statua, leggermente più piccola del vero, è in marmo bianco venato e acefala: rappresenta Dioniso nell'atto di versare vino da un kàntharos con una mano, mentre con l'altra sorregge una piccola pantera.
Del periodo cristiano resta un grande sarcofago (oggi adibito a fontana in Piazza S. Maria Maggiore) databile al primo decennio del IV secolo. Con l'editto di Teodosio che decretò la chiusura dei templi pagani, furono distrutti anche il Tempio e il Santuario di Iuno Sospita Mater et Regina. A questa distruzione va collegato anche l'inizio della decadenza dell'antica Lanuvio.
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